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Adozione del PGT Cernusco sul Naviglio

 

Intervento del capogruppo consiliare PRC-SE Ermes Severgnini


Ormai l’abbiamo capito: operare nell’urbanistica in Lombardia significa confrontarsi con la tanto vituperata L.R. 12/2005 “Legge per il governo del territorio”: una legge nota soprattutto per avere sostituito ai Piani Regolatori Generali (PRG) i Piani di Governo del Territorio (PGT) e per le molteplici revisioni che ha già subito nella sua ancor giovane esistenza.

Soprattutto è una legge che reca l’impronta di una concezione di “governo del territorio” contrapposta in realtà all’idea di pianificazione urbanistica. Dalla constatazione dell’incapacità, effettiva già da molti anni, da parte degli strumenti di pianificazione urbanistica di essere concretamente operativi in una realtà di grandi trasformazioni e grandi interessi in gioco, la legge 12 fa derivare un’idea di governo del territorio basata su una grande flessibilità, che permetterebbe di cogliere le “occasioni di sviluppo” offerte dagli attori economici, in contrasto con l’inadeguatezza dei piani causata dalla loro presunta rigidità. Questa impostazione attraversa tutto l’impianto della legge e si riflette sulle singole norme e sul linguaggio stesso impiegato nella stesura.

Però la LR 12 fin dal suo stesso titolo ci ha posto di fronte ad una sfida che dovevamo raccogliere: quella del governo del territorio. La sfida è stata quella di essere capaci di superare la debolezza e l’incapacità che avevano reso di fatto impotente lo strumento del Piano Regolatore Generale di fronte alle pressioni che derivano dalle profonde trasformazioni del territorio e dalla potenza degli interessi in gioco. Dopotutto, non è la legge 12 ad avere introdotto i Programmi Integrati d’Intervento (PII), che sono solo uno dei tanti strumenti di variante in grado di scardinare la struttura dei Piani Regolatori Generali, soprattutto in congiunzione al ruolo che hanno assunto i sindaci (e le Giunte) in rapporto ai Consigli comunali, a seguito della legge per l’elezione diretta dei sindaci e per la composizione strettamente maggioritaria dei Consigli: quante Amministrazioni, purtroppo anche di centro-sinistra, hanno compiuto scelte sciagurate di consumo del territorio a fronte di un interesse pubblico concretizzato in opere realizzate dai privati proponenti; opere che quando si guarda agli effettivi interessi in gioco, appaiono alla stregua delle perline di vetro che gli esploratori europei distribuivano ai nativi delle terre da colonizzare in cambio delle loro vere ricchezze.

Dobbiamo quindi acquistare una reale capacità di governare il territorio con strumenti in grado di reggere le grandi pressioni che su di esso insistono, strumenti in grado di far pesare gli interessi dell’ambiente, degli abitanti, del futuro, sulla stessa bilancia su cui finora hanno premuto solo (o prevalentemente) gli interessi particolari.

Paradossalmente la LR 12 stessa ci fornisce i mezzi necessari: possiamo leggere il Piano di Governo del Territorio per il ruolo che il suo nome gli assegna, utilizzando tra l’altro lo strumento decisivo, che la legge 12 rende obbligatorio in tutti i Piani urbanistici, della valutazione ambientale strategica (VAS).

In primo luogo dobbiamo adottare il Piano ed è per questo che siamo qui oggi. Obblighi di legge a parte, mantenere un Piano Regolatore vigente nell’attuale quadro normativo significa abdicare al ruolo di pianificazione e consegnarsi con le mani legate alla dinamica dei Programmi Integrati d’Intervento. Ovviamente però non basta un Piano purchessia: bisogna rendersi conto che un PGT non può essere semplicemente un PRG rivestito dalle forme che la legge gli assegna; non basta trascrivere il PRG nei documenti che compongono il PGT. Direi che non basta l’urbanistica e non bastano gli urbanisti, per quanto bravi e attenti come lo sono i nostri ospiti.

C’era bisogno di un salto culturale e di qualità, che affrontasse il tema del governo del territorio da un punto di vista ampliamente multidisciplinare e che mettesse in gioco tutte le competenze in grado di governare il territorio. La legge non impone contenuti e forme specifiche al PGT: questo è un grande rischio e lascia la porta aperta alla realizzazione di piani la cui “flessibilità” non è altro che la resa al futuro saccheggio del territorio. Ma ciò ci ha sfidato, di nuovo, a creare un piano che testimoniasse, anche di fronte a chi -come la Provincia- lo dovrà valutare, che si possono –e si devono- realizzare dei buoni Piani di Governo del Territorio.

Preminente è una questione di metodo: un Piano di Governo del territorio deve essere un piano partecipato e non mi riferisco alla semplice adozione degli strumenti di consultazione ordinari, ma a come questi sono stati impiegati: focus group, incontri a tema ed assemblee pubbliche, incontri con le forze politiche e con le Consulte comunali, sono stati accompagnati e sostenuti dal lavoro dei tecnici, che hanno dato e rilanciato letture adeguate alle questioni emergenti. È stata un’esperienza impegnativa, ma solo coinvolgendo gli abitanti in una riflessione sul futuro, sul modello di sviluppo, su un’identità che non sia esclusione degli altri il PGT può trovare il suo ruolo.

Dal punto di vista normativo, sosteniamo la validità del criterio seguito per soddisfare effettivamente l’obbligo di Valutazione Ambientale Strategica (VAS) introdotto dalla legge 12, le cui attività sono state impostate in stretto rapporto con i tempi e le modalità del processo di piano. L’adozione di un approccio rigoroso alla realizzazione della VAS serve anche a testimoniare alle altre istituzioni che ciò è possibile, oltre che obbligatorio, affinché diventi effettivamente parametro di valutazione della legittimità stessa degli strumenti urbanistici. Riteniamo pertanto che la VAS non sia un semplice documento che si conclude con l’approvazione del Piano, bensì un processo che dovrà accompagnarne la vita e la gestione.

Nel merito riteniamo che, fra mille questioni, una priorità sia quella di affermare nei fatti che il processo di continua espansione dell’abitato e di riduzione delle aree naturali ed agricole può e deve essere arrestato, che la continua crescita del consumo di suolo non è ineluttabile e che il territorio “non urbanizzato” ha un valore fondamentale per la vivibilità e l’identità, al pari delle aree costruite ed abitate.

Positivo quindi il ridimensionamento delle previsioni insediative, con la riduzione del 40% di consumo di aree libere rispetto alla capacità residua del PRG vigente, così come apprezziamo il criterio di agevolare gli interventi di ridefinizione del tessuto esistente, quali le opere di completamento ai margini della città, attraverso la minore richiesta di aree compensative rispetto agli interventi che comportano consumo di suolo libero. A questo proposito, mi preme rilevare l’introduzione dei meccanismi di compensazione per cui mediamente per ogni mq di superficie (SLP) realizzata su aree non urbanizzate, 4 mq vengono previsti in cessione in parte esternamente al lotto. Una disposizione già nota all’estero, ad es. in Germania, ma all’avanguardia nel nostro Paese ed in grado di generare nuovi valori ambientali. Inoltre le azioni coerenti con la scelta, già deliberata in precedenza, di ampliare il PLIS delle Cave e renderlo fruibile alla cittadinanza, così come la salvaguardia delle aree di margine intercomunali, realizzano l’obiettivo strategico di tutelare gli spazi aperti.

Altra priorità per noi è rappresentata dall’edilizia sociale come strumento per garantire la ricchezza sociale della città. Il mercato produce per sua natura una selezione per ricchezza, la mano pubblica deve riequilibrare questo iniquo meccanismo garantendo convivenza civile ed evitando la creazione di sacche di emarginazione sociale. In relazione a quanto detto, quelle che sono state definite in Commissione come “piccole iniezioni” di edilizia sociale all’interno di contesti che siano in grado di accoglierli vanno nella giusta direzione.
Così il Piano dei Servizi identifica aree pubbliche per la realizzazione di interventi residenziali destinati all’affittanza, nella consapevolezza che il mercato dell’edilizia convenzionata –che tanto ha significato nella vita della nostra comunità- non sia più in grado da solo di dare risposta alla questione abitativa. L’iniziativa di condominio solidale prevista nello stabile di via P. da Cernusco rappresenta un valore aggiunto in questo ambito.

L’osservazione dell’arch. Longo, nel corso dell’esposizione del Piano dei Servizi, a proposito del notevole transito sull’alzaia del Naviglio Martesana mi suggerisce che un’altra importante questione che incrocia i temi della pianificazione sia quella della scala delle decisioni, già rimarcata negli interventi dei colleghi Oriani e Di Bello. I processi di pianificazione, la VAS, la partecipazione hanno forse un senso molto limitato se si svolgono all’interno dei confini di un solo paese: è essenziale ricercare luoghi di governo di dimensione intercomunale, in grado di interagire con processi materiali che non si fermano sui confini amministrativi. Ma questo, in fondo, riguarda il futuro.

Mi avvio a concludere. Dicevo in apertura che la LR 12 ci ha posto di fronte ad una sfida che dovevamo raccogliere: noi crediamo non solo di averla raccolta, ma di aver giocato la partita con l’impegno e la coerenza che i cittadini si aspettano da noi. I prossimi anni ci diranno se l’avremo anche vinta.



Dichiarazione di voto

Nei prossimi anni la nostra città disporrà di una nuova scuola, un parco solare, una rete ciclabile più fitta, nuove strutture per gli spazi di socialità ed una consistente offerta di case in edilizia convenzionata o a canone moderato.

A nostro avviso, si tratta di una valida strategia di governo del territorio, adeguata alla fase di grave crisi economica, sociale ed ambientale che stiamo attraversando, rappresentata attraverso un quadro d’interventi prioritari, sicuramente realizzabili nel periodo di validità del Piano e orientati a risolvere i problemi più urgenti (case adeguate a prezzi controllati, miglioramento della qualità e dell’efficienza dei servizi pubblici e delle dotazioni sociali, potenziamento della mobilità collettiva e di quella lenta) della nostra comunità.

Lungi da me ogni adesione a logiche concertative, che tanti guasti hanno prodotto in Italia negli ultimi anni; ma se l’Amministrazione saprà cogliere nei prossimi mesi le indicazioni migliorative che verranno dalle forze vive della nostra città, gli esiti non potranno che trarne beneficio. Scarto invece a priori alcune ipotesi rudimentali che ho avuto occasione di ascoltare nel corso del dibattito e che portano ad immaginare il centro cittadino come un polo commerciale fra isole pedonali: una speculazione edilizia con tanti bei vani vuoti da affittare e appartamenti di lusso per una mitica classe facoltosa attratta dai negozi alla moda.

Sosteniamo questo Piano perché ne condividiamo i principi di fondo: la tutela delle aree verdi e delle componenti storiche, l’attenzione all’efficienza energetica, la definizione dei margini della città. È nei presupposti prima ancora che negli effetti del Piano che ci giochiamo la partita che, come dicevo ieri sera in chiusura d’intervento, il prossimo futuro ci dirà se saremo riusciti a vincere.

Rifondazione Comunista voterà pertanto a favore dell’adozione di questo Piano di Governo del Territorio.

Ermes Severgnini
 

CernuscoInsieme non si assume nessuna responsabilità legata al presente comunicato

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