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CELEBRAZIONE DEL 150mo ANNIVERSARIO
DELL’UNITÀ D’ITALIA
 

Consiglio Comunale del 22/03/2011

Quando è stato convocato questo Consiglio non ho nascosto le mie perplessità circa il valore aggiunto di un’iniziativa inserita in un quadro già ricco di appuntamenti su scala locale e sovracomunale, caratterizzato per di più da un’interpretazione politica della storia che si esaurisce spesso nel confronto fra retorica nazionalista e separatista, solo apparentemente contrapposte in quanto entrambe lontane dallo spirito cosmopolita che animò la migliore cultura ottocentesca. Oggi invece sono grato a questa occasione, che mi ha offerto lo spunto per riflettere sul concetto di appartenenza ad una patria, la stessa di cui oggi celebriamo il 150mo anniversario.

Il patto fondamentale che ci fa italiani oggi è la Costituzione repubblicana, il testo che raccoglie i valori fondamentali e le regole essenziali che disciplinano la vita pubblica. I diritti che si acquisiscono automaticamente sono enunciati lì dentro. Alberto Mario Banti, professore ordinario di Storia contemporanea all’Università di Pisa, sul “manifesto” di giovedì 17 marzo scriveva chenon importa quali siano la lingua e la cultura di provenienza: se uno vive nei confini della Repubblica Italiana trova le sue garanzie e i suoi diritti in un testo scritto da un’assemblea eletta a suffragio universale e che dal 1948 ad oggi ha garantito la libertà di tutti, qualunque fosse il credo politico individuale.

Accolgo pertanto con favore la riproposizione anche per quest’anno della consegna di una copia della Costituzione ai cernuschesi divenuti maggiorenni, un contributo a trasformare ogni giovane in cittadino consapevole dei suoi diritti e dei valori fondamentali che lo legano a tutti gli altri, perché inni e bandiere non evochino lontani eventi bellici, ma una realtà attuale e condivisa. Per questa ragione, rilevo con amarezza i recenti sviluppi della crisi libica, che portano ad una nuova violazione del disposto dell’art. 11 della nostra legge fondamentale e del ripudio della guerra quale mezzo di risoluzione delle controversie internazionali.

Una realtà attuale e condivisa dicevo, ma che non è scontata: se Garibaldi e Cavour hanno fatto l’unità geografica, chi ha invece realizzato l’unità dei diritti abolendo le differenze salariali fra nord e sud, fra uomini e donne, battendosi per il sistema pensionistico unico e la costruzione del sistema sanitario nazionale e per la scuola media unificata sono stati i lavoratori e le lavoratrici di questo Paese che hanno lottato per l’uguaglianza e la giustizia. Allora è il caso di ricordare che l’unità d’Italia è avvenuta in maniera sostanziale anche grazie alle battaglie sindacali ed è esattamente questo aspetto dell’unità a trovarsi sotto attacco oggi.

L’unità prevista dalla Costituzione non è un’entità geografica, ma è l’idea della centralità dei diritti come valore fondante della civiltà di un Paese. Da questo angolo di visuale i nemici dell’unità d’Italia non sono solo i protagonisti delle pittoresche iniziative contro il tricolore o l’inno di Mameli, ma anche e soprattutto quelli che a chiacchiere difendono l’unità d’Italia, ma nei fatti la demoliscono ad esempio attraverso lo smantellamento dei contratti nazionali di lavoro.

Ecco quindi l’aspetto che mi sento di sottolineare in questa occasione: l’unità d’Italia non è solo quella di Garibaldi e di Vittorio Emanuele II, ma è anche quella nata dalla Resistenza e costruita dal movimento sindacale; non solo quella dello Statuto Albertino ma quella vera, basata sull’eguaglianza dei diritti per tutti e su tutto il territorio di questa Repubblica democratica fondata sul lavoro.



 

Ermes Severgnini
PRC-SE


 

CernuscoInsieme non si assume nessuna responsabilità legata al presente comunicato

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