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Salvatore Borsellino a Cernusco sul Naviglio 



L'8 maggio in Piazza Matteotti alle 20.45 ci sarà l'occasione di ascoltare una testimonianza diretta su chi fu Paolo Borsellino, di come visse, soprattutto negli ultimi mesi di vita, e di come, purtroppo, venne ucciso, proprio mentre stava arrivando a colpire il cuore del potere mafioso.
Ancora troppi dubbi sono rimasti irrisolti, anche su una presunta complicità di parti deviate dello Stato. Ma ancora oggi, per fortuna, c'è chi continua a lottare perché la verità venga alla luce. Fra questi Salvatore Borsellino, suo fratello, il quale ha preso come impegno quello di portare per l'Italia il ricordo del giudice e, soprattutto, di smuovere le coscienze per denunciare le ingiustizie che per molti anni Paolo cercò di contrastare con coraggio e dedizione.
Questo incontro è nato dall'idea di alcuni giovani cernuschesi e baranzatesi, rimasti affascinati dal potere persuasivo e dalla passione con cui Salvatore ha parlato del fratello a ottobre, in un auditorium di Rho.
Anche il Comune di Cernusco ha voluto impegnarsi perché questo fosse possibile realizzando una bella sinergia fra giovani, associazioni e istituzioni.
In queste righe, però, vorremmo sottolineare un aspetto particolare: la dimensione della fede nella vita di Paolo Borsellino. E’ questo un lato di cui, forse, non si parlerà nell'incontro ma che è estremamente utile per capire ancor di più lo spessore umano e cristiano del giudice. Ecco alcuni episodi significativi:
Nel settembre del 1991 Vincenzo Calcara, "uomo d'onore" di Cosa Nostra, disse a Borsellino: "non deve aver più paura, io che dovevo ucciderla sono in carcere" (l’intervista a Vincenzo Calcara è pubblicata in Famiglia Cristiana n.32 del 5 agosto 1992). Paolo sorrise e rispose: "paura? ma tu non sai che è bello morire per cose in cui si crede; volevate uccidermi a Marsala?, a Palermo dovete uccidermi, è più facile". Soggiunse: «un cristiano non teme la morte», mostrando la Sua profonda adesione alle parole: «chi vuol salvare la sua vita la perderà, e chi la perderà l’avrà salvata».
Pochi mesi dopo, il 19 luglio 1992, proprio a Palermo, la vita di Paolo Borsellino veniva stroncata nella strage di via D'Amelio.
Borsellino sapeva che conducendo le indagini per l’assassinio del suo fraterno amico Giovanni Falcone si sarebbe esposto a morte quasi sicura. Tuttavia accettò di fare molto più che il proprio dovere, ed espresse questa accettazione, accompagnata da una esplicita professione di fede nella vita eterna, commemorando Falcone nella chiesa di Sant'Ernesto in Palermo il 23 giugno 1992, alla presenza del cardinale Pappalardo: «Giovanni Falcone lavorava con perfetta coscienza che la forza del male, la mafia, lo avrebbe un giorno ucciso. Francesca Morvillo stava accanto al suo uomo con perfetta coscienza che avrebbe condiviso la sua sorte. Gli uomini della scorta proteggevano Falcone con perfetta coscienza che sarebbero stati partecipi della sua sorte. Perché non è fuggito, perché ha accettato questa tremenda situazione, perché non si è turbato, perché è stato sempre pronto a rispondere a chiunque della speranza che era in lui? Per amore! Se egli è morto nella carne, ma è vivo nello spirito, come la fede ci insegna, le nostre coscienze, se non si sono svegliate, debbono svegliarsi! La speranza è stata vivificata dal suo sacrificio, dal sacrificio della sua donna, dal sacrificio della sua scorta». Borsellino è stato ucciso di domenica, il sabato era andato in chiesa a confessarsi, ed aveva ricevuto la comunione nel suo ufficio.
L'8 Maggio, con Salvatore Borsellino ci sarà anche Gioacchino Genchi, collaboratore di Paolo Borsellino e del giudice Falcone: anche lui potrà aiutarci a penetrare nella realtà della lotta alla mafia non solo ieri ma soprattutto di oggi, e anche qui al Nord.
Di sicuro verremo provocati dalle parole di questi due testimoni. Non dovremo però cascare nell'intendere i loro discorsi come politici: la legalità non è di destra o di sinistra, è un valore umano in sé. Speriamo che possa davvero essere una bella occasione di ascolto e di confronto.

Silvio e Paolo Rotondi
 

CernuscoInsieme non si assume nessuna responsabilità legata al presente comunicato

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