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UN'OCCASIONE PERSA 

 

Il PGT è uno strumento voluto dalla legge regionale 12 dell’11 marzo 2005 con la finalità di superare la logica del metro cubo e offrire una visione a 360 gradi della gestione del territorio con tutte le sue sfaccettature. Il PGT non ha più niente a che vedere con i vecchi Piani Regolatori che per parecchi anni hanno segnato le pianificazioni urbanistiche partendo da calcoli scientifici e dal dirigismo pubblico. Nella programmazione urbanistica bisogna necessariamente considerare altri aspetti, come ad esempio quello antropologico, bisogna partire soprattutto dalla persona e dai suoi bisogni. Il PGT deve definire infatti le nuove linee di sviluppo di una città adottando, per la prima volta, un criterio non solo quantitativo ma anche e soprattutto qualitativo per la crescita della città stessa.

Per questo io e il mio partito abbiamo molto criticato il metodo con cui era stato presentato il PGT dall’attuale amministrazione che si era spesso confrontata con le linee guida del il PRG del 2002, dove ad un certo punto sia aveva la netta sensazione che il PRG fosse diventato quasi l’unico punto  di confronto e quindi l’unico punto di partenza per realizzare il nuovo piano, come se il problema fossero i metri cubi. (il PRG, considerato dall’amministrazione un cancro inguaribile, è diventato poi uno strumento quasi di giustificazione per alcune scelte che dovevano essere profondamente diverse stando alle dichiarazioni fatte in campagna elettorale. Si intendono i nuovi metri cubi di residenziale che si andranno comunque a costruire).

Ciò che conta non sono più solo i metri cubi, i pieni e vuoti della città, ma la prospettiva di sviluppo della città in termini di sevizi, infrastrutture, trasporti, sicurezza, sviluppo del sistema economico, etc. e che questo PGT non ha affrontato. Di fatto questo PGT sembra piuttosto un grande PRG molto dettagliato e ben fatto dal punto di vista tecnico che non lascia però intendere quale sarà il futuro di Cernusco.

Per questo il PdL non ha presentato osservazioni. Perché innanzitutto non siamo d’accordo all’origine, non condividiamo il metodo con il quale è stato realizzato il piano ma soprattutto non condividiamo l’impostazione generale che parte da un unico interrogativo tipico dell’impostazione pianificatoria dei PRG: quanta gente deve abitare nella mia città? Questo non può più essere il punto di partenza. Bisogna partire da chi c’è, da chi vive abita e usa la città. Partiamo quindi da un presupposto diverso che è la libertà delle persone che scelgono dove, quando e come abitare. Dunque a Cernusco abitano e verranno ad abitare coloro che hanno trovato le condizioni adatte per sostenere la propria esistenza, per crescere i propri figli, per lavorare, ecc. E questo dipenderà dai servizi e dalla qualità di città che si saprà offrire. La prima grande sfida è dunque creare le condizioni perché chi vive qui stia bene e non se ne voglia andare.

In questo PGT non viene presa sul serio questa sfida e non emergere esplicitamente la qualità di città che si vuole offrire. Si limita a indicare dove e quanto si potrà costruire o non si potrà costruire; le prove evidenti di questa impostazioni obsoleta sono state innanzitutto le 250 osservazioni presentate dai cittadini, professionisti e operatori, osservazioni per lo più tecniche legate alle esigenze edificatorie dei singoli o a semplici richieste di permessi. Le osservazioni presentate su servizi, infrastrutture, viabilità, ect. sono state un numero molto limitato sintomo che la città non ha colto fino in fondo questo PGT o per lo meno le differenze da un qualsiasi PRG.

 

Secondo: la città non ha bisogno di rigidi vincoli a servizio di visioni futuribili sempre contraddette dalla realtà, ma una nuova struttura di poche e chiare regole tese al raggiungimento di uno o più obiettivi. Obiettivi nati dall’ascolto di tutti gli attori della città, nati dal riconoscimento delle potenzialità e delle risorse di Cernusco oggi, nati dal voler rischiare sulla creatività, sulla responsabilità e sull’interesse di ciascuno di noi. Bisogna passare da un immobilismo alimentato dall’alibi ecologista, a un dinamismo sociale e imprenditoriale che si assume la responsabilità di prendere decisioni e di fare dell’ambiente una risorsa piuttosto che un idolo da adorare. Bisogna passare da uno sviluppo territoriale fondato dall’interesse economico privato sorvegliato dal vincolo pubblico, al bisogno delle singole persone. Nel PGT approvato questo passaggio purtroppo non si è verificato. Come è emerso dalle diverse dichiarazioni di voto dei capigruppo della maggioranza, l’unico obiettivo del PGT è stato la tutela dell’ambiente, del verde e il minor consumo di suolo e non come tutti ci aspettavamo il bene della persona, il bene inteso da tutti i punti vista: economico, sociale, della sicurezza, della formazione, etc., che poi è la sussidiarietà, principale scopo dell’agire politico.

Infine, costruire nuove case non significa necessariamente svendere il territorio per fare cassa come è stato più volte insinuato dalla maggioranza. La formula più corretta ed equilibrata deve tener conto di tutti i fattori: l’ambiente, il verde, gli ambiti agricoli sono elementi sicuramente importanti e da preservare ma allo stesso tempo è necessario anche uno sviluppo perché la città in termini di qualità della vita, di sicurezza e di sostenibilità economica funziona laddove c’è densità. Dove la città non è densa i negozi chiudono, la sicurezza decresce e i servizi mancano. Per rendere possibile questa equazione è necessario iniziare a recuperare il suolo già consumato, intervenendo ad esempio nelle aree edificate ma dismesse. Quindi non più una città che cresce a macchia d’olio ma una città che si ricostruisce su se stessa rigenerando a residenziale, a verde e a servizi tutti gli ambiti degradati. 

In questo PGT però tutto questo non è stato contemplato o almeno lo è stato solo in parte riservando trattamenti assai diversi e dettati da motivazioni ideologiche a circostanze molto simili (esempio: area di Via Verdi-Pasubio e area ex Garzanti). 

Purtroppo questo atteggiamento irresponsabile tipico di sinistra insieme alla deriva ambientalista di questa stessa amministrazione non porterà grandi risultati per la nostra città ma al contrario porterà a un impoverimento del nostro territorio sotto tutti i punti di vista anche quello ambientale a cui tanto tengono. Peccato che a rimetterci saranno i cittadini.

Fabrizio De Luigi
Consigliere comunale PDL


 

CernuscoInsieme non si assume nessuna responsabilità legata al presente comunicato

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