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HOME > Le Interviste > 9 Marzo 2015

Teatro: una passione coinvolgente

Ripercorriamo con l'amico Luciano Carbonari gli oltre 40 anni sulle scene di questo nostro attore teatrale, "anima e trascinatore" di tante commedie.

 

Quarant’anni fa Voce Amica riportava la cronaca del rinnovo del palco del teatro di Via Briantea. Cosa ricordi di quell’iniziativa?
Fu una bella e faticosa avventura, con l’aiuto di parecchi amici venne rifatto e allungato il palco, il pavimento dei camerini che si trovavano sotto il palco, imbiancato e reso ospitale tutto l’ambiente. Venne fatta una faticosa opera di convincimento verso il responsabile economico di allora, l’amico Carlo Guzzi per finanziare l’acquisto del nuovo sipario e delle quinte (a memoria L: 600.000); quella fu forse l’unica spesa perchè tutti gli altri materiali, forati, calce, cemento, piastrelle, vennero donati dalle diverse imprese “cordialmente” sollecitate. Grande soddisfazione al termine dei lavori che vennero eseguiti con l’immancabile e preziosa presenza dell’indimenticabile Prefetto Attilio Alberti.


Marzo 1975 - LA MARCOLFA CON IL VESTITO DA SPOSA

Poi il debutto giovedì 6 marzo al teatro Paolo VI e venerdi 7 e sabato 8 alla Sala Ricreativa Cattolica di via Briantea della farsa in due tempi “La Marcolfa” di Dario Fo, quale fu la risposta del pubblico verso la nuova compagnia oratoriana?
Quelle sere il pubblico accorse molto numeroso e fu emozionante e divertente recitare su un palco per il quale avevamo tanto lavorato. Non fu un vero e proprio debutto però in quanto “I Malascarpa” avevano iniziato a fare teatro nel 1972 con alcune farse, “Signori si indovina”, “Continuavano a chiamarlo Carlin e Bernard”, “Una gabbia de matt”,  “L’uomo nudo e l’uomo in frak, “Gli imbianchini non hanno ricordi”, “I tre bravi”, e poi “Marcolfa” ed infine con “Cambia testa che ti sposo” terminò questa bella esperienza.


Marzo 1975 - I Malascarpa in LA MARCOLFA

Quanti anni con “I Malascarpa”! Raccontaci qualche ricordo di quei tempi…
Furono anni molto intensi, un episodio molto divertente accadde proprio la sera del debutto, per la messa in scena
noleggiammo i costumi tranne quello da sposa che avrei dovuto indossare. Mia mamma lo confezionò riciclando vecchi vestiti della prima Comunione. Non ci fu il tempo per la prova costumi e perciò nessuno mi aveva ancora visto così “ conciato “, quando Giampiero vestito da ussaro, uscendo dall’armadio mi vide cominciò a ridere fino alle lacrime coinvolgendo così anche il pubblico che rispose con un fragoroso applauso. In un’altra occasione l’armadio da dove uscivano a turno i vari personaggi si bloccò, uscii di scena improvvisando una battuta al volo e rientrai con pinza e martello e riuscii a sbloccarla. Quella de “I Malascarpa“ è stata un’esperienza bellissima, piena di gioia di spensieratezza... eravamo giovani pieni di energia e tanta voglia di fare.
Dopo “I Malascarpa” cominciò l’avventura con Maurizio Maratea dove interpretavo Chetta, cantare, recitare e ballare... divertimento puro!


2009 - I Sempreverdi in El brillant de Maomett

Come è stato il passaggio alla nuova formazione de “I Sempreverdi”?
Ho sempre amato la novità e dopo qualche anno, con l’avvento della nuova parrocchia della Madonna del Divin Pianto, alcuni di noi si ritrovarono “parrocchiani” ed anche qui cominciammo con atti unici nel salone dell’oratorio in occasione della festa della famiglia. Il gruppo teatrale “I Sempreverdi” nasce quindi nel 1993.

Avete preferito il dialetto lombardo-milanese rispetto ad altre proposte, una esigenza dettata dagli “attori” della tua compagnia, oppure…
Abbiamo scelto il dialetto perché siamo convinti che solo questo modo di esprimersi permette di riscoprire antichi sapori, quella semplicità d’animo e gioia di vivere che, pur nelle difficoltà, la gente della nostra terra, forte anche della sua fede, ha sempre avuto.

Quanti spettacoli avete messo in scena con “I sempreverdi”?
Dal 1993, anno del primo debutto, abbiamo allestito diverse commedie brillanti, eccole: “El vestì dell’Adalgisa” (1993), “Il divorzio si diverte”, “Marcolfa” (1994), “Cambia testa che te sposi” (1995), “L’anima travasada” (1996), “Ah…! Sti’donn”(1997), “La fortuna l’è surda” (1998), “El zio matt” (2001), “Dottor....la bùscia!!!” (2003), "On animal de control" (2006), “El brillant de Maomett” (2009), “Gildo l'Ingegner” (2012)…

Tanti premi e soddisfazioni…
Con “L’anima travasada”, abbiamo vinto il 1° Premio di 2°grado al concorso FOM (Federazione Oratori Milanesi), con “Ah…! Stì donn” il 3° Premio e con “La fortuna l’è surda”, il 1° Premio di 1° grado; nella stagione 1999/2000 abbiamo riproposto “Cambia testa che te sposi”, ottenendo diversi consensi e vincendo l’edizione 2000 del Concorso “EL BICOCCHIN D’OR” e nuovamente il 1° Premio in quello della FOM. Nel 2001, anno del debutto de “El zio matt”, abbiamo vinto ancora una volta il 1° Premio di 1°grado del concorso FOM. Mi piace ricordare che con “El zio matt”, nel giugno 2002, abbiamo partecipato alla prima edizione del Festival delle Filodrammatiche, organizzato dal teatro Franco Parenti di Milano.

Cosa state preparando con la vostra compagnia?
Mentre proseguono le repliche di “Gildo l’Ingegner”, sono alla ricerca di una coppia di giovani 25/35 anni per mettere in scena una nuova commedia. Una delle difficoltà maggiori è trovare persone motivate, con grande passione, voglia di imparare e di stare insieme.

Non è facile tenere in piedi una compagnia teatrale a livello dilettantistico, anche il gruppo dei ”nostri legnanesi” ha annunciato un periodo di riposo e il Gruppo della Martesana è assente da qualche anno dai nostri palcoscenici . Non hai mai pensato di mettere in scena un testo “importante”, magari unificando per un anno o due, le tre compagnie teatrali cernuschesi?
La caratteristica delle compagnie amatoriali è la gratuità dell’impegno, e anche le “tre cernuschesi” devolvono in beneficenza tutti i guadagni degli spettacoli teatrali. Un’altra problematica è la presenza costante alle prove che in genere si svolgono la sera dopo cena, quando si è già carichi della giornata di lavoro ed è più faticoso avere la concentrazione necessaria.
Ci sono molti testi che vorrei mettere in scena ma mi scontro sempre con la realtà: mancano le persone. Sarebbe bello essere in tanti anche se questo comporta maggiore difficoltà nelle relazioni, abbiamo tutti una buona età media (alta) e come dice il detto “Cent cò.. cent crapp!” ma sicuramente riunificare gli sforzi potrebbe essere un nuovo stimolo per crescere.

Hai un sogno nel cassetto che ti piacerebbe realizzare?
Il mio sogno sarebbe quello di recitare con qualche giovane e mettere in scena “La gesetta del Pasquireu”, sono passati molti anni ma è una commedia che mi è rimasta nel cuore e che tanto mi colpì quando la vidi per la prima volta al teatro Gerolamo con Piero Mazzarella.

Sono stato molto fortunato ad incontrare persone che hanno condiviso e che continuano a condividere con me questa passione incredibile per il teatro. Vorrei che altre persone provassero la stessa gioia e la stessa trepidazione che provo ogni volta che il sipario si apre davanti a me. Buon Teatro a tutti

 

Intervista a cura di Maurilio Frigerio

 

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