CernuscoInsieme

Condividi il contenuto di questa pagina con i tuoi amici:

Torna alla pagina precedente

comunità pastorale

voce amica agorà oasi cVillage

piazzetta

dalla città

CernuscoInsieme.it - Il Portale della tua Città

Stai navigando in
HOME > La Nota della Settimana > Speciale "Card. Martini >

“ASCOLTATE LA PAROLA DI DIO, MEDITATELA:
IN ESSA TROVERETE LA VITA”   

 
Il cardinal Martini, il 3 agosto 2002, venne per l’ultima volta a Cernusco e, durante la solenne concelebrazione eucaristica in chiesa prepositurale, tenne un’omelia ricca di insegnamenti e di affetto. Una riflessione che non è segnata dal tempo. Ci ricordò che “niente ci può separare dall’amore di Cristo”
 

«Carissimi, sono molto lieto di essere ancora una volta in mezzo a voi di potervi ancora incontrare dopo tanti incontri precedenti. Due volte sette incontri che ci hanno permesso di aiutarci a vicenda, nella fede e nella conoscenza del Signore.

L’occasione di questo mio ultimo momento di presenza, sono occasioni  molti semplici: la benedizione del nuovo sagrato, il settantesimo di consacrazione di questa splendida chiesa da parte del cardinale Schuster e il centenario dell’Oratorio. Ma il motivo fondamentale è ovviamente quello di incontrarvi ancora un’ultima volta, suggellando tanti incontri di  questi anni, A cominciare da quello, vorrei dire quasi epico, dell’ottobre 1980. Quando ricordo arrivavo in aereo da Roma appena in tempo per vivere una serata indimenticabile nell’Oratorio. Un momento molto solenne di cui poi ebbi occasione di parlarne, anche con orgoglio, ai miei confratelli vescovi perchè eravamo allora riuniti a Roma nel Sinodo. Da quella prima occasione, che forse alcuni di voi ancora ricordano, ce ne sono state tante altre sino a quella che ci riunisce questa sera e sono lieto di incontrare tanti di voi e sono quasi sorpreso di incontrarvi cosi in tanti in un tempo che è pure tempo di vacanze e in cui molto gente si reca lontano. …

Vorrei lasciarmi ispirare per quest’ultimo incontro, innanzitutto, dalla lettura del Vangelo, che ci racconta la moltiplicazione dei pani. E vorrei attirare l’attenzione sulla parola che Gesù dice dopo aver deciso di  provvedere lui steso alla situazione incresciosa di una grande folla rimasta senza provvista dopo  giorni di cammino. E’ dunque un momento difficile, imbarazzante, di trepidazione, un momento nel quale c’era anche motivo di lamentarsi o di recriminare e dire ma perché non si è pensato prima a provvedere, perché si è andati a questo punto, perché siamo ora in questa difficoltà in mezzo al deserto? E Gesù, invece di lamentarsi o di recriminare alza gli occhi al cielo e, dice il Vangelo, pronuncia la benedizione, cioè ringrazia il Padre. Perché pronunciare la benedizione nel linguaggio biblico vuol dire ringraziare Dio per i suoi benefici, come facciamo noi in ogni Eucaristia, che è innanzitutto, come dice il nome greco, rendimento di grazie. E Gesù rende grazie in un momento non solo in cui non c’è abbondanza ma in un momento in cui sta sorgendo un grave problema di sopravvivenza. E l’unica unica cosa che c’è per tanta gente sono pochi pani e pochi pesci. Che non sono per niente sufficienti neanche per una piccola famiglia. Ma l’atteggiamento di amore riconoscente di Gesù che invece di lamentarsi  rende gloria al padre sblocca la situazione, Permette Gesù con questa sua parola di lode, permette alla generosità del Padre che è nei cieli di manifestarsi. E a questo punto Gesù spezza il pane lo dà ai discepoli e questi alla folla così che tutti possano mangiarne a sazietà E ne viene fuori perfino una sovrabbondanza, dodici ceste pieni di pezzi avanzati.

 

Quali insegnamenti per noi? Quando ci troviamo in una difficoltà la prima cosa da fare non è di lamentarci o di spaventarci, ma di aprire gli occhi, su ciò che innanzitutto abbiamo già a disposizione. Gesù ha detto agli apostoli innanzitutto “portatemi questi pochi pani e pesci che ci sono”. Cominciamo a ringraziare Dio per questi doni iniziali e anche noi dobbiamo partire dalle possibilità che già abbiamo usandole con amore riconoscente. Spesso invece ci lamentiamo, diciamo che le risorse sono impari ai bisogni, diciamo che sì ci impegneremo ma se le condizioni fossero migliori, fossero diverse. E c’è anche del vero nel lamentarci che le cose non vanno, che le risorse sono impari, anche nella comunità cristiana, Ma il lamento chiude con la possibilità di trasformare le situazioni in meglio. Il lamento riduce vie ancora aperte a vicoli ciechi. Invece il ringraziamento, la benedizione che pone ogni fiducia in Dio apre le situazioni umane alla generosità divina permettendo al signore di sbloccare le nostre situazioni.

 

Dio interviene sempre in nostro aiuto, ci aiuta in modi imprevedibili, opera meraviglie. Ed è per ciò fondamentale partire sempre dall’espressione del nostro amore riconoscente. San Paolo nelle sue lettere esortava i suoi così: “Rendete grazie in ogni circostanza”. Quindi anche nei momenti difficili, di bisogno, perché le situazioni difficili nascondono una Grazia che ci viene offerta e che deve essere colta anzitutto come ringraziamento. E accogliere le prove con amore riconoscente ci apre alla gioia, ci dà lo slancio che ci permette, con l’aiuto del Signore, di superare anche le prove. E’ questa verità che ho voluto esprime anche nel mio motto episcopale che suona così:  “Pro veritate adversa diligere”, cioè bisogna non irritarsi, non lasciarci sconvolgere dalle cose avverse, ma anzitutto amarle vedendo in esse un segno della bontà di Dio e un luogo della manifestazione della sua Grazia.

Vorrei ancora sottolineare due insegnamenti importanti che trovo nelle letture bibliche di questa domenica. Mi riferisco alla prima lettura del profeta Isaia, una lettura  che specifica quale sia il pane di cui abbiamo bisogno in questo deserto. Il grande bene che ci manca e che dobbiamo chiedere a Dio. E’ un brano, come l’avete ascoltato, molto breve composto di tre parti, un’esortazione enigmatica, un’interrogazione retorica e, infine un’esortazione aperta. Comincia con un’esortazione enigmatica espressa in alcuni verbi: “venite all’acqua”, “anche chi non ha denaro venga ugualmente”, “comprate e mangiate senza denaro e senza spesa”. Ci domandiamo che cosa vuol dire questa esortazione così enigmatica, che cosa è possibile al giorno d’oggi comprare senza denaro e senza spesa? E a questa esortazione così enigmatica segue una duplice interrogazione: perché spendete denaro per ciò che non è pane? Il vostro patrimonio per ciò che non sazia? Questa interrogazione è quanto mai attuale. Quanti sforzi inutili nel mondo per procurarci cose che non ci danno gioia. E allora segue la terza parte del brano che è un’ammonizione aperta e chiara che si compone di alcune esortazioni e di alcune promesse. Le esortazioni sono: “ascoltatemi”, “porgete l’orecchio”, “venite a me”, “ascoltate”. Le promesse sono: “mangerete cose buone”, “gusterete cibi succulenti”, “vivrete”. La realtà che ci viene chiesta di comprare gratuitamente è la sapienza che deriva dalla parola di Dio, meditata, gustata e pregata. E’ l’alleanza, è la grazia che la Parola di Dio rende attuale. E in tutti questi anni come vostro vescovo ho sempre tanto insistito su questa realtà della parola di Dio, meditata, gustata e pregata. Che cambia e trasforma la vita.

 

Sono lieto in quest’ultima visita a questa parrocchia di poter raccomandare ancora una volta: ascoltate la parola di Dio, meditatela. In essa troverete la vita. Infine, un ultimo pensiero che traggo dalla seconda lettura, la quale dice qualcosa che mi tocca particolarmente da vicino in queste settimane. E tocca un po’ anche voi. Questa lettura parla di un distacco. E ci sono tanti distacchi nella vita. Paolo menziona distacchi causati da tribolazioni, angosce persecuzioni, guerre E tuttavia non c’è alcun distacco che ci possa separare dall’amore di Cristo. E questa parola mi è molto di conforto in questi giorni in cui sto per distaccarmi da voi, da tutte le parrocchie della diocesi, e da questa splendida grande Chiesa locale di Milano. Il distacco è necessario, ci sono tempi giusti nella vita, ma abbiamo la certezza che nulla ci potrà separare dall’amore di Cristo che ci unisce. In seguito, distaccati fisicamente, saremo sempre in profonda comunione di preghiera, anche a  Gerusalemme pregherò e intercederò per voi, con la certezza che anche voi, vi ricorderete di me, all’altare di Dio.

Accogliete dunque nel prossimo mese il nuovo Arcivescovo che verrà a voi, accoglietelo con fiducia e gioia come mandato dal Signore così come avete accolto me ventidue anni fa’. Insieme con lui continuerete il cammino che abbiamo percorso in questi anni  e la nostra comunione nel Signore non verrà mai meno.»

 

<<<  Torna al Sommario "Card. Carlo M. Martini"

 

Sito continuativamente attivo dal 1 gennaio '01    Best View:  800x600  IE 6