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 La nuova Alitalia: un pastrocchio all’italiana


Senza entrare nelle logiche del dibattito politico vorrei permettermi di contribuire tecnicamente al dibattito sul ruolo del sistema aeroportuale Lombardo e sulla nuova Alitalia.

Parto con un paio di riflessioni sul secondo punto per poi allargare la discussione al sistema degli aeroporti “milanesi”.

La domanda di fondo è semplice: quali imprenditori non avrebbero accettato di investire sulla nuova Alitalia? Pochi direi, infatti la nuova Alitalia rappresenta solo il ramo remunerativo dell’azienda (good company) in quanto la cosiddetta Bad company cioè la parte in perdita viene assorbita dallo Stato cioè i contribuenti, che da un lato hanno visto andare in fumo i 300 milioni di euro del “prestito ponte” dall’altro devono vedere le proprie tasse  utilizzate per ripianare i debiti della vecchia Alitalia. Non solo ma gli esuberi, se leggete bene, di gran lunga superiori alle stime del piano Air France della primavera scorsa, verranno riassorbiti o comunque avranno ammortizzatori sociali per un periodo di 7 anni. Come 7 anni? Si, 7 anni, alla faccia degli altri lavoratori per cui valgono le regole “normali”, è evidente come vi sia una disparità di trattamento nei confronti dei lavoratori.

Sorge il dubbio come hanno sostenuto diversi economisti su diversi quotidiano nazionali che si socializzino le perdite e si privatizzino gli utili….

Inoltre c’è un altro aspetto che è da analizzare in modo approfondito: per poter attuare il piano è stata modificata la norma sull’antitrust cioè una norma che dovrebbe garantire la concorrenza. Il motivo è semplice la terza tratta più remunerativa d’Europa, la Roma Milano diverrà un monopolio della nuova compagnia mentre fino ad oggi vi era una seppur debole competizione tra Air ONE e Alitalia. Con il piano oggetto di discussione la nuova compagnia avrà il monopolio della tratta (ma anche del Milano Napoli)…..

C’è chi dice che è positivo che Air France voglia diventare un azionista di minoranza, positivo lo è ma bisogna vedere per chi. Sicuramente per Air France che entra in una compagnia sgravata di tutti gli esuberi con solo le tratte remunerative.

Veniamo al sistema aeroportuale lombardo: inutile dire che le politiche che hanno portato ad avere aeroporti a Torino, Genova, Parma, Bologna, Bergamo, Brescia, Verona, Venezia, Treviso ma anche Cuneo, Albenga (con la nuova tratta Albenga Roma), Aosta, Forli, Rimini non hanno aiutato molto Malpensa ma questo potrebbe essere vista solo come una sterile polemica. Il problema vero è duplice: da un lato la ir-raggiungibilità di Malpensa (provate a vedere i collegamenti che hanno gli altri scali HUB di Europa, non i soliti Londra, Parigi o Francoforte ma Manchester, Oslo, Copenaghen, Monaco, Barcellona  e poi vedete  quale strada si deve fare da Bergamo o Piacenza o Cremona per raggiungere Malpensa e la risposta è immediata) e dall’altro una carenza di collegamenti intercontinentali che da sempre e non solo nell’ultimo periodo ha caratterizzato lo scalo (nessun volo per Los Angeles, nessuno per San Francisco, nessuno per Melbourne, uno per New York, da Parigi ne partono dai 3 ai 5 al giorno).

Come fare allora?  Siamo sicuri che Linate e Malpensa siano alternativi? Siamo sicuri che i nuovi soci tra 5 anni non venderanno le proprie quote a Lufthansa o Air France facendoci tornare al punto di partenza anzi peggio.

La sensazione che si ha è che manchi un piano complessivo legato al sistema competitivo Lombardo e che ci si limiti a trovare la soluzione che nel breve periodo trovi il maggior consenso possibile.

Alcuni si potranno anche domandare: è fallita Swissair, è fallita Sabena non poteva fallire Alitalia? Forse no, e forse è stato meglio così, la questione è un’altra che non si spacci una socializzazione delle perdite per un salvataggio da parte di privati di una compagnia oramai fuori mercato e soprattutto si garantisca il principio della concorrenza e della ricerca della competitività del sistema Italia nel suo complesso magari a discapito di alcuni interessi particolari.

Prof. Emanuele Vendramini

CernuscoInsieme non si assume nessuna responsabilità legata al presente comunicato

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