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Aborto come dolorosa scelta e non pena di morte

 

 

Pena di morte e aborto, trattano entrambi del tema della morte, ma le entità che lo compiono sono diverse. Mi pare che si metta in discussione l’arroganza del potere di uno Stato sulla vita dei suoi cittadini, per avvalorare la tesi che l’aborto è un omicidio, per cui va condannato.

 

Partiamo dal perché è giusto definire “arrogante” uno Stato che utilizza la pena di morte come esito di una condanna, citando Cesare Beccaria:

« Parmi un assurdo che le leggi, che sono l'espressione della pubblica volontà, che detestano e puniscono l'omicidio, ne commettano uno esse medesime, e, per allontanare i cittadini dall'assassinio, ordinino un pubblico assassinio. » Cesare Beccaria, 1764 “Dei delitti e delle pene”

 

In uno Stato moderno, le norme sono vagliate dalle camere dei rappresentanti politici, che hanno la delega a legiferare. E i rappresentanti devono farsi portavoce dei bisogni e delle aspirazioni provenienti dalle varie istanze territoriali e dai vari gruppi sociali, operando una sapiente operazione di mediazione, ispirando la propria azione al “bene pubblico super partes”, evitando di seguire o peggio inseguire gli “umori” della base, che sono sensibili al fatto di cronaca del momento.

 

Lo Stato moderno parte dal presupposto dell’inviolabilità dell’uomo rispetto alla legge e allo stato: la locuzione latina “habeas corpus” si riferisce al diritto di difesa dell’arrestato, e rappresenta nel corso della storia un importante strumento per la salvaguardia della libertà individuale contro l'azione arbitraria dello stato. Tale sistema è stato inserito nell'importante documento della Magna Charta successivamente a rivendicazioni di baroni inglesi.

 

Il bene pubblico coinvolge tutti i cittadini, tutte le classi, tutte le posizioni civili e penali. Il diritto dovrebbe essere una certezza per tutti, e chi lo viola va confinato in un’area in cui la sua pericolosità è annientata. Confinato ma non eliminato, perché oltre 100 anni di studi psicologici e sociologici hanno evidenziato che le contraddizioni sociali si riflettono sui comportamenti individuali. E di questo lo Stato deve tenerne conto.

 

Ed anche l’etica della società stessa. Il perdono è una conquista del cristianesimo, compiuto 2000 anni fa. Nel Nuovo Testamento Gesù richiama più volte al perdono e condanna l'episodio della lapidazione della donna adultera: « Chi di voi è senza peccato, scagli per primo la pietra contro di lei.»

 

Ma non solo. Lo Stato è l’espressione dell’evoluzione etica di una società, dovrebbe rappresentare l’istanza che rappresenta la mediazione delle culture e delle morali che si incrociano nel territorio. Essendo una mediazione, non può dichiararsi infallibile: come può un’istituzione consapevole della sua fallacia intrinseca, avvalersi del suo potere e decidere la morte di un criminale ? Perché uno Stato deve decidere della vita di una persona, decretando la sua morte, come nelle peggiori dittature ? Lo Stato deve definire le regole, le pene per chi commette i crimini e il quadro dei diritti.

 

In questo senso mentre la pena di morte è un’azione “arrogante” (come drammatico esito di una rogatoria), la legge 194 contiene dei diritti dell’individuo, ovvero la scelta consapevole di un atto. Un atto doloroso, tragico.

 

Un atto che senza una legge, continuerebbe in sedi clandestine e mortali per molte donne (avete in mente il film “Il segreto di Vera Drake” ?). Un atto che riguarda in primis il corpo della donna, perché biologicamente il feto cresce nell’utero femminile ed è una vita potenziale. Per cui è imprescindibile che l’accettazione della nascita di un figlio, debba partire dalla volontà della donna in gravidanza. E’ veramente dannosa l’ipocrisia del “salviamo la vita” a tutti i costi.

 

Perché questa polemica antiabortista coinvolge direttamente chi per ignoranza o per limitazioni economiche non può sostenere un figlio. E uno Stato interclassista deve salvaguardare i diritti dei più deboli, anche in queste scelte dolorose.

 

Secondo me è importante la prevenzione sia dei crimini che degli aborti, con una corretta educazione dei comportamenti. Però è fondamentale salvaguardare il diritto di scelta dell’individuo, nel rispetto delle sue condizioni culturali, sociali ed economiche.

 

Alessandro De Nando


 

CernuscoInsieme non si assume nessuna responsabilità legata al presente comunicato

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