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Il dialogo continua...

 

Caro Giuseppe, trovo piacevole questo scambio di idee e vedere che le differenze si assottigliano mi incoraggia a continuare l’analisi sulla resistenza cercando di raccogliere i punti piú rilevanti.

Lasciami fare un breve riassunto:

1) la resistenza è stata condivisa da tutte le forze politiche, dai democristiani ai comunisti e da giovani senza un preciso orientamento politico.

2) Ai margini del fenomeno principale si sono verificati episodi tragici che è bene ricordare ma che nulla tolgono allo spirito e al senso dell’avvenimento dominante.

3) Non credo sia possibile stabilire una classifica di importanza fra l’azione partigiana e l’intervento alleato. Ci fu piuttosto una cooperazione, uno scambio di informazioni e una concomitanza di obiettivi al punto da poter affermare che la resistenza non sarebbe stata possibile senza le armi degli alleati (anche per le formazioni comuniste) e, dall’altra parte, la campagna alleata avrebbe richiesto un tributo di sangue forse pari allo sbarco in Normandia se i partigiani non avessero impegnato intere divisioni della Wehrmacht sulle montagne e in pianura.

4) I massacri dei partigiani di Tito nulla hanno a che vedere con la resistenza italiana poiché i loro obiettivi erano territoriali e nazionalisti e la questione continuó anche dopo la liberazione con le note vicende di Trieste e la Dalmazia, questione ancora oggi non del tutto sopita.

5) Anche fra i massacri dell’ex seminarista Iosseb Bessarionis dse Dschughaschwili, detto Stalin, georgiano, e la resistenza italiana non vedo punti in comune. Come ho giá detto sopra, i partigiani italiani, anche quelli comunisti, venivano riforniti di armi principalmente dagli inglesi coi quali scambiavano obiettivi e “intelligence”.

6) È vero, comunismo e democrazia non hanno punti in comune. Comunismo democratico o democrazia comunista sono ossimori. Ció non di meno i comunisti italiani, oltre che alla resistenza, parteciparono alla Costituente, al primo governo De Gasperi e alla vita democratica del Paese tanto è vero che, lo testimoni tu, negli anni in cui capi del Governo, ministri degli Interni e capi dei servizi segreti italiani mettevano in pericolo la democrazia del nostro Paese creando mostri capaci di seminare bombe nelle banche, nelle piazze e sui treni, le “guardie rosse” del PCI venivano a scortare te il Fedele Melzi (che amichevolmente saluto) perché potessi partecipare alle commemorazioni del 25 aprile.

7) È vero, molti furono improvvisamente “partigiani” il 25 aprile e nei giorni successivi. Niente di nuovo sotto il sole e non ne farei un motivo di scandalo. Anche un famoso ladrone medio - orientale allacciato al palo del supplizio si rivolse al suo vicino condannato ingiustamente e gli disse: “Ricordati di me quando entrerai nel tuo Regno” e, si racconta, il suo ravvedimento pochi minuti prima della morte fu sufficiente a salvarlo dal fuoco eterno. Allo stesso modo il padrone della vigna pagò i manovali che aveva assunto il pomeriggio con pari salario dei manovali che aveva assunto il mattino. Non ne farei quindi una questione temporale quanto piuttosto una questione di intenzioni. Ci furono molti che anche dopo il 25 aprile non cambiarono mai.

 

Detto questo, mi sembra che la questione rimanga quella di volgere lo sguardo al presente e riflettere su un futuro possibile. Sulla questione di cambiare la Costituzione “che fa acqua da tutte le parti”, mi sembra si debba riflettere e agire con molta cautela, non perché tutto deve restare immutato e immutabile, ma perché, purtroppo, la diligenza è stata assaltata da una banda di massoni, fascisti, camorristi e razzisti e, se lasceremo loro il compito di cambiare la Costituzione, la vedo un po’ brutta. Non lo dico per passione politica o in nome di un’ideologia, la passione acceca e ho imparato a diffidare delle ideologie, ma credo che i fatti di cronaca siano base sufficiente per sostenere ció che ho appena affermato. Ora la banda prosegue il suo percorso con una strategia che sembra quella di un generale in battaglia e che assomiglia molto alla patologia dell’AIDS. Prima di tutto indebolire le difese: l’artiglieria nemica se si tratta di una battaglia campale, il sistema immunitario se si tratta del Virus HIV. Per questi signori, dopo aver bombardato per una stagione intera le nostre piazze, i nostri treni, le nostre banche, la strategia è continuata con il leit motiv del superamento della logica fascismo – antifascismo. Poi arrivarono quelli che volevano costruire un muro sulla riva destra del Po e che oggi vogliono “ributtarli tutti in mare”. Seguirono i proclami contro il “giustizialismo”, le leggi salva-questo salva-quello, il famigerato lodo Alfano e il ddl sulle intercettazioni. Ora siamo alle leggi che “non devono essere influenzate dalla fede” perché lo Stato deve essere “Laico, laico, laico!” In questo modo alle generazioni piú giovani è stata rubata la conoscenza del passato violento e sanguinario della dittatura, è stato inoculato il virus del razzismo e della discriminazione nei confronti del diverso e del povero, è stata data l’idea di una Giustizia che è da ostacolo alla realizzazione personale e che puó, anzi deve, essere aggirata se si vogliono realizzare obiettivi importanti e viene loro insegnato che la fede (e la morale) è fatto privato e non ha spazio nella vita delle relazioni sociali. Che mondo Giuseppe! Credevo che uno scenario del genere fosse possibile solo nei film di fantascienza e ci ritroviamo nel bel mezzo! Cosa faranno i “nostri” quando non ci sará piú nessuno a difendere la diligenza?

Te lo dico io: si mangeranno anche i cavalli e i passeggeri derubati e violentati applaudiranno  ai margini della strada sventolando bandierine! Ecco perché il ricordo deve restare vivo e non cadere nella trappola di una resistenza buona e una cattiva. Perché dopo avere delegittimato una parte della resistenza, delegittimato una parte della giustizia, delegittimato una parte della popolazione per il colore della pelle o per la fede religiosa, la strada sará libera perché questi uomini d’onore possano celebrare indisturbati i loro baccanali sul cadavere della societá civile e solidale. Come devo concludere questa mia riflessione giá lunghissima per questi spazi? Oh tempora, oh mores? Oppure: mentre a Roma si discute cade Sagunto? Non lo so Giuseppe. Spero che a te e a me non venga mai a mancare la capacitá di guardare un po’ oltre le differenze ideali e la capacitá  di individuare con un po’ di lungimiranza il nocciolo della questione per poter passare il testimone alle generazioni che dietro di noi premono per salire sul palcoscenico della vita sociale. In questo senso ti saluto con affetto.

Stefano Comi


 

CernuscoInsieme non si assume nessuna responsabilità legata al presente comunicato

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