CernuscoInsieme

Condividi il contenuto di questa pagina con i tuoi amici:

Torna alla pagina precedente

comunità pastorale

voce amica agorà oasi cVillage

piazzetta

dalla città

CernuscoInsieme.it - Il Portale della tua Città

Stai navigando in
HOME > La Nota della Settimana > N° 8/2015

NON DIMENTICHIAMO I CRISTIANI PERSEGUITATI!

 

Nelle celebrazioni eucaristiche vigiliari e nelle Sante Messe dello scorso fine settimana in tutte le parrocchie ambrosiane si è pregato per i cristiani perseguitati nel mondo. Negli ultimi giorni, in particolare, drammatiche notizie sono giunte dalla Siria, dalla regione del Khabour (al confine con l’Iraq), dove l’Isis - sconfitto dai curdi sul fronte di Kobane - è avanzato occupando due villaggi cristiani nel governatorato di Hassake, che ne conta complessivamente 35. Decine di famiglie sono state fatte prigioniere (mentre 600 sono riuscite a fuggire), le chiese di Tel Hormidz e Tel Shamiram sono state devastate e bruciate e sono poi iniziate le uccisioni dei cristiani, assiri e caldei. Altra emergenza è quella del Darfur (Sudan), dove, a 12 anni dall’inizio del conflitto che ha lasciato sul campo 300mila morti e oltre 2 milioni di sfollati, si registrano nuove violenze. Secondo un rapporto di “Italians for Darfur”, nel 2014 l’incremento di violazioni dei diritti nei confronti dei cristiani ha proiettato il Sudan al sesto posto nell’elenco dei 50 Paesi in cui la persecuzione verso i cristiani è più intensa. Tra gli episodi più gravi, gli stupri di massa a Tabit di cui sono stati vittime 221 tra donne, adolescenti e bambine.

L’uccisione di 21 cristiani copti - Non può essere certamente dimenticata la notizia, resa nota lo scorso 15 febbraio, della barbara esecuzione di 21 cristiani copti in Libia, ad opera dei miliziani dell’Isis. Chi non ha sentito una profonda fitta al cuore a una notizia del genere? Nello stesso tempo che straordinaria testimonianza ci hanno dato quei giovani, invocando il nome di Gesù al momento del loro martirio! “Come nella passione dei primi martiri – ha detto il vescovo copto cattolico di Giuzeh – si sono affidati a Colui che poco dopo li avrebbe accolti. E così hanno celebrato la loro vittoria, la vittoria che nessun carnefice potrà loro togliere. Quel nome sussurrato nell’ultimo istante è stato come il sigillo del loro martirio.” Ma, detto ciò, non è possibile accettare che succedano nel mondo violenze del genere!

“Non abbandonateci, non lasciateci soli”: lo ha ripetuto più volte, monsignor Jean-Clement Jeanbart, arcivescovo greco-melkita di Aleppo, una delle città martiri della guerra civile in Siria – intervistato dall’Agenzia SIR - mentre dall’altro capo del telefono si sentivano chiaramente gli scoppi dei mortai. “È appena caduto un razzo katiuscia – ha detto mentre la sua voce viene quasi del tutto coperta dal boato - siamo a circa cento metri dalla linea di demarcazione, al confine della città antica. Ogni giorno muore qualcuno”. La notizia del rapimento di 90 cristiani, da parte dello Stato Islamico che ha conquistato alcuni villaggi cristiani nel Khabour (Siria), è arrivata fino ad Aleppo e adesso sale la preoccupazione per la loro sorte. “Speriamo che possano essere liberati e tornare così alle loro case ma dopo quello che abbiamo visto fare a questi barbari dell’Is in Libia, in Siria, in Iraq c’è da aspettarsi di tutto”. Purtroppo, le notizie che giungono non sono rassicuranti e parlano già di alcuni uccisi.

“Quando accadono fatti come decapitazioni, crocifissioni, esecuzioni sommarie (qui da noi, ndr) – ha dichiarato l’arcivescovo greco-melkita di Aleppo - voi in Europa siete soliti dormire per non vederli. La gravissima strage di Parigi, a Charlie Hebdo, invece ha richiamato in meno di 24 ore i potenti del mondo. Ma per questa gente innocente, colpevole solo di professare la fede cristiana, nessuno spende mai una parola e ciò è davvero terribile”. Il presule, che non ha mai pensato di abbandonare la sua città, Aleppo, la più antica del mondo, ha parlato di “grave emergenza umanitaria”, ma tutto questo sembra non esistere per i media del mondo. “La città sembra ormai abbandonata a se stessa, nessuno ne parla più, nessuna riga sulle sofferenze della popolazione. Prima della guerra qui abitavano oltre tre milioni di persone, oggi ne sono rimaste poco meno della metà. Gli altri oggi ingrossano le fila dei profughi e degli sfollati. Come Chiesa facciamo quel che possiamo forse più delle Ong, delle agenzie umanitarie e anche del Governo stesso, aiutando quanta più gente possibile. Ma non basta”.

“Abbiamo bisogno di tornare a sognare un Paese sereno e riconciliato, solo così tutto il sangue versato dall’una e dall’altra parte non sarà stato versato in vano. Sogniamo – ha aggiunto monsignor Jean-Clement Jeanbart - un Paese nuovo, dove tutti i cittadini abbiano gli stessi diritti e doveri, dove nessuno sia più prevaricato, dove il dialogo tra le fedi non sia fatto solo di convenevoli ma di scambio di convinzioni. In questo impegno la Chiesa avrà sempre la mano tesa verso l’altro, senza differenza alcuna”.

Raccogliamo l’invito lanciato da Papa Francesco all’Angelus di domenica 1 marzo, assicurando a quanti sono coinvolti nelle violenze, sequestri e soprusi, in particolare in Siria ed Iraq, che “non li dimentichiamo, ma siamo loro vicini e preghiamo insistentemente perché al più presto si ponga fine all’intollerabile brutalità di cui sono vittime” “spesso solo a causa della fede che professano.”

Buona settimana!

Carlo & Ambrogio

Cernusco sul Naviglio, 2 marzo 2015

Sito continuativamente attivo dal 1 gennaio '01    Best View:  800x600  IE 6