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Basta fanfare, per favore… 

 

(ennesima riflessione sulla inutilità e stupidità della guerra)

Ogni anno, quando arriva il 4 Novembre, è sempre la stessa storia, la stessa retorica, lo stesso suonare di  fanfare…

Questa data, però, non dovrebbe suscitare fremiti di orgoglio patrio. Questa data dovrebbe solo fare rabbrividire e fare riflettere: é una data che ricorda un macello senza proporzioni, tra i più sanguinari della storia dell'umanità.

Vorrei parlarne brevemente, anche per rendere giustizia alle sofferenze patite da mio nonno, ex ragazzo del '99 che  ha "regalato" gli anni più belli della sua vita al "patriottico richiamo".

 

Rai Storia ritrasmette per l'occasione  un reportage bello e drammatico di qualche anno fa: le crude immagini sono pugni allo stomaco, ma il commento non dice completamente la verità o meglio, è  una verità solo sfiorata e subito chiusa. L'ultimo fante, un ex ragazzo soldato, racconta nell'intervista la sua storia in guerra (quella mostruosa Grande Guerra finita, appunto, con la "vittoria" di Vittorio Veneto il 4 novembre 1918). Con l'agghiacciante semplicità del testimone oculare ci spiega chiaramente di cosa si è trattato: «Un giorno, sul Falsarego, siamo usciti all'assalto in 330: siamo tornati in 30…».

Sono passati più di novant'anni, ma noi piangiamo ancora su quei morti innocenti, soldati inconsapevoli, fanti contadini e operai tutti poveri e poverissimi e per la maggior parte analfabeti, mandati a combattere per una patria mai vista né sentita. Una patria lontana e "nemica", che lesinava pane e lavoro e praticava i salari più bassi d'Europa. Piangiamo ancora, su quelle seicentomila vittime in grigioverde inutilmente sacrificate (tanti sono stati i morti con oltre un milione e  600 mila tra feriti e i mutilati ).

Niente fanfare, per favore, di fronte al ricordo di quell'inaudito macello foriero di altri macelli.

A scannarsi, tra il ‘14 e il ‘18, sono tutti gli Stati europei ad eccezione di Spagna, Olanda, Paesi scandinavi e Svizzera. Entrano in guerra, successivamente, anche Stati Uniti ed altri paesi extraeuropei. L'ondata mondiale di follia sanguinaria produce nove milioni di morti e oltre sei milioni di feriti. I francesi vi perdono il venti per cento di tutti gli uomini in età militare (solo un soldato francese su tre ne esce indenne), Gran Bretagna e colonie immolano il 35,8 delle forze mobilitate, la Russia il 76,3, la Germania il 64,9, Austria e Ungheria il 90, l'Italia il 39, gli Stati Uniti l'8,2.

La posta di tanta follia e di tanto sangue erano i nuovi assetti di potere in Europa, prima, e nel mondo, poi (con buona pace dell'amor di patria…).

"Niente di nuovo sul fronte occidentale", "Orizzonti di gloria", "Uomini contro": questi film li abbiamo visti tutti.

Questi fotogrammi ci ricordano le immagini strazianti di quel "fronte occidentale", a pochi chilometri a est di Parigi, sulla Marna, dove avvennero massacri atroci, quali non si erano mai visti nella storia militare di tutti i tempi. Là gli eserciti si fronteggiarono nelle trincee - se ne scavarono 6250 miglia nel solo fronte francese e 6000 in quello inglese - nelle quali vissero milioni e milioni di uomini come animali in attesa, giorni e giorni, per settimane, sotto i  bombardamenti delle artiglierie nemiche. Fino al momento dell'assalto, quando a centinaia di migliaia erano costretti ad uscire fuori, per avanzare sotto il fuoco della mitragliatrice, che, regolarmente, li trucidava.

Verdun, ricordate? Il tentativo tedesco di sfondare il fronte francese in quel punto tra il febbraio e il luglio del 1916 diventa un massacro gigantesco che vede coinvolti due milioni di soldati e produce un milione di morti.

La Somme, ricordate? La battaglia inizia alle 7,30 del disgraziatissimo 1° luglio dello stesso anno: costa alla sola Gran Bretagna 420 mila morti. Raccontano le cronache del tempo: «Oltre ventimila uomini giacciono nello spazio tra le due linee e devono trascorrere diversi giorni prima che i feriti rimasti nella terra di nessuno cessino di gridare…».*

Non da meno furono gli orrori di casa nostra. Anche dopo molti anni dalla fine della guerra, il nome Isonzo veniva pronunciato rabbrividendo... Lucinigo, Podgora, San Floriano, Calvario, Oslavia, Sabotino: tutte queste “quote” della testa di ponte di Gorizia per un intero anno furono veri e propri luoghi di terrore. Nel giro di un anno il Carso, venne trasformato in un immenso campo di cadaveri: «su tutto l'altipiano gravava un odore nauseabondo e dolciastro, quello dei corpi in decomposizione ». **

Monte San Michele, reso celebre da una famosa, terribile canzone: lì vengono "fatti fuori" sessantamila uomini tra morti, feriti e prigionieri. Monte San Michele: lì per la prima volta gli austriaci usano il gas, 6.000 bombole tutte insieme che uccidono 9.000 soldati.

L'inaudito macello ebbe i suoi entusiasti “sostenitori”. In Italia, uno fu sicuramente il generalissimo Luigi Cadorna. Gli atti della Commissione d'inchiesta sulla condotta della guerra e la disfatta di Caporetto non furono noti sino al 1967 ma il generalissimo, questo si sa bene, venne defenestrato su ordine degli alleati franco-inglesi, subito dopo la rotta del 1917. E lui, anche questo si sa bene, fu l'uomo della repressione contro i soldati, l'ispiratore della micidiale macchina della giustizia militare punitrice e implacabile nelle retrovie dell‘esercito, il promotore di molte delle circolari terroristiche che comminavano carcere, ergastolo, decimazione, pena di morte per i soldati non troppo entusiasti di andare a crepare inutilmente. Quei soldati per lo più "sobillati" (era la sua idea fissa) da anarchici, socialisti, sovversivi.  Grazie al pugno di ferro del generalissimo, alle sue circolari e alle sue direttive, i solerti tribunali militari, tra il 1915 e il 1918, istituirono 100 mila processi per renitenza e 340 mila contro militari alle armi, quasi tutti per diserzione e rifiuto di obbedienza. Almeno un soldato su dodici fu processato; i fucilati dopo regolare processo furono 750 (o forse 1.500, i dati sono discordanti), assai più numerosi i fucilati sul campo per un semplice ordine dei superiori, e quelli uccisi durante il combattimento al primo tentativo di fuga (regi carabinieri aiutando).

Niente fanfare, per favore…

Questa è una pagina di storia accuratamente ignorata a scuola, come tante, tante altre.

Troppo spesso, purtroppo, sui banchi di scuola le notizie storiche sono nascoste, distorte , incomplete o  non spiegate.

Certe pagine, invece, andrebbero rilette (almeno quando si parla di guerra) in modo diverso, con occhio critico, ragionando dalla parte di chi le guerre le subisce e non dalla parte di chi le dichiara.

E proprio per chi la storia l'ha vissuta e l'ha subita come protagonista invisibile all'ombra dei potenti ed è stato mandato al massacro mille e mille volte in nome di una retorica criminale, per favore, basta fanfare, ma solo un rispettoso silenzio. E, se possibile, un po' di verità.  

 

****

"…abbiamo dunque preso i nostri libri di storia (umili testi di scuola media, non monografie da specialisti) e siamo andati indietro di cento anni di storia italiana in cerca di una "guerra giusta".

Di una guerra cioè che fosse in regola con l'articolo 11 della Costituzione. Non è colpa nostra se non  l'abbiamo trovata…"

da: "L'obbedienza non è più una virtù" - i ragazzi  della scuola di Barbiana e Don Lorenzo Milani

 

Gabriele Calvanelli

 

 

* estratto dai giornali dell’epoca

** Emilio Lussu – Un anno sull’altopiano- Einaudi


 

CernuscoInsieme non si assume nessuna responsabilità legata al presente comunicato

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