Domenica 10 Aprile un centinaio di chierichetti e chierichette ha riempito il nostro Oratorio.

 

A Cernusco il 1° Raduno decanale del “MoChi”

 

Domenica 10 aprile i chierichetti del nostro decanato si sono ritrovati in un clima di festa per il primo raduno, organizzato da don Andrea e dal decano don Luigi insieme con gli altri diciotto sacerdoti responsabili. Un centinaio i chierichetti che hanno risposto all’appello, provenienti da nove diverse parrocchie: quelle di Bussero, Carugate, Cassina Unità Pastorale, Pioltello Maria Regina e Lavanderie di Segrate, oltre a tutti quelli delle nostre tre comunità. Alle 14.30, “la carica dei 100” ha letteralmente invaso il piazzale del nostro Oratorio per partecipare ai giochi organizzati con la collaborazione di alcuni animatori (che ringraziamo per il prezioso contributo): è stato infatti allestito un piccolo luna park dove partecipare a ben cinque giochi: il tiro alla fune, la ruota della fortuna, la gara a chi indossava più abiti liturgici, i calci di rigore e infine per tutti il “crucichetto”: per testare le capacità liturgiche dei vari gruppi. Terminato il momento di gioco ci siamo recati processionalmente in Prepositurale, vestiti dall’abito liturgico, accompagnati dal nostro Vicario Episcopale, Mons. Carlo Faccendini, per il momento di preghiera. Interessante la sua omelia: egli ha infatti raccontato con qualche parola le prime esperienze da lui vissute sull’altare proprio da chierichetto: quando aveva 8 anni infatti si iscrisse al gruppo della sua parrocchia, e, dopo 4 mesi di prove, finalmente prese parte alla celebrazione della notte di Natale. Qui ebbe l’incarico di suonare il campanello alla consacrazione del pane e del vino, però dei ragazzi più grandi di lui combinarono una marachella: dissero infatti al futuro don Carlo di suonare quel campanello in un altro momento. Lui lo prese e lo suonò, fidandosi di loro, quindi il suo parroco si voltò e lo fulminò con lo sguardo, e, terminata la celebrazione, in dialetto milanese “in maniera efficace” disse al suo responsabile: “quell’imbecille deve fare ancora prove!”. Ma lui non si scoraggiò, fece ancora quattro mesi di prove e… tornò sull’altare a Pasqua!

 

Stefano Palattella