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AI RAGAZZI E AI GIOVANI DELLA SACER: 
«CRESCETE  OGNI GIORNO NELLA CAPACITÀ DI PREGARE, DI FARE SILENZIO INTORNO A VOI, DENTRO DI VOI,
DI ADORARE IL SIGNORE, DI OFFRIRGLI LA VOSTRA VITA, PERCHÉ LA VOSTRA VITA È BELLA, DIO LA AMA,
LA RITIENE IMPORTANTE E ASPETTA MOLTO DA VOI»

 

Sabato 4 ottobre 1980, l’arcivescovo di Milano, monsignor Carlo Maria Martini, da pochi mesi alla guida della diocesi ambrosiana - alle ore 21,00, in Sacer  – aprì la Festa dell’Oratorio. Di seguito pubblichiamo il testo integrale del suo intervento in quell’indimenticabile serata: una vera “festa di popolo.” Rilette oggi quelle parole conservano tutta la loro validità: sono ancora un’esigente ma preziosa consegna alle attuali nuove generazioni.


«Io penso che non riuscirò a descrivere, quando ritornerò o Roma la settimana prossima, per il Sinodo, ai miei vicini vescovi e al Papa, che sta davanti con noi nell’assemblea, non riuscirò a descrivere, ciò che ho visto questa sera. E credo che, se anche mi sforzassi, con parole di dire tutte le cose che sono successe, non ci crederebbero, perché davvero ho visto cose incredibili, avete superato la mia aspettativa e mi avete mostrato un mondo di cose che ci vorrà tanto tempo a raccontare e a far conoscere agli altri vescovi.
Io vengo da questa esperienza del Sinodo, che dura ormai da una decina di giorni, e nel Sinodo imparo tante cose, imparo tra l'altro - ve lo debbo dire - anche la geografia, perché quando questi vescovi si alzano a parlare, annunciano il loro Paese, che io ho sentito menzionare forse una volta o due nei libri di geografia, e adesso me li vedo davanti tutti questi Paesi lontani e ciascuno con una comunità, con una Chiesa, e tutti quanti riuniti insieme. Per me, certamente questa del Sinodo è una esperienza magnifica di cattolicità, si legge l’universalità della Chiesa. Però ecco la cosa che vorrei riuscire a dire al Sinodo quando torno, anche se non riuscirò - come ho detto - a raccontare dei palloncini che salgono, dei fuochi d'artificio, delle mille fiaccole accese, della gente a migliaia intorno, della banda, di tutto ciò che questa sera mi avete fatto vedere …
C’è una cosa che dovrei davvero cercare di spiegare ai vescovi e che questa sera voi mi fate vivere. I vescovi in questi giorni - come è stato detto anche molto bene dalla famiglia che ha parlato - si chiedono come fare ad aiutare le famiglie, come fare a creare nei giovani, nei ragazzi, quella mentalità di servizio, di impegno, di generosità da cui nascono le famiglie cristiane; come fare a salvare nel mondo la famiglia dai tanti problemi che la minacciano, come riuscire a trovare rimedi per tante difficoltà. Ecco che voi questa sera mi date una risposta: la risposta antica di questa diocesi, la risposta della tradizione ambrosiana, la risposta di una parrocchia fiorente e viva come la vostra, la risposta dell'Oratorio.
 
L'Oratorio come luogo di formazione, di educazione cristiana da cui nascono le forze che possono domani portare avanti il discorso della famiglia cristiana nella società.
Ed ecco perchè io ho accettato con molta gioia di venire tra voi e ringrazio di cuore i giovani che mi hanno invitato; quando ho visto questo invito ho sentito che dovevo accettarlo, ho sentito che c'era qualcosa, anche se non potevo immaginare quello che mi avete fatto vedere questa sera.
Vi ringrazio per questo invito, perchè il messaggio lo date voi stessi, cioè, il messaggio siete voi.
Ricordate la parola di san Paolo "voi siete la mia lettera" ( ... ), e io questa sera potrei dire:
"Voi siete il mio messaggio". Il messaggio dell'Oratorio come il luogo di educazione alla fede, di formazione all'amicizia, di esplosione della gioia, di maturazione cristiana, catechistica e luogo nel quale nasce la preghiera. Tutte cose che voi siete, tutte cose che voi portate avanti nella tradizione che vi ha educato e nella gioia della scoperta continuamente nuova di questo tesoro che portate con voi.
Tra le cose belle che mi avete fatto vedere questa sera c'è stata questa fiaccola che è passata dall'uno all'altro, fino ad arrivare al braciere che arde in questo momento. Ebbene, io pensavo vedendo questa fiaccola che passava dall'uno all'altro, a tutti coloro che hanno lavorato per questo Oratorio, pensavo a Don Gnocchi per esempio, pensavo a tutti i sacerdoti che sono stati qui, che hanno educato le generazioni a vivere il cristianesimo come gioia, come comunione di animi, come amicizia, come esplosione di entusiasmo e di serenità comune.
E credo che se tanti vescovi del Sinodo potessero vedere quello che io vedo questa sera, sarebbero pieni di gioia e di speranza per l'avvenire. Ed ecco perché mentre vi do la mia parola di plauso, di incoraggiamento, di congratulazione per le cose meravigliose che posso vedere qui, vi do anche qualche ricordo, qualche parola, che possiate portare con voi quest'anno per penetrare sempre meglio nel tesoro che vi è dato in mano in questa meravigliosa tradizione di formazione oratoriana di cui voi godete i frutti e di cui mi presentate questa sera uno spettacolo co­sì meraviglioso. E le parole sono molto semplici: crescete nella preghiera, date spazio, secondo il nome originario della parola Oratorio, alla preghiera.
 
Ricordatevi ragazzi, la preghiera non è una cosa noiosa, non è un dovere, è un respiro del cuore, della vita. Chi prega impara a vivere, chi prega impara a godere, chi prega impara ad amare. Crescete quindi ogni giorno nell'oratorio, nella capacità di pregare, di fare silenzio intorno a voi, dentro di voi, e di adorare il Signore e di offrirgli la vostra vita perché la vostra vita è bella, Dio la ama, la ritiene importante e aspetta molto da voi. E crescendo nella preghiera crescete nella amicizia, questa è davvero una festa di persone che si vogliono bene, che si riconoscono, che si amano.
Mi avete detto di essere vostro amico: lo sono da tempo vostro amico e sono venuto proprio per questo, perché volevo guardarvi in faccia, volevo stringere la mano di parecchi di voi, volevo potervi incontrare e quindi è per me una grande gioia trovarmi qui.
Cresciamo dunque tutti insieme in questa amicizia, nella quale mostriamo intorno a noi, a tanti che ne hanno bisogno, come essere cristiani vuol dire volersi bene, essere cristiani vuol dire capirsi, dialogare, parlarsi, sostenersi nella vita.
E poi crescete nella gioia, la gioia che avete mostrato questa sera, che si vede nei vostri volti, la gioia dell'incontro, di guardarci, di conoscerei, sarà la gioia di quest'anno.
E quella fiaccola che arde là, il braciere che arde in mezzo a noi, sia il segno della gioia scoppiettante che nasce dai cuori e che si comunica a tanti.
lo so - l'ho sentito per fama - che ci sono tante persone che sono aiutate da questo oratorio, che la vostra gioia si diffonde, e voi siete un esempio per tutta la diocesi.
Io vi auguro che questa gioia sia davvero contagiosa e che in tutti gli altri oratori, che abbiamo presenti allo spirito questa sera, che iniziano anche il loro anno oratoriano, la stessa gioia che noi viviamo si diffonda davvero in tutti.
E allora io 'potrò portare ai Padri Sinodali e al Papa questo messaggio: "Ci sono tante persone che con me hanno gioito, hanno pregato, hanno cantato e ho visto in loro davvero il futuro della Chiesa". La Chiesa conta su di voi, spera su di voi, ha fiducia in voi, e io porterò a Roma, al Papa ai vescovi la parola di fiducia che voi mi avete consegnato. Grazie per i vostri doni e grazie per il dono che siete voi stessi .
 

Prima di chiedere che il Signore ci benedica, benedica ciascuno di voi, vogliamo benedire insieme il Signore e ringraziarlo per questa sera.

Io ti ringrazio, o Signore, perchè nel Tuo nome,
Tu ci hai radunato, questa sera.
Ti ringrazio, o Padre,  
perchè nel Tuo Figlio ci hai dato la gioia di essere cristiani,
di vivere la nostra vocazione
a servizio degli uomini e delle donne di questo mondo.

Ti ringrazio, o Signore,
per la gioia e la serenità che diffondi in mezzo a noi.
Ti ringrazio per coloro che in questo oratorio operano, si sacrificano,
si impegnano per la formazione cristiana dei bambini, dei ragazzi e dei giovani.

Ti ringrazio, o Signore, per tutte le famiglie, che qui presenti, portano avanti
con coraggio il loro impegno di vita per essere modelli di famiglia cristiana
e luogo in cui si rende visibile quell'amore che, malgrado tante difficoltà,
Tu diffondi nella nostra società.

E ti prego, o Signore, di benedire ciascuno di coloro che sono qui presenti,
tutti coloro che abbiamo nel cuore in questo momento,
tutti i malati che non possono essere qui, tutti coloro che soffrono.
Fa’ o Signore, che siamo per loro, un poco
- in quanto ci è possibile -
sorgente di amore e di gioia.

E per questo il Signore ci benedica tutti.»


 

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