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Le parole che avrei voluto dire… 

 

Domenica 28 giugno alle ore 19,30 presso la grotta di Lourdes di Acquate (Lecco) Mons. Giuseppe Locatelli ha celebrato la S.Messa  “50esimo” di ordinazione sacerdotale.

La S.Messa è stata preceduta da una proiezione di un film (una serie storica di foto sulla vita e le persone che lo hanno accompagnato nel suo servizio sacerdotale) commentato da Ruggero Nava. Il film, realizzato da Sergio Pozzi, ha rischiato di non essere “visto” per problemi tecnici del lettore di dvd ma poi, fortunatamente, i problemi sono stati risolti.

Una bella giornata ha fatto da cornice alla festa ed ha permesso la celebrazione della S.Messa nella grotta di Lourdes, una “prima” per il ns. celebrante ma anche per la maggior parte degli invitati provenienti da Cernusco, Magenta, Monza e Inzago.

Pur essendo natio di quei luoghi manzoniani (è qui infatti che il Manzoni ambienta il racconto dei Promessi Sposi: “quel ramo del lago di Como che volge a mezzogiorno….”)  il ns. Don Giuseppe ha voluto precisare che il suo modo di essere sacerdote non è mai stato alla maniera di Don Abbondio  anzi di aver sempre agito con libertà e determinazione anche in situazioni pastorali difficili.

Il destino l’ha portato, al termine della sua “missione sacerdotale”, nei luoghi natii dove ha potuto rincontrare  e riabbracciare gli amici d’infanzia, di scuola, di università e alcuni parenti che non vedeva da diversi anni.

Ora abita in un appartamento in quel di Rancio, uno dei quattordici paesi che il duce decise di raggruppare chiamando Lecco la città frutto di quella unione, situato vicino al  paese di Acquate che gli ha dato i natali.

Don Giuseppe è adesso  un prete in “pensione” per raggiunti limiti d’età (75 anni è il limite) ma  non conduce una vita da pensionato perché il Parroco, conoscendo il suo talento, gli ha affidato compiti importanti che lo tengono  quotidianamente impegnato anche se ha sicuramente più tempo libero per sè che gli consente, tra le altre cose,  di  preparare bene le omelie che sono sempre più approfondite, ricche di spunti e suggerimenti ma, sentendo qualche parrocchiano,  anche più lunghe (!!).

Al termine della S.Messa siamo stati invitati ad un rinfresco dove abbiamo potuto festeggiare il ns. amato Don Giuseppe; in questa occasione l’amico Giuseppe Colombo mi ha insistentemente invitato a fare un discorso di saluto e ringraziamento.

Non mi sono sottratto all’invito tuttavia, poiché non ero assolutamente preparato, vorrei ora completare quel discorso perché Don Giuseppe merita sicuramente di più di quel che ho sommariamente detto.

Per chi non ha avuto modo di conoscerlo riassumo brevemente la sua storia di prete. Don Giuseppe è stato inviato a Cernusco nel lontano 1959 e malgrado l’incarico ricevuto fosse di coadiuvare l’anziano parroco di allora Mons. Giudali, lo stesso decise di affidargli la gestione dell’oratorio (“qui il parroco sono io e quindi  decido io!!!”).

Fu però la sua fortuna.  Don Giuseppe si immerse completamente nella sua nuova missione con grande slancio e passione gestendo circa seicento ragazzi ai quali profuse molte energie ma ottenendo in cambio grandi soddisfazioni e tessendo tante amicizie che gli sono rimaste nel tempo.

La società di quei tempi era ben diversa da quella attuale, l’oratorio era il luogo dove incontrarsi e socializzare  e tuttavia  Don Giuseppe ebbe l’intuizione che fare il prete significava andare incontro alla gente, aprirsi agli altri anche e soprattutto a quelli che, dal punto di vista religioso,  la pensano in modo diverso.

La sua casa fu un esempio di totale apertura al prossimo: in qualsiasi ora potevi incontrarlo, parlare, confidargli i tuoi problemi, i tuoi dubbi di fede e ottenendo in cambio risposte, aiuto e comprensione. La presenza inoltre di suo padre,  per tutti “pà Gustin”, rendeva straordinariamente facile  l’immediata accoglienza.

Per tutti quelli della mia età ma anche per quelli più grandi e più piccoli è stato un punto di riferimento importante. Don Giuseppe sapeva intercettare adolescenti, giovani e adulti, a volte, in assenza di adeguate risposte, utilizzava un approccio provocatorio, quasi di sfida  ma spesso questo metodo  funzionava perché dopo un inizio di dialogo un po’ forte riusciva a “farsi amico” ed iniziava un percorso di amicizia ed a volte di conversione.

Ricordo con nostalgia i campeggi, vissuti principalmente come momento di svago ma anche di riflessione, ricordo inoltre che, durante il ns. turno, Don Giuseppe invitava alcune persone più grandi la cui  testimonianza, attraverso il loro vissuto, ci è stata d’aiuto nelle nostre future scelte.

Don Giuseppe è stato in seguito parroco a Magenta, successivamente il Cardinal Martini l’ha voluto con sé affidandogli l’incarico di Vicario episcopale (per ben  due mandati).

Infine ha chiesto ed ottenuto di tornare a fare il parroco. E’ stato quindi inviato ad  Inzago dove è rimasto fino al 31 agosto dello  scorso  anno.

Io, insieme ad un gruppo di amici, lo abbiamo sempre seguito e ancora adesso, circa una volta al mese, andiamo a trovarlo e continua a rappresentare per noi una significativa guida spirituale.

Anche a nome di tutti quelli che lo hanno conosciuto ed amato desidero ringraziarlo per tutto quello che ha fatto e per il dono dell’amicizia  di cui siamo particolarmente grati.

 

Vittorino Cazzulani
 

CernuscoInsieme non si assume nessuna responsabilità legata al presente comunicato

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