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HOME > Sguardi, Oltre il Naviglio > 27 Gennaio 2014

FAMIGLIE CHE AIUTANO ALTRE FAMIGLIE

La Caritas Italiana e l’Ufficio famiglia della Conferenza Episcopale Italiana hanno proposto alle diocesi un progetto formativo per preparare famiglie disponibili ad affiancarne altre in difficoltà con il coinvolgimento delle comunità. Significativa l’esperienza di una parrocchia di Faenza, in Emilia Romagna, che “può diventare una miccia solidale per il territorio”.

 

«Se latitano le risposte pubbliche alla nuova povertà delle famiglie – ha scritto Avvenire lo scorso 24 gennaio - allora una delle strade è l’auto aiuto solidale. Statistiche e cronache della crisi ci hanno abituato alle immagini di impiegati licenziati dall’oggi al domani, di piccoli commercianti che hanno abbassato la saracinesca, di padri separati che dormono in auto e mangiano letteralmente patate per sopravvivere. Per la Chiesa cattolica nuove strade e nuove speranze si possono aprire sui territori attraverso reti che trasformano la famiglia in un soggetto di solidarietà. Perciò dall’anno scorso Caritas italiana e Ufficio famiglia della Cei hanno proposto alle diocesi un progetto formativo per preparare i nuclei disponibili ad affiancarne altri in difficoltà con il coinvolgimento delle comunità.» Per dare maggior forza agli interventi, è stato costituito, in questi giorni, il Coordinamento nazionale «Carità e Famiglia».

 «Abbiamo visto – ha detto il responsabile dell’Ufficio solidarietà della Caritas italiana ad Avvenire – come l’impoverimento improvviso renda fragili le relazioni familiari, l’idea è di rafforzarle con il supporto di altri nuclei all’interno di una rete». Famiglie che aiutano famiglie a ripartire, anche con progetti finanziati con l’otto per mille. «Uno degli obiettivi – ha aggiunto il responsabile – con l’aiuto della fondazione torinese "Paideia" è diffondere al centro sud le esperienze di affido di tutta la famiglia per limitare l’affido esterno dei minori. Altro traguardo, favorire con il volontariato la conciliazione dei tempi familiari e lavorativi».  

Avvenire ha poi raccontato un’esperienza in atto a Faenza, dove il gruppo famiglie della parrocchia di Santa Maria del Rosario in Errano è attivo da anni. «Dal 2010 – ha spiegato una mamma - ci siamo ritrovati a condividere le necessità e i bisogni. Le priorità sono il trasporto a scuola dei figli alla mattina, la gestione dei compiti e delle attività ricreative al pomeriggio perché i nonni non sono abbastanza (abbiamo tutti in media tre o quattro figli) e spesso non riescono ad aiutare i nipoti nello studio. Siamo riusciti con la nostra rete a supportarci, ora abbiamo aderito a un progetto della Caritas diocesana per acquistare un pullmino che ci aiuti nel trasporto dei bambini. Con questo mezzo potremmo aiutare altre famiglie che hanno difficoltà nel tragitto casa-scuola e nella gestione pomeridiana. Abbiamo chiesto l’intervento di un esperto di bilanci familiari perché con due stipendi facciamo tutti sempre più fatica ad arrivare a fine mese. L’idea è allargare i benefici ad altri. Può diventare una miccia solidale per il territorio».


A Piazza Armerina, in Sicilia, un'altra esperienza ha interessato 250 famiglie. «Stiamo cercando – ha spiegato un responsabile - di valorizzare la persona accompagnandola fuori dallo stato di bisogno. Abbiamo compiuto interventi economici in diversi casi di emergenza senza fare solo assistenza. I casi più gravi? Le famiglie giovani rientrate nel nucleo originario perché sfrattate e non più autosufficienti. È stato positivo per aiutarli sia l’approccio in rete con associazioni e comuni sia l’accompagnamento educativo di altre famiglie, ad esempio nella gestione dei figli e dei budget». Soprattutto l’auto aiuto è una risorsa contro la solitudine in cui si chiude chi sprofonda nella povertà.

Cernusco sul Naviglio, 27 gennaio 2014

 

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