Buona Pasqua, don Giuseppe
    di don Luigi Caldera
Chissà quante volte la domenica di Pasqua don Giuseppe se lo sarà sentito 
augurare e quante volte l'avrà augurato. 
A giornata finita l'ultima visita non è stata esattamente per un augurio: don 
Giuseppe, parroco della Parrocchia di san Giuseppe lavoratore, è stato assalito 
in casa sua a scopo di rapina e di questo televisioni e giornali nei giorni 
scori hanno riferito ampiamente. 
A lui va innanzitutto la vicinanza affettuosa di tutta la comunità di Cernusco, 
che mi pare sia stata largamente espressa anche con le visite in ospedale. E 
anche l'assicurazione di qualche preghiera. 
Tento di sistemare qualche riflessione che poi chiunque potrà completare. 
1. probabilmente è la prima volta, in tempi recenti, che a Cernusco 
capita un episodio di questo tipo così violento. Il fatto ci impressiona ancora 
di più perché perpetrato ai danni di un prete. 
Quindi non voglio togliere proprio nulla alla gravità assoluta di quanto 
accaduto (anche perché don Giuseppe parla di un atteggiamento "da belve"). 
Mi sembra però giusto anche dire che non possiamo farci travolgere da questi 
avvenimenti, cedendo a una visione negativa della vita e del tutto: dobbiamo 
prendere atto realisticamente che della vita fanno parte il male, la violenza, 
la cattiveria. Con questa realtà si fanno i conti, ma non ci lasciamo 
sopraffare. 
Conviviamo senza fare drammi con la vita e senza perdere una visione positiva 
(realista e non idealista), ispirata alla speranza cristiana. 
2. E' una comunità intera che è stata colpita. La sovrapposizione, 
l'identificazione tra il prete e la sua comunità è emersa in modo chiaro e 
inequivocabile dalle reazioni che ci sono state. 
Le situazioni che si vivono, gli incontri, i legami che si creano tra un prete e 
la sua comunità sono tali da creare un rapporto difficilmente ripetibile.  
La mobilitazione delle persone ha sottolineato proprio questa unità. 
"Erano un cuor solo e un'anima sola": così gli Atti degli Apostoli parlano della 
prima comunità cristiana; così ci siamo sentiti noi in questa circostanza, senza 
se e senza ma; così sarebbe bello riuscire a sentirsi sempre. 
Anche la comunità civile si è stretta attorno a don Giuseppe.  La visita e 
le dichiarazioni del Sindaco vanno lette come l'espressione di una città che 
vuole ritrovarsi unita contro queste forme di sopraffazione e non possono che 
fare piacere. 
3. Questa circostanza ci dà anche modo di sottolineare due cose a 
proposito di Cernusco: da un lato non è che questo episodio e altri simili 
possano far pensare a questa città come a un Far-West; dall'altro nessuno può 
illudersi che da noi non ci siano sacche di disagio sociale. 
Certamente Cernusco è una città vivibilissima, ma non si possono ignorare i 
problemi che ci sono. 
Queste situazioni interpellano con forza tutte le realtà che operano nel campo 
educativo perché mettano sul terreno le energie migliori per cercare adolescenti 
e giovani e accompagnarli nel cammino di crescita. Questo compito spetta alle 
famiglie, agli Oratori, alle scuole, alle strutture comunali: nessuno può 
tirarsi indietro. 
4. I protagonisti di questo gesto sconsiderato sono da considerarsi 
persone molto sfortunate: per ridursi così, la vita con loro deve essere stata 
molto avara, non deve aver dato molto a loro. 
Certo, adesso, dopo quello che hanno fatto, hanno anche la possibilità di 
riconoscere la gravità dell'errore commesso. Possono sicuramente pentirsi, 
chiedere perdono a Dio, scrivere una lettera a don Giuseppe per chiedere scusa a 
lui e alla comunità: e fin qui devono essere certi che saranno accolti non in 
malo modo, ma come gente che ha capito di avere sbagliato e che è disposta a 
cambiare e a ricominciare a cui viene data la possibilità di ripartire in un 
contesto dove sentirsi accolti. 
E poi facciano i conti con la giustizia umana. 
Oggi, venerdì 1 aprile, don Giuseppe torna a casa. 
Ricominciamo da quella sera di domenica: "Buona Pasqua, don Giuseppe" da parte 
di tutti noi. 
don Luigi 
P:S: Correggo alcuni giornali: 
- don Giuseppe ha solo 72 anni, non 73 
- don Giuseppe non è un "vecchio parroco", ma un parroco con "tanta esperienza."
1 aprile 2005