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E’ POSSIBILE IN FUTURO
UNO SCENARIO POLITICO DIVERSO?
 


Il ns. Paese ha  un deficit di rappresentanza politica sia locale che nazionale.

Gli attuali contenitori  (matriosche che hanno al loro interno una somma di partiti vedi PDL  e PD) non assolvono più ormai alla difesa degli interessi dei cittadini  elettori.

La società civile è purtroppo assente,  esclusa  dai processi decisionali che sono  appannaggio dei soli partiti nazionali che operano in costante  contrapposizione con l’obiettivo, sovente, di manipolare la comunicazione per ottenere un successo elettorale. Siamo in continua campagna elettorale dove l’interesse dei cittadini è secondario all’interesse del partito o della coalizione.

L’evidenza empirica testimonia, ormai da diversi anni, come  nel  “treno Italia”  si stia sempre più distanziando  la locomotiva dai vagoni.   Il Nord,  con fatica, sta cercando di rimanere agganciato all’Europa che innova, che produce. Il Sud, al contrario,  arranca,  è preda di interessi corporativi ed il luogo in cui  l’industria e l’imprenditoria locale devono  fare i conti con mafia, ‘ndrangheta e camorra che ne limitano ogni possibilità di crescita e  sviluppo.

Il governo  cerca di tenere unito il “treno Italia”  con politiche che di fatto però ne rallentano la corsa e rischiano di farlo  arrivare tardi ad appuntamenti importanti quali, per esempio,   l’Expo’ del 2015.

Anziché favorire la corsa della parte più sana e produttiva del Paese, sciogliendola dai lacci che la trattengono,  il governo nazionale, con la Lega  che a parole dice di difendere gli interessi del Nord ma che nei fatti subisce le scelte degli altri, opera  “contro” emanando leggi e decreti   che vanno nella direzione opposta. Nel frattempo  stiamo assistendo al sorgere di una trasversalità politica locale che potrebbe diventare il germoglio di una futura classe politica scevra dagli attuali contenitori.

Questa trasversalità  è sicuramente una espressione di coraggio, di buon senso e di dialogo con le forze civiche, con i cittadini che per primi riconoscono gli errori politici e indicano le migliori soluzioni  ai  rappresentanti politici locali.

L’attuale opposizione politica in Parlamento  è sostanzialmente inesistente,  impegnata com’è nel risolvere le beghe intestine; ma non ha brillato neanche nel passato, quando era al governo,  nel favorire scelte che aiutassero la parte più produttiva del Paese ed ora, diversi politici di spicco del Pd del Nord,  si stanno accorgendo  (della serie “non è mai troppo tardi …”) che forse occorrerebbe  preoccuparsi di salvaguardare gli interessi di questa parte del Paese  creando un partito ad “hoc”  che tuteli tali interessi.

Una volta costituito il PD del Nord diventerà necessario  un dialogo sempre più serrato con l’altro partito del Nord,  ovvero la Lega,  perché entrambi cercheranno di salvaguardare medesimi  interessi. Ma anche il PDL del Nord potrebbe subirne le conseguenze con una possibile scissione. E’ fantapolitica? Cambieranno davvero gli scenari politici? E’ possibile e a mio avviso auspicabile. Un rimescolamento politico dettato dal pragmatismo e realizzato da uomini politici di provata capacità che hanno dimostrato di possedere attenzione ai processi sociali e culturali (Chiamparino, Cacciari, Formigoni, Tremonti). Sarebbe una scossa forte capace di rompere le incrostazioni che rendono difficile ogni significativo  cambiamento.

 Al Nord sta crescendo la cultura della difesa del territorio, della raccolta differenziata, dell’energia pulita alternativa al petrolio, dell’attenzione verso l’ambiente e della qualità dell’aria che respiriamo.

Anche al Sud ci sono analoghe sensibilità soprattutto sta crescendo l’energia eolica grazie anche  alla particolare conformazione del territorio, tuttavia  abbiamo visto come sia stato difficile risolvere i problemi dei rifiuti a Napoli e dintorni la cui responsabilità è da attribuire sicuramente ad una classe  politica incapace, forse collusa con la camorra, ma che è rimasta lì, comunque, a pontificare malgrado il disastro compiuto, “incollata” alle poltrone.

La soluzione “nazionale”  dell’Alitalia è stata una scelta voluta dall’attuale governo ma non indolore per i cittadini contribuenti che, attraverso la “bad company”, si sono dovuti  caricare i maggiori costi  e dove tangibilmente si è vista la trasversalità politica locale difendere gli interessi del Nord e dell’aeroporto  Malpensa (insieme alle opposizioni, hanno manifestato contrarietà al governo il sindaco di Milano Letizia Moratti, i rappresentanti della Lega e il governatore della regione Lombardia Formigoni che sono le espressioni locali delle forze politiche di governo).

I cittadini delle città  limitrofe all’aeroporto di Linate, insieme ai loro sindaci, hanno manifestato la loro opposizione all’attuale piano delle rotte e a favore di un ridimensionamento dell’aeroporto. Purtroppo senza ottenere esiti positivi. in questi giorni è arrivato un  insperato aiuto dal presidente della Cai  che propone  una sensibile riduzione del traffico aereo di Linate  se non addirittura una chiusura totale. I rappresentanti politici locali (Letizia Moratti, Formigoni ed in queste ultime ore anche Penati) hanno però preso le distanze da questa proposta. Il motivo di questa avversione aprioristica è determinato dalla paura di veder ridotta ulteriormente la copertura di un servizio per i milanesi. Ma non è così. Se si vuole implementare Malpensa occorre negoziare con il nuovo soggetto Alitalia ovvero Cai. La strada per un accordo passa attraverso il ripristino di Malpensa come hub, reintroducendo tutti i voli intercontinentali soppressi e togliendo a Fiumicino, Parigi e Francoforte la possibilità di diventare alternative per i voli intercontinentali. Linate non può fare però concorrenza a Malpensa. Naturalmente,  se si chiudesse Linate,  ci ringrazierebbero le ns. orecchie e i ns. polmoni.

Sull’inutilità delle Provincie  è già stato detto e scritto  molto  ma siccome sono il luogo dove poter gratificare tanti aderenti ai partiti ecco che nessuno si fa protagonista nel proporre la cancellazione dimenticando che questa operazione porterebbe ad un significativo risparmio nei conti pubblici.

Anche la riduzione dei  parlamentari era, in campagna elettorale, una riforma voluta e  condivisa dalla maggior parte dei partiti  però, questa riforma non procede così come  il  “federalismo”  segna il passo lasciando che altre riforme ritenute più urgenti (?) le superino continuamente.

Inoltre abbiamo visto che “il patto di stabilità” vale per alcuni e non per tutti. Per Roma e Catania ci sono, evidentemente, regole diverse. Come nel libro di George  Orwell   “la fattoria degli animali” “ tutti gli animali sono uguali ma alcuni sono più uguali degli altri”. 

E’ del tutto evidente che la ns. classe politica fatica ad innovarsi ed i rappresentanti sono sostanzialmente gli stessi da diversi anni  mentre cresce la distanza con i cittadini elettori.

La crisi economica e finanziaria che il mondo sta attraversando e  che colpirà, purtroppo,  in modo crescente i cittadini  potrebbe essere la “molla” che farà scattare le tanto attese riforme.  Certo che  sperare nella crisi per ottenere delle riforme vuol dire che siamo messi proprio male:  è come sperare nella pioggia per spegnere  l’incendio perché non ci sono i pompieri.

Vittorino Cazzulani

 

CernuscoInsieme non si assume nessuna responsabilità legata al presente comunicato

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