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INDOVINA CHI VIENE A CENA?

 

La “Nota della Settimana” n. 2/2008, dal titolo Migranti: la sfida dell’integrazione, pone finalmente alla ribalta un tema straordinariamente attuale ma incomprensibilmente ignorato dalle cronache cittadine: quello del destino dei migranti e della loro vita nella nostra città.

La “Nota” richiama le strutture educative che a Cernusco svolgono un indispensabile compito di supporto all’integrazione e cita il Corso d’Italiano per Stranieri organizzato dal Circolo ACLI locale, una realtà consolidata che in dieci anni di attività ha contribuito alla sicurezza dei cittadini più di ogni pacchetto legislativo prodotto dalle ondate emergenziali che periodicamente ci investono. Se è irrealizzabile la sicurezza di pochi eletti barricati dentro un fortino che lasci fuori tutti gli “insicuri”, allora occorre muovere passi concreti in direzione della sicurezza di tutti e tutte, a partire dalla elementare necessità di comprendere la lingua del Paese che si è scelto come dimora o anche come semplice luogo di passaggio.

Già, la sicurezza... L’articolo ha il pregio di sollevare il velo deposto su una questione che qualcuno credeva (o magari sperava?) rimossa dalla memoria di questa città: la strumentalizzazione di un fenomeno -giustamente definito complesso- come l’immigrazione attraverso la raccolta di firme contro il cosiddetto Villaggio Solidale previsto nel comune di Cologno Monzese, ai confini col nostro territorio. Un’iniziativa, quella del Villaggio, ritenuta da molti discutibile che però non ha stimolato voglia di conoscenza ed approfondimento e ricerca di alternative, quanto ha alimentato emotività ed irrazionali paure, appena mascherate da un’improbabile preoccupazione verso le condizioni in cui gli ospiti del villaggio sarebbero stati costretti a vivere.

Ormai l’abbiamo imparato: la paura sul mercato della politica si chiama sicurezza ed è questo il tema utilizzato da più parti per sottrarsi al dovere di governare un fenomeno ormai irreversibile, che l’esperienza dimostra non potersi ridurre a mera questione di ordine pubblico, ma che necessita di serie politiche di inclusione. Questa latitanza, o peggio, non è una novità: lo scriveva già Leonardo Sciascia che “la sicurezza del potere si fonda sull’insicurezza dei cittadini”.

La “Nota” richiama opportunamente l’atteggiamento che una larga parte di nostri concittadini ha tenuto sull’argomento del Villaggio Solidale. Non intendo drammatizzare qui una situazione che non lo merita, però vorrei osservare come anche in un contesto apparentemente opulento e materialmente benestante come il nostro attecchiscono le incertezze tipiche di un disagio sociale diffuso e della precarietà delle esistenze che vediamo affermarsi sempre di più intorno a noi; paure spesso infondate che fanno perdere il senso delle proporzioni e che consentono di agitare lo spettro dell’insicurezza a chi ha il problema di farsi (ri)eleggere.

Occorre quindi che la Politica riprenda il proprio ruolo di governo dei fenomeni sociali e di intercettazione dei bisogni, perché il profitto economico o politico dei “furbetti del quartierino” non sia ottenuto al prezzo di una competizione fra insicuri di varia natura e provenienza; una specie di lotta fra poveri che ci impedisce di interrogarci sulle ragioni della precarietà dilagante, per mettere in scena un artificioso scontro fra residenti e migranti. A Cernusco, un importante passo in questa direzione è stato compiuto con la delega ai servizi per l’integrazione sociale che il Sindaco ha assegnato all’Assessore alle Politiche Sociali, Rita Zecchini. L’obiettivo è quello di riportare il tema dell’immigrazione nell’ambito della razionalità, per offrire ai cittadini una prospettiva in contrasto con l’egemonia culturale corrente che confonde la marginalità con l’ordine pubblico.

 

Ermes Severgnini
Gruppo Consiliare PRC-SE


 

CernuscoInsieme non si assume nessuna responsabilità legata al presente comunicato

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