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I Cernuschesi hanno deciso di voltar pagina

 

Dopo una lunga campagna elettorale, iniziata nello scorso autunno, si è finalmente giunti, con il ballottaggio dello scorso 10 e 11 giugno, all’elezione del nuovo Sindaco. Che, come noto, per i prossimi cinque anni, sarà Eugenio Comincini, alla guida della coalizione di centrosinistra.

Una vittoria, quella di Comincini, che manifesta, a nostro parere, la volontà dei Cernuschesi di voltare pagina.
Perché, rispetto al trend elettorale favorevole al centrodestra in tutta Italia, a Cernusco si è deciso di andare in un’altra direzione.
Perché, tradizionalmente, il sindaco uscente che si ricandida è favorito nella competizione.
Perché, dal dopoguerra ad oggi, i partiti di sinistra non erano mai giunti al governo della città.

Nelle elezioni comunali contano, e contano molto, sia il radicamento territoriale dei partiti, sia la varietà e l’esperienza delle classi dirigente locali che si è in grado di mettere in campo e, non da ultimo, la presentazione di un progetto chiaro e credibile per lo sviluppo della città.

Questi elementi ci sono parsi presenti nella scelta della coalizione di centrosinistra che si è presentata ai Cernuschesi. Un raggruppamento che ha, inoltre, saputo coinvolgere energie nuove e dare un volto giovane e originale alla propria campagna elettorale (con la costituzione di un apposito Comitato Elettorale).

In particolare, nel progetto di sviluppo della città - condivisibile o meno - ha posto l’accento su un deciso cambio della politica urbanistica, sull’attivazione di nuovi servizi alla persona e sul miglioramento di quelli già esistenti, sull’avvio di nuove forme di partecipazione e consultazione. Questi ultimi due aspetti sono solamente accennati nel programma della coalizione di centrodestra, dove a farla da padrone, appare più l’impegno per la costruzione di nuove strutture che per un rafforzamento dei servizi.

La sconfitta del centrodestra probabilmente è da ricercare nei ritardi e negli indugi con cui si è arrivati alla ricandidatura del sindaco uscente, nel programma, per quanto già detto e per la difficoltà di rintracciarvi una linea guida, nell’indirizzo dato alla campagna elettorale (si è spostata l’attenzione dalla politica locale a quella nazionale), nell’insistenza con la quale si sono cavalcate alcune tematiche, facendo leva sull’insicurezza e sulle paure dei cittadini, nello stile e nel linguaggio usati, apparsi datati. E, non da ultima, nella difficoltà di esprimere una classe dirigente capace di interpretare e farsi portavoce dei problemi della città. È solo un caso che due tra i primi tre candidati al consiglio comunale della coalizione del centrodestra con il maggior numero di preferenze in questa tornata elettorale, siano stati, nella precedente legislatura, tra i consiglieri più silenziosi di Villa Greppi?

Inoltre, per il centrodestra, forse “la difficoltà non è tanto quella di sviluppare nuove idee, quanto quella di separasi dalle vecchie “ (J.M. Keynes)   

E tra queste vecchie, ci sarebbe anche quella dell’accusa alla Chiesa locale, una volta ritornello della sinistra, di non essere stata estranea alla contesa elettorale. Inutile dire che si tratta di un’accusa del tutto infondata.

Dopo quanto abbiamo visto e sentito in questa campagna elettorale, con le strumentalizzazioni più o meno evidenti che l’hanno caratterizzata, è forse utile ricordarci che la fede non è qualcosa da “infilare alla prima occasione nei discorsi”, ma un “modo di vivere e di pensare” (Don Lorenzo Milani).  

Il compito che ora attende Comincini è certamente quello più arduo: deve dimostrare di saper corrispondere all’ampia fiducia riposta in lui da coloro che l’hanno votato, ma anche di meritarsi il rispetto e ottenere la collaborazione da coloro che hanno fatto un’altra scelta.

Ci auguriamo – e la storia personale di questo giovane sindaco, per quanto ci è dato di conoscerla, ci dice che dovrebbe essere così – che saprà anteporre ai partiti e alle liste le persone. E le persone non in quanto appartenenti a gruppi, sindacati, corporazioni o lobbies, ma in quanto portatrici di bisogni e domande spesso inespressi. Così da favorire la partecipazione, la corresponsabi­lità, valorizzare tutti i soggetti come espressione di vita e di passione civile, vedere gli uomini come persone e non come pratiche da sbrigare.

Nell’euforia della vittoria - e questa è la sola attenuante che può giustificare l’accaduto - partiti e liste del centrosinistra hanno esposto le loro bandiere su un balcone del municipio. Non è stato certamente un bel gesto. Perché le istituzioni non devono mai essere “occupate” dalle singole forze politiche: coloro che sono chiamati a guidarle devono farlo nell’interesse di tutti i cittadini.

Per la nostra città adesso è indispensabile una politica di alto profilo. Il problema non è più, in questo caso, di schieramento (né di centrodestra, né di centrosinistra), ma che ci siano persone di valore, di cultura e oneste che amino la città e di essa sola siano servitori! Ma di questo scriveremo la prossima settimana.

                                                                                                                      Carlo Guzzi

 

 

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