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MOZIONE LEGGE 194:
Voto contrario di Rifondazione Comunista 




Da qualche mese a questa parte è tornata prepotentemente e ingiustificatamente alla ribalta la questione dell'aborto con relativa richiesta di modifica della legge 194. Pur non essendoci una reale emergenza (che invece si riscontra, per esempio, nel campo della sicurezza sul lavoro), se ne parla profusamente in termini allarmistici e -complici l'imminenza delle elezioni e l'eco dei mass media- se ne distorcono pericolosamente i termini.

La legge 194, oltre ad essere una grande conquista di civiltà e progresso ottenuta con lotte e sofferenze dalle donne, ha la caratteristica -che forse non piace a molti- di essere laica e democratica: dà al medico obiettore (e in Italia sono la maggioranza) la possibilità di rifiutarsi di praticare l'aborto, anche quello previsto nei termini di legge; dall'altra parte tuttavia pone la donna nella condizione di poter gestire da sé, a tu per tu con la propria coscienza e la propria consapevolezza, qualcosa che attiene strettamente alla sua intimità fisica e psicologica, senza sentirsi colpevolizzata. Cambiare la 194 vorrebbe dire peggiorare la vita delle donne, relegate come una cinquantina d'anni fa a un ruolo marginale anche per quanto riguarda le scelte legate alla propria persona.

Assistiamo ad una campagna surrettizia e strumentale volta ad equiparare la moratoria della pena di morte (recentemente votata dall’ONU grazie al particolare impegno del nostro Paese) con un’analoga moratoria dell’aborto; equiparazione che respingiamo con forza in quanto inaccettabile sul piano culturale, poiché pone sullo stesso livello donne che responsabilmente decidono della propria vita e di quelle a venire, con Stati che si arrogano il diritto di uccidere un essere umano. Questa campagna mira di fatto ad imporre una revisione restrittiva di una legge dello Stato, confermata da un referendum straordinariamente partecipato e che ha avuto un effetto positivo anche nella nostra regione, debellando la piaga degli aborti clandestini a fronte di una significativa riduzione delle interruzioni volontarie di gravidanza. La pratica dell'aborto esiste da che mondo è mondo (si tratta di una pura constatazione, non di una sua apologia) e come tale sempre ci sarà: la soluzione che può proporre uno Stato civile è quella di normarla con leggi che garantiscano sia la madre che il bambino. Rendere tale pratica difficoltosa, ponendo ulteriori paletti all'iter burocratico o insistendo in un'opera di convincimento che avrebbe il principale effetto di gettare la donna in una spirale di sconforto, umiliazione e colpevolizzazione, sortirebbe solo conseguenze aberranti, come già succede per l'inseminazione artificiale: chi vorrà abortire e non lo potrà fare agevolmente in Italia, se abbiente si rivolgerà a belle e pulite cliniche olandesi, spagnole o francesi, o, in caso contrario, se indigente, rinuncerà o lo farà clandestinamente in Italia o magari in strutture scadenti di Stati dell'Est, con tutti i rischi del caso.

Dare aiuti concreti piuttosto che informare sull'esistenza di consultori e centri per ragazze madri può essere un valido sostegno, ma non centra la complessità del problema. Chi decide di non volere il bambino che ha in grembo ha in genere tutta una serie di forti e imprescindibili motivazioni personali connesse con il proprio vissuto passato o con una certa idea di vita futura, che nessun altro può permettersi di giudicare. Il compito del medico rimane quello di informare correttamente, il compito dello psicologo di sviscerare e sostenere, ma poi la scelta ultima non può che competere alla donna, la quale vive su di sé un dramma che comunque rimarrà un vulnus insanabile per tutta la sua vita.

L’impegno di Rifondazione Comunista in Lombardia per la difesa e la piena applicazione della legge 194 è volto a creare le condizioni perché si diffonda nelle scuole e sul territorio l’educazione alla sessualità libera e consapevole, attraverso la conoscenza dei metodi di prevenzione delle gravidanze non desiderate. Sollecitiamo la Regione e l’ASL a ridare forza e risorse ai consultori pubblici, garantendo la presenza di un adeguato numero di mediatrici culturali e linguistiche e vigilando affinchè il ricorso all’obiezione di coscienza non sguarnisca le strutture pubbliche deputate all’applicazione della legge.
 

Ermes Severgnini
Consigliere Comunale
 

CernuscoInsieme non si assume nessuna responsabilità legata al presente comunicato

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