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HOME > Le Interviste > 25 Giugno 2015

Prete per sempre!
Quattro domande ciascuno ai nostri preti

Giugno mese di anniversari di ordinazione sacerdotale. Voce Amica ha preferito far parlare ciascuno dei sacerdoti che celebrano un anniversario significativo anziché far parlare altri di loro ponendo quattro domande le stesse quattro domande. Non certo per metterli a confronto, quanto, sentendo riecheggiare espressioni care come ricordi, per cogliere, nella diversità delle risposte, quanta ricchezza sia stata messa a nostra disposizione. Le quattro domande sono:

1 che cosa oggi ti conferma, dandoti gioia, che anni fa hai fatto la scelta giusta dicendo di si al Signore che ti chiamava?

2 che cosa si aspetta un sacerdote dalla sua comunità?

3cosa suggeriresti ad un giovane che si interroga sul futuro cercando la propria vocazione?

4tra i tanti, avrai sicuramente un aneddoto da raccontare che ti faccia (e ci faccia) sorridere ancora oggi ...

 

Una parte del tesoro è nascosta nel cuore di Dio

DON PAOLO STEFFANO È PRETE DA 25 ANNI.

E’ STATO CON NOI DAL 1996 AL 2004 COME COADIUTORE DELL’UNITÀ

DI PASTORALE GIOVANILE, PRIMA DELLE TRE PARROCCHIE E POI DI

SACER E DIVIN PIANTO. OGGI È PARROCO A BARANZATE, NELLA PARROCCHIA “PIÙ MULTIETNICA D’ITALIA”

 

 

 

 

Com’è cominciata io non saprei...

1 Penso che il dono di diventare prete sia facile poterlo definire tra l’altro come un’avventura promettente. Lo è stato per gli apostoli e per tutti i discepoli. Così anche per me. Ciò che un tempo avevo intuito come il tesoro nascosto per cui valeva la pena vendere il resto è rimasto vivo e fonte di gioia, forse anche perché una parte del tesoro è ancora nascosta nel mio cuore e soprattutto nel cuore di Dio. Fare memoria degli inizi serve a rinnovare le passioni più vere: il Signore, i ragazzi, i poveri e tutto il popolo di Dio. Avrei potuto fare altro nella vita? Penso proprio di sì! Ed è questa dimensione di libertà che mi ha convinto all’inizio a muovere i miei primi passi e continua ora a confermarmi nel dono ricevuto. Sono cambiate molte cose, come è naturale in 25 anni, ma l’essenziale è vivo e il centuplo è senza numero.

2 Per vizio, capovolgerei la domanda: mi ha sempre aiutato infatti chiedermi cosa si aspetta la comunità che mi veniva affidata, per scoprire, conoscendosi reciprocamente, come i rispettivi doni e desideri si potevano intrecciare per camminare insieme.
Certo nel condividere vengono fuori anche le fatiche della comunità e del prete: ogni comunità ha sempre mille volti, ma un solo Signore.

3 Prevenire è meglio di “ordinare”. Il suggerimento che do ai giovani è prima di tutto di diventare cristiani, di innamorarsi del Vangelo e di appassionarsi alle persone. Solo all’interno di questo orizzonte li invito a scoprire i propri doni e passioni e decidere se possono essere consegnate al Signore per il servizio dei fratelli. Il ruolo, i giochi di sacrestia, gli abiti, il pensarsi superiore agli altri, giocano sempre brutti scherzi di potere e quanti ne conosciamo.

4 La vita di tutti è fatta di aneddoti, molti che fanno proprio sorridere. Non mi è difficile rispondere a questa domanda. E’ da tempo che sto raccogliendo le situazioni più ridicole e paradossali che capitano nella vita di un prete in un opuscolo – profondamente vocazionale – intitolato “Dio speriamo che me la cavo – Anche i preti nel loro piccolo ….. si divertono” in cui racconto le incredibile situazioni che si vengono a creare nella visita alle famiglie in occasione del Natale, nei colloqui con i genitori del catechismo.
Sono quasi pronto per una serata di cabaret all’Agorà, solo per pubblico pagante! Un assaggio: le decine di modi in cui viene recitata la preghiera Oh Gesù d’amore acceso: d’amore incenso, non ti avessi mai acceso, d’amore intenso, non ti avessi mai compreso, non ti voglio accender più, né mai più disturbarti, per la tua santa grazia sollevami...

don Paolo

 

Gesù mi chiamava a fare della mia vita un dono

DON ZACCARIA BONALUMI, NOSTRO CONCITTADINO, È NATO NEL 1964 ED È PRETE DA 25 ANNI.

HA OPERATO A SESTO E CINISELLO ED DAL 2010 E’ PARROCO A SEGGIANO, NEL NOSTRO DECANATO

 

 

 

 

 

1 E’ la memoria del cammino che sto facendo! Non sapevo allora se era la scelta giusta. Sapevo che certamente Gesù mi chiamava a fare della mia vita un dono, poiché avevo capito che la vita stessa l ’avrei davvero meritata offrendola. Questo l’ho capito grazie a un prete bravo e felice, l ’ho capito grazie alla compagnia di oratorio spensierata e sana, l ’ho capito grazie all ’esempio della mia famiglia. Tutte realtà che ancora oggi posso toccare con mano e mi testimoniano che il Signore fin da allora mi ha “visitato” !

2 Si aspetta – penso – di crescere insieme in ascolto dello Spirito per il bene del quartiere nel quale la comunità cristiana vive, aperti alle novità dello Spirito!
Una comunità non “chiacchierona”, con tanta gente che ha il senso della presenza di Gesù e prega, una comunità capace di “carezze” …

3 Anzitutto lo ringrazierei per la testimonianza che mi dà!
E’ una cosa straordinaria interrogarsi, interrogarsi sul futuro, cercare la propria vocazione!
Non è roba da poco! Essendo già “a metà dell’opera”, per portarla a compimento gli suggerirei di scegliere una guida spirituale per camminare “secondo lo Spirito” e mettere ordine nella vita e cercare qualche povero o qualche malato da servire.

4 Non è un segreto, soprattutto tra i miei coscritti, che pochi giorni prima di entrare in seminario ho rischiato di entrare … in galera! In preda all’euforia della compagnia (il 64’, la famosa SASS…) e al fatto che don Angelo mi avesse chiesto di tenere nascosta la mia decisione, tornando da una spensierata gita in bici a Cologno, spaccammo il vetro di un carro funebre (non agibile, da rottamare). Sorpresi dal proprietario ci mettemmo in fuga: io andai per i campi della cascina San Maurizio, gli altri si infilarono nella cava, ma vennero raggiunti dal proprietario che intanto ci inseguiva a bordo di una auto guidata da un vigile in borghese che aveva visto tutta la scena. Loro finirono dai carabinieri a Cologno, dietro le sbarre. Io invece andai in chiesa a pregare e poi ad avvisare Luigino, il nostro educatore, che si recò dai detenuti.
Loro uscirono dietro cauzione e io pochi giorni dopo sarei entrato in seminario…

don Zaccaria

 

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