Riscatto del Diritto di Superficie sulle abitazioni: ultima puntata?

 

Da questo sito, ho già espresso il mio parere sulla questione (per chi volesse rileggere, vedasi 1 aprile e 13 settembre 2005). Ora, nel prendere atto delle ultime decisioni Comunali con relativi adempimenti e dopo valutazione di alcuni commenti su esiti e metodi più o meno inaccettabili, confermo:

 

1)      La legge che permette il riscatto è vigente: nessuno mette in dubbio il suo principio ispiratore né la sua cogenza o la possibilità di sfruttarla. Resta la sua elusività su molte disposizioni legislative parallele e l’eccessiva discrezionalità applicativa. Si conferma che è una legge fatta male, disarticolata e che non risolve altri nodi di fondo né suggerisce direttive per affrontarli.

 

2)      Così come la legge è da ritenersi valida (l’ha pur fatta il Parlamento..) restano vigenti, in quanto mai abrogati, altri “pilastri” legislativi che regolamentano il regime dei suoli, strettamente interconnesso alle problematiche del riscatto; soprassiedo al loro richiamo specifico. E’ intrinseco e ineludibile il grave contrasto normativo di cui nessuno parla nè osa, come se non esistesse.

 

3)      Se non c’è di meglio, si cerchi almeno di aggirare e fare tutto il possibile per migliorare la situazione, adottando provvedimenti importanti logici e paralleli, sostitutivi delle manchevolezze normative per non rinunciare al diritto del “riscatto”.

 

4)      A fianco del deliberato locale, occorre senz’altro definire la dismissione dal pubblico patrimonio delle aree interessate in quanto inscindibili dalle vicende del fabbricato, come ben previsto da altri “pilastri” legislativi, sotto pena d’ illegittimità di tutto il procedimento.

 

In sostanza, il “riscatto” deve essere accompagnato dalla “dismissione”.

 

Sono sicuro che i nodi non risolti, prima o poi verranno al pettine in specie se sostanziali per un accordo che, se così fatto, si rivelerà un pateracchio contrattuale e solo apparentemente legittimo. In questo, anche il Comitato doveva e poteva fare di più, proprio per proteggere e rassicurare i contraenti più deboli e cioè gli Aspiranti ad ottenere il riscatto. Forse si è pensato solo alla riduzione delle quote. 

 

A meno che si vuole far finta (come lo fece il legislatore) che le questioni di fondo non esistano così come, in sede locale, non è stata introdotta alcuna opzione e porre qualche toppa alle carenze legislative di merito. Che ci debbano sempre pensare quelli che vengono dopo a rimediare i problemi irrisolti?

Sempre sul “riscatto”ci sarebbero altre questioni da risolvere, come già a suo tempo e in buona parte indicati.

 

 

SERGIO POZZI

 

 

Cernusco, 21 settembre 2006.

 

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