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A Rimini da protagonisti

 

“O protagonisti o nessuno”: il titolo della 29a edizione del Meeting per l’amicizia tra i popoli che si è tenuto dal 24 al 30 agosto è stato ispirato da una frase di don Luigi Giussani: «Protagonista non vuol dire avere la genialità o la spiritualità di alcuni, ma avere il proprio volto, che è, in tutta la storia e l’eternità, unico e irripetibile».

Che cosa significa essere protagonisti per la mentalità odierna? Significa avere come scopo nella vita il successo, diventare superuomini; l’ideale dominante è il “divo”, ovvero l’uomo che si erge a Dio. Nel tentativo di essere libero, si ritrova invece schiavo delle circostanze, delle cose e, ovviamente, della riuscita.

Ma un uomo che conta solo sulle sue forze è destinato, prima o poi, a fallire. L’esito inevitabile di questo processo è lo scetticismo e il cinismo. Il vero protagonista è, invece, l’uomo stupito che fa la scoperta commovente -che scaturisce sempre da un preciso incontro con la realtà- di avere un volto unico e irripetibile. Un uomo libero: libero perché, quasi per una sorta di paradosso, è consapevole di essere legato all’origine della vita stessa, a quel disegno misterioso da cui intuisce che ogni cosa dipende. Un uomo religioso: capace di rapportarsi con la realtà tutta ammettendo la categoria della possibilità, e disponibile  ad una possibile rivelazione. Un uomo irriducibile: che non può accontentarsi di nessuna riduzione ideologica, né biologica né storicistica. Un uomo che conosce perché ama: abbracciando le persone e le circostanze della vita, quelle felici e quelle dolorose, vuole giudicare tutto nella continua ricerca del significato ultimo per cui la realtà è fatta.

Questo il filo rosso che si è dipanato attraverso i 150 incontri e tavole rotonde, i 333 relatori, le 12 mostre, i 24 eventi di spettacolo, gli appuntamenti sportivi e soprattutto grazie al lavoro dei volontari giunti anche da Paesi come Ucraina, Kazakhstan, Giordania, Messico, Honduras, Brasile.

Gli incontri del ciclo “Si può vivere così” hanno offerto la testimonianza di persone appassionate alla propria umanità, che nell’incontro cristiano hanno trovato la risposta al bisogno infinito del loro cuore e sono diventate perciò protagoniste: Vicky e Rose tra i malati di AIDS di Kampala, Cleuza e Marcos Zerbini tra i senza terra di San Paolo, padre Aldo Trento ad Asunción, Rosetta Brambilla a Belo Horizonte, suor Elvira e Margherite Barankitse, Il loro dire di sì al Mistero li ha resi protagonisti e questo è all’origine anche del cambiamento sociale che le loro storie hanno documentato. Così la mostra sulle carceri è stata una continua possibilità di incontrare la stessa novità nella presenza fisica dei carcerati (della Coop. di lavoro Giotto che opera nel carcere di Padova) che facevano da guida. Allo stesso modo, nella testimonianza di Eugenio Borgna e Giancarlo Cesana un tema esistenziale come la solitudine è stato affrontato non come questione psicologica, ma come strada alla scoperta dell’originale dipendenza di ogni uomo che apre all’incontro con Qualcuno a cui poter credere.

Gli interventi di personalità della Chiesa, dal cardinale Bagnasco al cardinale Tauran a monsignor Mamberti, fino ai vescovi Pezzi, Fisichella, Negri, Hinder (vicario apostolico d’Arabia Saudita) ha reso evidente che l’apertura verso l’altro nasce dalla coscienza della propria identità e che la fede cattolica mette nelle condizioni ottimali per incontrare chiunque sulla base della comune esperienza elementare, come è accaduto con gli anglicani Hauerwas e Milbank, con gli ortodossi Mescrinov e Polujanov, col buddista Habukawa e con l’ebreo Weiler.

In un momento in cui la situazione internazionale è confusa e carica di tensioni, il Meeting, fedele alla sua storia, è stato il luogo di un dialogo per la pace, i diritti dell’uomo e la convivenza tra i popoli, con personalità internazionali come l’ambasciatore USA Mary Ann Glendon, il segretario della Lega araba Moussa, gli economisti Krueger  e Attali.

Quanto alla politica, particolarmente quest’anno in primo piano sono stati i temi - quali federalismo, welfare, sussidiarietà, istruzione – e non il gossip o le schermarglie fra avversari. Più d’uno fra i politici e imprenditori presenti a Rimini si sono sorpresi nel riconoscere che il Meeting reale è cosa del tutto diversa e ben più interessante rispetto a quello troppo spesso rappresentato nei media.

Al Meeting si è rinnovato l’incontro con intellettuali e scrittori che hanno documentato che la cultura non è un fenomeno da accademia, ma nasce all’interno di una appartenenza e si documenta come coscienza critica e sistematica di un’esperienza. Questo hanno testimoniato Aaharon Appelfeld, Michael O’Brien, John Waters e Gianpaolo Pansa, Javier Prades, Enzo Bettiza e Ivanovna Ljudmila Saraskina.

Così lo spettacolo inaugurale ha riproposto i Cori da “la Rocca”, capolavoro di T.S. Eliot, con quel drammatico interrogativo - «È la Chiesa che ha abbandonato l’umanità, o è l’umanità cha ha abbandonato la Chiesa?» -, a cui la settimana del Meeting ha cercato di rispondere positivamente con la realtà di circa 4.000 volontari e di oltre 700.000 presenze, che hanno mostrato la realtà di un popolo per il quale la fede è l’esperienza di una soddisfazione perché corrisponde al bisogno che ogni uomo è, ed è l’inizio di un percorso della conoscenza che fa entrare ogni volta di più nella realtà da protagonisti.

                                                                                                              Luigina e Angela


 

CernuscoInsieme non si assume nessuna responsabilità legata al presente comunicato

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