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HOME > Papa Francesco > 19 Gennaio 2015

FRANCESCO: LA “CULTURA DELLO SCARTO
NON RISPARMIA NIENTE E NESSUNO”

“C’è un indole del rifiuto che ci accomuna, che induce a non guardare al prossimo come ad un fratello da accogliere, ma a lasciarlo fuori dal nostro personale orizzonte di vita”

 

La strage di Parigi nasce da “una cultura che rigetta l’altro, recide i legami più intimi e veri, finendo per sciogliere e disgregare tutta quanta la società e per generare violenza e morte”. Lo ha detto il Papa, che lo scorso 11 gennaio ha aperto il tradizionale discorso di inizio d’anno al Corpo diplomatico con una parola: “Pace!”, come “prezioso dono di Dio” e nello tesso tempo come “responsabilità personale e sociale”. Francesco ha parlato di “cuore indurito dell’umanità, che fatica ad accogliere il Bambino”. Segno che “c’è un indole del rifiuto che ci accomuna, che induce a non guardare al prossimo come ad un fratello da accogliere, ma a lasciarlo fuori dal nostro personale orizzonte di vita, a trasformarlo piuttosto in un concorrente, in un suddito da dominare”. È la “cultura dello scarto”, che “non risparmia niente e nessuno” e dalla quale “nasce un’umanità ferita e continuamente lacerata da tensioni e conflitti di ogni sorta”. Ad una “dimensione personale del rifiuto”, ha spiegato il Papa, “si associa inevitabilmente una dimensione sociale”, una “cultura che rigetta l’altro”: come nella strage di Parigi, in cui gli altri vengono visti come “oggetti” e l’essere umano “diventa schiavo” anche di “forme fuorviate di religione”. Alla radice c’è “un cuore corrotto, incapace di vedere e operare il bene, di perseguire la pace”.

Il “terrorismo di matrice fondamentalista” è “conseguenza della cultura dello scarto applicato a Dio” ha detto ancora il Papa, auspicando che “i leader religiosi, politici e intellettuali specialmente musulmani, condannino qualsiasi interpretazione fondamentalista ed estremista della religione, volta a giustificare tali atti di violenza” e ha sollecitato la comunità internazionale a “non essere indifferente”. Il Medio Oriente, ha ricordato il Papa, oltre al conflitto tra israeliani e palestinesi, “è purtroppo attraversato anche da altri conflitti, che si protraggono ormai da troppo tempo e i cui risvolti sono agghiaccianti anche per il dilagare del terrorismo di matrice fondamentalista in Siria ed in Iraq”. “Tale fenomeno è conseguenza della cultura dello scarto applicata a Dio”, ha ammonito Francesco, secondo il quale “il fondamentalismo religioso, prima ancora di scartare gli esseri umani perpetrando orrendi massacri, rifiuta Dio stesso, relegandolo a un mero pretesto ideologico”. “Di fronte a tale ingiusta aggressione, che colpisce anche i cristiani e altri gruppi etnici e religiosi della Regione - la denuncia del Papa - occorre una risposta unanime che, nel quadro del diritto internazionale, fermi il dilagare delle violenze, ristabilisca la concordia e risani le profonde ferite che il succedersi dei conflitti ha provocato”.

Una fede in Dio sincera apre all’altro - Di qui l’appello del Papa “all’intera comunità internazionale” e ai governi “perché assumano iniziative concrete per la pace e in difesa di quanti soffrono le conseguenze della guerra e della persecuzione e sono costretti a lasciare le proprie case e la loro patria”. Alla fine del suo discorso, citando il viaggio in Albania come frutto positivo della “cultura dell’incontro”, il Papa ha sottolineato che “una fede in Dio sincera apre all’altro, genera dialogo e opera per il bene, mentre la violenza nasce sempre da una mistificazione della religione stessa, assunta a pretesto di progetti ideologici che hanno come unico scopo il dominio dell’uomo sull’uomo”.

Cernusco sul Naviglio, 19 gennaio 2015

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