Intervento tenuto venerdì 27 maggio 2005 a Milano, in occasione della presentazione del restauro della vetrata del Santuario di Santa Maria.
EMOZIONI DI VETRO
    
    Ringraziamenti  
    Ringrazio il Presidente della Siam (Società Incoraggiamento Arti e Mestieri) 
    e mi associo sicuramente al ringraziamento a tutti coloro che ci hanno messo 
    mano. Quando sarà tolto il drappo dalla vetrata, il
    risultato 
    sembrerà magari il lavoro di
    pochi 
    mesi, ma la programmazione è
    durata 
    dieci anni: tanto, infatti, c'è voluto per arrivare a questo risultato.
    Quindi 
    sicuramente la Fondazione Cariplo, la Signora Morandotti, l'architetto 
    Brivio, la Dottoressa Pirina, la Siam,
    
    probabilmente ho dimenticato qualcuno, hanno diritto a un ringraziamento,
    perché 
    discutere e cercare risorse per
    dieci 
    anni, su un progetto da realizzare, è certamente importante e impegnativo 
    (starei per dire da interisti).
    Lavorare 
    per dieci anni attorno a un
    progetto  
    che, diciamolo, non porterà
    alla 
    ribalta della cronaca nazionale, ma
    ha 
    sicuramente un suo rilievo, anche
    se a 
    livello locale  penso sia molto importante e molto bello.
    
    La storia di questa vetrata 
    Questa 
    vetrata si 
    inserisce nella storia della
    chiesa 
    più antica di Cernusco sul Naviglio, la chiesa di Santa Maria, senza
    aggiunte, 
    senza nomi dopo. 
    Santa Maria è la 
    chiesa più antica di 
    Cernusco sul 
    Naviglio perché risale 
    quasi al Mille. 
    I primi documenti che ne 
    parlano sono del 
    1191, ma lo fanno come se si trattasse di una luogo di culto funzionante da 
    tempo. E anche le 
    tracce 
    architettoniche (scoperte, ovviamente, pochi mesi dopo aver editato, nel 
    1998, il libro "Santa Maria in Cernusco") mettono in evidenza sassi di
    fiume, 
    levigati e inseriti nella costruzione a lisca di pesce: gli architetti, tra
    cui 
    l'architetto Elisabetta Ferrario, che
    è qui con 
    noi, fanno, da queste tracce,
    risalire 
    la chiesa di Santa Maria appunto intorno al Mille.
    Questa 
    chiesa è parte della storia di
    Cernusco 
    sul Naviglio sin dalle origini
    della 
    comunità civile. 
    Quella dove 
    sorge la chiesa era addirittura l'unica parte esistente di Cernusco prima di 
    San Carlo. 
    
    San Carlo e l'Addolorata  
    Con San 
    Carlo si innesta 
    la devozione popolare all'Addolorata, il santuario di Rho, a
    lei 
    dedicato, nasce in questo periodo.
    Qualcuno 
    dice che, in quell'epoca, la
    chiesa 
    era probabilmente tenuta dai
    Servi di 
    Maria, devoti dell'Addolorata.
    Anche se non 
    fossero stati sul luogo 
    c'è però questo 
    collegamento, questo 
    legame.
    La chiesa 
    di Santa Maria, ora diventata santuario, ha tré raffigurazioni 
    dell'Addolorata: 
     la stata di 
    legno del 1600 con una spada che poi, nessuno sa quando e come e perché, 
    sono diventate sette; 
     un affresco 
    sull'esterno della chiesa 
    che doveva 
    esserci già con San Carlo; 
     la vetrata, che 
    risulta, dall'archivio 
    della 
    parrocchia, acquistata da un'istituzione milanese per celebrare il 
    venticinquesimo di ordinazione sacerdotale di monsignor Luigi Ghezzi, che ha
    svolto il 
    suo ministero pastorale in Milano, ma era nativo di Cernusco sul Naviglio.
    
    Il restauro  
    II restauro di questa vetrata per i cernuschesi tocca qualcosa
    di 
    importante. Non è un caso se la festa patronale di Cernusco non la facciamo 
    all'Assunta (perché siamo a casa io e il sacrista), ma la facciamo alla
    terza di 
    settembre, perché c'è la festa
    
    dell'Addolorata, e la facciamo lì, attorno al santuario e nel santuario.
    Non è un 
    caso se due matrimoni su tré
    vengono 
    celebrati in questo santuario,
    perché i 
    cernuschesi sono molto legati a Santa Maria.
    Il 
    restauro di questa vetrata non potrà
    che 
    segnalarla all'attenzione di tutti,
    perché il 
    plasticone, che era stato messo all'esterno per ripararla dalle intemperie e 
    quant'altro, ne aveva sinora limitato la visione.
    Questo 
    restauro ci darà modo di farla
    tornare 
    un'opera importante. 
    Penso che 
    proprio durante la festa di
    Santa 
    Maria si potrà fare una mostra
    
    fotografica dei vari momenti del restauro,
    da 
    allestire nell'Oasi che è stata costruita, in anni recenti, a fianco del 
    santuario. 
    Sarebbe 
    interessante proporre questa
    mostra 
    anche agli alunni delle scuole,
    per 
    restare collegati con il progetto della Siam.
    
    Particolari caratteristici  
    L'uitima cosa che voglio dire è che il Presidente
    mi ha 
    rubato la parola con la quale volevo riassumere lo stato d'animo di chi
    si 
    troverà ad ammirare l'opera: emozione. Si, emozione! Perché era questa la 
    parola che volevo usare per sottolineare quanto viene prodotto da una
    vetrata a 
    partire dalla sua visione d'insieme ma soprattutto a partire dai 
    particolari: ci sono particolari paesaggistici che sono straordinari come 
    quell'ambiente da porto nord europeo. La
    
    luminosità tra l'azzurro e il grigio lo fa
    risaltare 
    ancora di più in mezzo ai colori forti di tutto il resto.
    
    Suggestione invece proviene dall'orso
    contenuto 
    nello stemma in basso: questa vetrata proviene dalla Baviera e lo
    stesso 
    orso si ritrova nello stemma scelto da Benedetto XVI che è nato in Baviera.
    Emozioni 
    vengono anche dal sole che 
    illumina questa 
    vetrata, dal gioco delle ombre, dai colori.
    Emozioni 
    che vengono dall'oggetto della raffigurazione: la Pietà, Maria che
    tiene in 
    braccio il figlio appena deposto dalla croce. Un soggetto che ha inspirato 
    fior di artisti. 
    Emozioni che 
    vengono anche dai volti delle persone che animano questa
    vetrata e 
    la rendono viva. 
    Penso davvero 
    allora che il mio ringraziamento iniziale sia soprattutto un
    
    ringraziamento per aver restituito ai cernuschesi queste emozioni.
don luigi
    
    da 
    Voce Amica, settembre 1936:
    "Nella fattura della vetrata noi troviamo
    l'opera di due artisti; v'è 
    il pittore che da il disegno e il bozzetto dei colori, v'è
    poi il maestro vetraio che 
    traduce in vetro l'opera concepita dal pittore. Noi
    possiamo dire che due artisti veri hanno concorso 
    all'esecuzione della nostra vetrata, il pittore ha dato un disegno mirabile 
    pieno di sentimento, di finezza e di forza. La vetrata rimonta al
    1562 (...), un secolo 
    quindi di grandi 
    artisti. In questo ambiente venne disegnata la nostra vetrata, non sappiamo
    da chi, certamente però da 
    un artista italiano 
    che sentiva altamente la concezione sacra e la traduceva in nobilissime 
    forme... Sappiamo il nome del
    maestro vetraio? Ci è stato 
    suggerito il nome del De Set, per ora non abbiamo elemento per confermarlo..."