Missionarietà scippata?

 

Fra gli attributi del nuovo Assessorato, oltre alle altre competenze, c’è una nota fuori rigo, del tutto dissonante e che riguarda la Missionarietà, della quale, forse, non se ne conosce l’essenza. Infatti, dal comunicato del Comune che la enuncia si apprende che “la Missionarietà consiste in un andare, uno spostarsi...”. Tralascio il resto per ragioni di sintesi opportunità e decenza, in aggiunta all’innegabile contraddittorietà di certi atteggiamenti e prese di posizione attuali o di un recente passato come ben marcato da Roberto Codazzi sul tema specifico e Dario Collio per l’altra faccia di una stessa medaglia (i Rom), apparsi su questo sito.

 

Penso di essere fra quei qualcuno a cui questa delega “fa problema” (Voce Amica dicembre 2006). Difatti, in principio ho pensato ad uno scambio di terminologia fra Missionarietà e Mondialità (e simili) più consone ai compiti d’istituto, giusto perché la Missionarietà è tutt’altra cosa. Poi mi sono venuti dubbi perché è chiaro che l’ Ente Comune non rispetta la sua stessa laicità sia per la risibile confusione di termini sia per la netta invasione di campo. Stavolta, a parti invertite, è la Chiesa ad essere tirata per la giacca per fini strumentali.

 

Ero e sono convinto che la Missionarietà è, soprattutto, atteggiamento interiore di formazione, cultura religiosità e fede, indipendentemente dall’andare o meno in missione. Questa ragione di fondo trova conforto nella stessa Chiesa che ha nominato patrona delle Missioni Santa Teresina, mai andata in Missione: il che vorrà pur dire qualche cosa alla faccia dell’enunciazione comunale! Se le cose non sono cambiate, credevo e credo tutt’ora che questa sia la Missionarietà fondativa appresa in tanti momenti forti e nelle tensioni ideali di gioventù. Ora tutto ciò appare degno di Assessorato! Perché? Vien da pensare che il Comune abbia scippato alla Chiesa locale la Missionarietà (e con essa Santa Teresina) e tutto quello di cui abbiamo appreso? La Missionarietà è sempre stato un caposaldo della fede cristiana perché entra pienamente nel più ampio concetto di Salvezza, fine ultimo di chi crede. Lo si ripete nel Padre Nostro “Venga il tuo Regno” che si attua anche attraverso i Missionari. Non intendo farla lunga per i miei limiti in questo campo. Si può (magari) essere dubbiosi sui dogmi, non su questa ragione basilare. Ma se adesso la Salvezza-Missonarietà ci viene imbottigliata da un Assessorato, cosa può accadere? Una Missionarietà alla cinese? E’ così “vuoto” l’ambiente cattolico locale, in specie quello missionario, per essere surrogato da organismo civico improprio sulla questione nodale della Missionarietà?

 

Non una parola, non un minimo di programma, non un distinguo di sostanza e di competenze! Non un accenno alle preesistenza di merito che la città da sempre coltiva su questione che nulla a che vedere col “volontariato a livello internazionale”, peraltro meritorio, di tanti giovani e/o di chi è stato nominato Assessore.

Così come, occorre dirlo, la Missionarietà poco centra col recente richiamo (reiterato) apparso su Voce Amica nel quale s’invoca, finalmente, un riconoscimento civico per i figli di questa terra generosa che ha prodotto Missionari sparsi in ogni dove. La stima terrena, che potrebbe sottendere uno degli scopi del nuovo Assessorato, è comunque la parte a cui tengono di meno i nostri Missionari.

 

E quando questi rientreranno a casa per rimettersi in forma, li dirotteremo all’Assessorato o al costituendo Centro di Missionarietà in piazza Unità d’Italia, previo appuntamento con l’URP?

 

Temo che su questa linea, per il degrado della contingenza elettorale, ne vedremo delle nuove e di belle. Ipotizzo, a breve, un Assessorato alla Catechesi (qualcuno a cui affidarlo e che ha frequentato l’Oratorio ci sarà pure no?) o quello alla preparazione al Matrimonio cristiano (magari incaricando chi si è sposato in Chiesa) fino all’Assessorato del Caro Estinto, esequie comprese, liturgicamente arredate dalla Cernusco Verde.

 

Così come temo, e scusate il nuovo paradosso, che la prassi civica si ridurrà, ahimè, a scegliere fra Missionari di “destra” (senza barba) o quelli di “sinistra” (con la barba) e sinceramente non so cosa suggerire per le Suore Missionarie di norma senza barba, laddove non ci possono essere scale di merito. Nulla ha da dire la comunità cristiana? Tutti quiescenti ?

Senza arroccamenti ne rivendicazioni.

 

SERGIO POZZI

 

Cernusco, 10 dicembre 2006.

CernuscoInsieme non si assume nessuna responsabilità legata al presente comunicato