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HOME > don Luigi Caldera > 19 Ottobre 2008 - don Luigi Prevosto a Cesano Boscone

19 ottobre ’08

INIZIO DEL MINISTERO PASTORALE
A CESANO BOSCONE – SAN GIOVANNI BATTISTA

LA STORIA CI PARLA ATTRAVERSO I SEGNI

Give me five!  Dammi un cinque!

E’ la quinta volta che faccio un ingresso come Parroco: la prima, come Parroco di santa Maria Assunta in Cernusco sul Naviglio, fu una freddissima domenica di febbraio; le tre come responsabile della Comunità pastorale Famiglia di Nazaret, sempre a Cernusco, sono state in una tiepida domenica di settembre dello scorso anno e oggi sono qui a fare il quinto ingresso come Parroco tra voi ‘nuctos’ (si direbbe in greco), di notte.

Sì, forse anch’io, come Nicodemo che va da Gesù di notte, mi chiedo: “Come può un uomo nascere quando è vecchio?” (Gv.3,4). Perché a me è chiesto proprio questo: quando i miei coetanei vanno in pensione, a me è chiesto di ricominciare da capo.

Ma mi devo ricomporre in fretta, perché mi sembra di sentire Gesù che dice: “Tu sei maestro in Israele e non sai queste cose?”. Devo schivare in  fretta questo colpo che sarebbe da K.O. e mi manderebbe, nonostante tutto, al tappeto. Gesù a Nicodemo dice: “Dio ha tanto amato il mondo,…, la luce è venuta nel mondo” e poi ricompare la figura di Giovanni il Precursore ( se ho capito bene, andrà chiamato così il nostro patrono, dall’entrata in vigore del nuovo Lezionario Ambrosiano), che dice: “L’amico dello sposo esulta di gioia alla voce dello sposo. Ora questa mia gioia è compiuta” (Gv. 3,29)

Sono qui per essere come Giovanni il Precursore, come l’amico dello sposo e per inserirmi in una storia di Chiesa che vive da 1.300-1.400 anni. Cerco di identificare alcuni punti nodali di questa storia.

 

  1. Innanzitutto la storia di questa comunità si caratterizza per le documentate RADICI ROMANE, di cui sono rimasti segni ben visibili.

A noi questo chiede di partire dalla situazione culturale e sociale in cui siamo inseriti senza sognarne una diversa, e magari migliore, per metterci in dialogo con ogni persona su quello che è possibile, alla ricerca del bene comune con un atteggiamento di accoglienza e di simpatia soprattutto verso i più lontani o i meno inseriti nel tessuto locale di relazioni.

Come a dire: la Giornata Missionaria Mondiale comincia dal mio vicino di casa e dal mio collega di lavoro! Tante, tante persone aspettano da noi solo un approccio umano più disponibile e meno da primi della classe per lasciarsi incontrare dal Signore. E’ una responsabilità grande che riguarda ciascuno.

Questo forse comporta un ripensamento degli strumenti culturali e di comunicazione di cui disponiamo e abbiamo già iniziato a farlo.

 

2,  Il segno dei BATTISTERI

Questa comunità è stata centro battesimale per un grande territorio fuori dalla città di Milano. Un reperto archeologico è ancora visibile sotto i piedi di alcuni di voi, altri due battisteri sono sotto il pavimento, il fonte dove battezziamo ancora oggi ha tutta una sua storia: tutto questo è un richiamo ad andare alle radici della nostra fede per rivestirci di Cristo uomo nuovo, con la certezza che questo è il vero bene di ciascuno, perché ‘chiunque segue Cristo, uomo perfetto, diventa lui pure più uomo’. Grande attenzione dobbiamo porre a centrare la nostra fede sul Signore Gesù e non su altro o su altri.

Questo segno ci impone di ampliare la scelta di seguire la pastorale dei Battesimi (per grazia di Dio ancora numerosi) e di essere attenti alla famiglia in tutti i suoi momenti: la preparazione remota, l’accompagnamento dei fidanzati, la preparazione immeditata e la celebrazione dei Matrimoni, le coppie giovani, quelle con figli tra gli zero e i sei anni (con attenzione alla scuola materna), quelle con figli in prima e seconda elementare, quelle coi figli all’Iniziazione Cristiana, quelle che non ce la fanno a stare insieme, quelle in età matura.

In questo vogliamo inserirci pienamente, oggi, giorno in cui celebriamo la Dedicazione della Chiesa Cattedrale, nel Percorso Pastorale proposto dal nostro Arcivescovo Cardinale Dionigi Tettamanzi sul tema della famiglia

 

  1. Il segno della DEDIZIONE

Nell’ultimo secolo la nostra comunità è stata segnata anche dalla scelta della carità: la nascita e la presenza della Sacra Famiglia, voluta dal prevosto mons. Pogliani, sono un richiamo costante all’attenzione agli ultimi e ai malati, anche quelli che vivono nelle nostre case.

Sotto questo segno della dedizione mi piace parlare anche dell’Oratorio che, voluto dal Card. Ferrari, festeggia i 100 anni. Ringraziamo tutti coloro (preti, religiose e laici) che ne hanno fatto una realtà  significativa. A noi tutti la responsabilità di elaborare proposte educative adeguate con Cristo al centro , di coinvolgerci come comunità nella crescita di ragazzi e giovani, e di pensare bene al rifacimento delle strutture. Ma soprattutto voglio dire una forte parola di incoraggiamento ai giovani: la comunità cristiana è con voi nel cammino che state facendo ed è sicura di poter contare su di voi. Il vostro coraggio regali un po’ di vivacità a tutti noi.

 

      4.  Il segno dell’AMORE

Infine ritengo che il tema della fede oggi si giochi non su questa o quella verità e neppure sull’esistenza di Dio (anche i diavoli ci credono, altrimenti non farebbero il diavolo), ma sull’appartenenza alla Chiesa in quanto tale: quella universale attorno al Papa, quella diocesana attorno al Vescovo e la Parrocchia come comunità condivisibile da tutti, come fontana del villaggio a cui chiunque può dissetarsi.
Poi ciascuno faccia i cammini che vuole, ma prima riconosciamoci in questo e nessuno pensi di poter camminare da solo: il cristiano fai-da-te non è dato in natura.
I primi cristiani ‘erano perseveranti nell’insegnamento degli Apostoli e nella comunione, nello spezzare il pane e nelle preghiere’.
Per metter al centro la Parola quest’anno abbiamo diversi motivi: l’anno di san Paolo, il Sinodo dei Vescovi che ha come tema ‘La Parola di Dio al centro della vita della Chiesa e della sua missione’, la lettura continua della Bibbia in televisione (esperienza da riprendere in qualche contesto nostro), l’introduzione del nuovo Lezionario per il Rito Ambrosiano.
La comunione pretende che gareggiamo nello stimarci a vicenda considerando gli altri superiori a noi stessi.
Lo spezzare del pane, cioè l’Eucaristia, è elemento sorgivo del nostro essere Chiesa e viene prima di tutto.
Pregare, cioè innanzitutto dare tempo al Signore per stare con lui, ci aiuta a guardare la realtà come la vede Lui.
Lavoriamo con uno scopo unico: essere un cuor solo e un’anima sola, per arrivare a godere la stima di tutti, così che dall’esterno chi ci vede possa dire: ”Guarda come si vogliono bene!”
Volendo ricorrere a un elemento iconografico di questa Chiesa, segnalo la cappella dell’Amore: al centro c’è il Sacro Cuore di Gesù, con ai lati Giovanni l’evangelista, il discepolo che Gesù amava e la Maddalena, a cui fu perdonato molto perché ha molto amato.

 

Sul numero di ‘ In cammino’ recapitato in tutte le case dei Cesanesi, c’è  la mia foto con mons. Delpini e mons. Brambilla, miei compagni di ordinazione presbiterale nel giorno in cui fu annunciata la loro nomina a Vescovi. Lì ho avuto modo di segnalare al nostro Cardinale che non capivo come mai, dopo una vita passata in Seminario a sentire l’ordine alfabetico Brambilla, Caldera, Delpini, all’improvviso c’era questa variazione: Brambilla, Delpini e Caldera veniva dimenticato. La sua benevola risposta fu: “Capiterà un’altra occasione…”. Alla luce degli eventi successivi, devo dedurre che voi siete la mia occasione: non so che pezzo di strada faremo insieme, non so che cosa  riusciremo a vivere, ma potete star certi che io in questa occasione mi ci butto anima e corpo cercando di sfruttarla al massimo.

 

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