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HOME > La Nota della Settimana > N° 3A/2015

“NON CI PUÒ ESSERE UN DIO DELLA VIOLENZA”

Anche nella nostre parrocchie cittadine, domenica 18 gennai,o si è pregato per le vittime dei gravi fatti di Parigi e di altre zone del mondo. “Noi non possiamo lasciare spazio a desideri di vendetta, né possiamo illuderci di metterci al sicuro cercando rifugio nell’indifferenza, né vivere ossessionati dalla paura.”

 

In tutte le comunità cristiane della nostra diocesi, riunite domenica 18 gennaio a celebrare l’Eucaristia, si è pregato, su invito del nostro arcivescovo, cardinale Angelo Scola,  per le vittime del terrorismo, delle guerre e di ogni altra forma di violenza. Questi temi sono stati affrontanti anche dal nostro prevosto e responsabile della Comunità pastorale Famiglia di Nazaret, don Ettore Colombo, nell’omelia della Messa delle ore 9,30 in chiesa prepositurale Il brano di Vangelo di questa domenica ci parlava del  miracolo alle nozze di Cana: l’acqua tramuta in vino.

Chi con la violenza procura morte e lacrime non può certo agire nel nome di Dio - «Con questo segno (quello del miracolo di Cana, ndr) – ha detto don Ettore - Gesù ha manifestato davanti agli uomini la sua divinità e lo ha fatto all’insegna della gioia. Che Dio sia gioia lo aveva già rilevato il popolo di Israele nella Prima Alleanza. Lo abbiamo sentito dire dalle parole del profeta Isaia: “Dio asciugherà le lacrime su ogni volto”, perché “eliminerà la morte per sempre”. Non ci può essere un Dio della violenza e chi con la violenza procura morte e lacrime non può certo agire nel nome di Dio.» Il prevosto in un passaggio successivo ha aggiunto: «Tutto ciò che dà gioia nella vita degli uomini questo viene da Dio ed è realmente umano. Per questo la gioia non va confusa con l’ironia, con il sarcasmo e, tanto meno, con l’offesa. Non è certo un segno di libertà né di gioia quello di poter offendere l’altro, semplicemente perché diverso, accentuandone le caratteristiche negative o problematiche.»

“Dove c’è lo Spirito del Signore, c’è libertà” - «Stiamo vivendo giorni – ha proseguito il prevosto - in cui non c’è molto da sorridere, a causa della violenza e della malvagità degli uomini. Giorni in cui facciamo fatica a dare vero significato alla parola libertà, perché non siamo noi, per primi, poveri e liberi di cuore, non ci siamo lasciati liberare dallo Spirito del Signore: “Dove c’è lo Spirito del Signore, c’è libertà”. Eppure, proprio il Signore Gesù, con il segno delle nozze di Cana, si manifesta a noi come il Dio vicino. Dio ci è vicino nelle nostre necessità, come lo è stato a Cana, per quei giovani sposi il cui nome ci è ignoto. Ma Dio ci è vicino anche nel nostro pianto, piange con noi e asciuga le nostre lacrime, come ci ha ricordato il profeta Isaia.» e come ci ha ricordato anche Papa Francesco durante il suo viaggio nelle Filippine. 

Gesù, che ha pianto e gioito con gli uomini - «Al termine di questa Eucaristia – ha concluso don Ettore - dove Gesù si fa ancora peccato per noi, attraverso la maledizione della croce, donando completamente se stesso, la sua vita, per noi, a seguito dei fatti di violenza di Parigi e di tutti quelli drammaticamente in atto nel mondo, ascolteremo un testo proposto dal nostro Arcivescovo e dal Consiglio Episcopale Milanese, e pregheremo insieme a tutte le comunità cristiane per il dono della vera sapienza, della vera libertà, della vera pace. Non dimentichiamoci che tutto nasce da qui, dal sacrificio di sé che Gesù ha fatto sulla croce, facendosi peccato per noi. A Gesù, che ha pianto e gioito con gli uomini, affidiamo la nostra preghiera.»

Sentiamo un intenso bisogno di preghiera e di pensiero – Ecco il testo della riflessione del nostro Arcivescovo e del Consiglio episcopale milanese: «I fatti tragici che hanno insanguinato Parigi; la crudeltà che sconvolge la Nigeria; i cento bambini trucidati in Pakistan; i drammatici scontri in Ucraina; la violenza nella Terra dove è vissuto Gesù; il dilagare del terrorismo di matrice fondamentalista in Siria ed in Iraq; i non pochi conflitti di carattere civile che in Africa interessano Libia, Repubblica Centrafricana, Sud Sudan, Sudan, Corno d’Africa, Repubblica Democratica del Congo; in generale tutti gli atti di persecuzione che continuano a seminare morte tra i cristiani e tra le persone buone che amano la pace e aspirano alla giustizia e alla serenità, tutto ciò non può lasciarci solo emozioni strazianti, fiumi di parole e confusioni di proclami.
Noi sentiamo un intenso bisogno di preghiera e di pensiero; noi non possiamo lasciare spazio a desideri di vendetta, né possiamo illuderci di metterci al sicuro cercando rifugio nell’indifferenza, né vivere ossessionati dalla paura.
Noi professiamo la nostra fede cercando di imparare anche in questo momento a pregare.
Pregare significa lasciarsi condurre dallo Spirito a interrogare Dio e a invocare che Dio si manifesti Padre, che venga il suo regno, che visiti con la sua grazia questa povera umanità per donare consolazione e speranza.
La Messa si prolunghi in un momento di preghiera silenziosa. Che sia un tempo per pregare per i morti, per chiedere che il giudizio di Dio si compia secondo le opere e il cuore di ciascuno, per invocare consolazione per i vivi, conversione per i persecutori, i fanatici, i fondamentalisti, per domandare sapienza, coraggio, per i governanti, per chiedere che gli uomini di cultura e gli operatori della comunicazione mettano le loro risorse al servizio della riconciliazione tra i popoli, alla ricerca di un pensiero libero e rispettoso. Che sia un pensiero affettuoso per Papa Francesco, missionario di pace e apostolo del vangelo in terra d’Asia.»

La preghiera - Dopo una pausa di silenzio, è stata recitata comunitariamente la seguente preghiera:

«Signore, che cos’è mai l’uomo perché di lui ti ricordi, il figlio dell’uomo perché te ne curi?
L’hai fatto poco meno di un dio chiamato a condividere la tua vita e il tuo amore,
eppure si corrompe fino a desiderare la morte, fino a vivere d’odio.
Guarisci i cuori che si consegnano a sentimenti violenti e cattivi,
le menti che si dedicano al male,
le forze impegnate a far soffrire
i progetti che opprimono i popoli,
che trasformano anche i bambini in strumenti di morte,
che sfigurano la bellezza, che umiliano le persone.
Guarisci! Converti! Liberaci dal male!
Donaci il tuo Spirito, Padre nostro che sei nei cieli,
donaci il tuo Spirito perché abbondino i suoi frutti,
amore, gioia, pace, magnanimità, benevolenza, bontà, fedeltà, mitezza, dominio di sé.
Donaci il tuo Spirito, Padre nostro,
perché impariamo ad essere tuoi figli,
ad essere forti nel bene,
sapienti nelle scelte,
fiduciosi sempre nella tua presenza,
coraggiosi nel costruire la città dell’amore.»

Cernusco sul Naviglio, 19 gennaio 2015

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