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Cultura nel XXI secolo 



Le recenti vicende della visita del Papa all’Università La Sapienza hanno riacceso i dibattiti sul rapporto tra cattolicesimo e scienza.
Vorrei condividere pochi pensieri riguardo un aspetto culturale, origine e ragione di quanto accaduto, perché penso sia molto diffuso, nei salotti buoni come nelle chiacchiere che si fanno sulla metropolitana o al mercato.

L’argomento che sembra riassumere tutte le vicende della chiesa cattolica ‘oscurantista’ contro la scienza ‘illuminata’ e che viene riproposto con insistenza quale esempio di una ‘persecuzione’ secolare (ignorando il fatto che la maggior parte dei più grandi scienziati della storia occidentale erano cristiani e che l’università stessa è una creazione del medioevo cattolico) è quello di Galileo Galilei.
Sembra qui vincere una sciagurata intuizione dell’illuminismo, fatta propria da una certa ideologia del XX secolo, ovvero che “una falsità gridata 100 volte diventa una verità”.
Mi sembra giusto quindi ricordare qualche evento ‘realmente’ accaduto.

La terra gira intorno al sole?
Come molti sanno, questa non è una intuizione di Galileo: già alcuni filosofi dell’antica Grecia (nell’antichità il confine tra filosofia, scienza e religione, non era così delineato come oggi) avevano avanzato questa ipotesi.
Galileo, tuttavia, si rifà ad una intuizione di uno scienziato a lui quasi contemporaneo: Nicolò Copernico.
Non molti ricordano, però, che Copernico era un canonico e che aveva installato i suoi strumenti sul campanile della cattedrale di Frauenburg.
La sua opera fondamentale, ‘La rotazione dei corpi celesti’ è pubblicata nel 1543 ed è dedicata a papa Paolo III, anch’egli appassionato di astronomia.
L’imprimatur è di un cardinale domenicano, dello stesso ordine di quelli che condannarono Galileo.
Tra Copernico e Galileo si succedettero 11 pontefici, molti dei quali manifestarono favorevole interesse verso questa ‘teoria’.
Che la Chiesa non fosse ostile alla nuova teoria è testimoniato anche dal fatto che un altro grande scienziato, Keplero, perseguitato dai protestanti luterani per le sue posizioni a sostegno di Copernico, fu accolto come insegnante all’università di Bologna, allora parte dello Stato Pontificio.

Galileo scienziato
Al pari di molti altri uomini di scienze della sua epoca, Galileo si occupava di comprendere e di trovare spiegazioni scientifiche al funzionamento del creato.
Alcune intuizioni degli studiosi di quel tempo sono la base del sapere moderno, altre furono solo supposizioni senza fondamento.
Anche Galileo ebbe intuizioni felici e meno felici (tra queste si ricorda una famosa diatriba con la Specola Vaticana quando, nel 1618, all’apparire di alcune comete in cielo, Galileo sosteneva che erano illusioni ottiche, mentre la Specola sosteneva fossero corpi celesti reali).
Queste diatribe e l’uscita di alcuni testi in cui sosteneva le tesi Copernicane non gli impedirono di divenire membro dell’Accademia Pontificia.

La Specola
Ai tempi di Galileo, la Specola Vaticana era composta da studiosi di grande levatura ed era considerata il massimo organo scientifico dell’occidente.
Come avviene anche oggi nella moderna comunità scientifica, una teoria, per essere ritenuta veritiera doveva ‘dimostrare’ la sua veridicità (chi non ricorda il caso Di Bella?), anche allora, alla Specola, era chiesto di dare il proprio parere sulle numerose teorie che le erano indirizzate da scienziati e istituzioni di ogni tipo (tra queste, ovviamente, anche il Sant’Uffizio).

La pietra dello scandalo
Cosa ha scatenato il ‘caso Galileo?
Nel 1633, anno del famoso processo a Galileo, il sistema tolemaico (il Sole e i pianeti girano attorno alla Terra) e il sistema copernicano (la Terra e i pianeti girano attorno al Sole) erano solo due ipotesi quasi in parità, e molti studiosi cattolici parteggiavano per il ‘novatore’ Copernico.
L’approvazione ecclesiastica per la pubblicazione del saggio ‘Dialogo sopra i massimi sistemi’ (nella quale si affermava che il Sole è al centro dell’universo) era stata concessa a Galileo, a patto che trasformasse in ipotesi la teoria copernicana, che invece Galileo dava per certa. Galileo accettò, ma poi pubblicò il suo libro senza modifiche.
Fu perciò convocato a Roma per ‘provare’ quello che lui affermava come vero.
In quatto giorni di discussioni, Galileo portò un solo argomento a sostegno della sua teoria, ed era sbagliato: Galileo sosteneva che le maree erano provocate dallo ‘scuotimento’ delle acque provocato dal moto terrestre; i giudici-colleghi sostenevano invece che l’abbassarsi e l’alzarsi delle acque era dovuto alla attrazione della Luna.
Così come oggi, le autorità scientifiche non accettano come vere le teorie non provate (chi non ricorda il caso Di Bella?) così la Specola aveva il dovere non condividere come ‘verità’ le teorie di Copernico-Galileo.

Per completezza ricordo che la prima prova sperimentale della rotazione è del 1748 e per ‘vederne’ l’effetto bisognerà aspettare il pendolo di Foucault del 1851.

La condanna e la pena
Su questo tema se ne sentono di tutti i colori: torture, carcere, qualcuno parla addirittura di rogo.
La verità è che Galileo fece di tutto per inimicarsi i giudici; chi non accettava il sistema Copernicano (rivelatosi poi anch’esso inesatto perché il Sole non è il centro dell’universo) era, testualmente, “un imbecille con la testa tra le nuvole”, uno “appena degno di essere chiamato uomo”, “una macchia sull’onore del genere umano”, uno “rimasto alla fanciullaggine”.

Nonostante questo, ecco come venne trattato Galileo.
Durante il processo fu ospitato, a spese della Santa Sede, in un alloggio a cinque stanze con vista sui giardini vaticani e cameriere personale.
Dopo la condanna, gli ‘arresti domiciliari’ (con permesso di ricevere visita da chiunque e possibilità di proseguire le sue ricerche), li trascorse dapprima nella villa Medici al Pincio, poi si trasferì, come ospite, nel palazzo dell’Arcivescovo di Siena, suo grande estimatore, ed infine si sistemò nella sua villa ad Arretri (detta, significativamente, ‘Il gioiello”).
Dopo pochi mesi gli fu tolto anche il divieto di spostarsi liberamente; gli rimase per tre anni solo un obbligo: quello di recitare una volta la settimana i sette salmi penitenziali, cosa che continuò volontariamente fino alla morte.
Morì a 78 anni (9 anni dopo il processo), nel suo letto, munito dell’indulgenza plenaria e della benedizione papale.

Frasi famose
Di Galileo rimane una famosa frase: “eppur si muove”, detta dopo aver ascoltato la sentenza di condanna.
Questa frase fu scritta per la prima volta dal giornalista Giuseppe Baretti nel 1757.
Sembra che Galileo ‘vero’, invece, abbia ringraziato i 10 cardinali (3 dei quali votarono a suo favore) per la mitezza della pena.

Ringrazio la redazione per aver ospitato questi, spero utili, spunti.

Pierluigi Assi

 

CernuscoInsieme non si assume nessuna responsabilità legata al presente comunicato

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