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DON GIULIO FARINA CONTINUA A VIVERE CON LA SUA ASSOCIAZIONE

Venticinque anni fa, esattamente il 2 aprile 1990, moriva don Giulio Farina, un prete “tanto umile” come lo definì il cardinale Carlo Maria Martini.
Un sacerdote nativo della nostra città, che ha lasciato una profonda traccia nel suo ministero pastorale. La sua morte suscitò profonda commozione.   

Il ricordo del cardinal Martini - “È stato motivo di commozione e stupore – si legge su Voce Amica di maggio 1990 - che nell'omelia del Cardinale Martini in Duomo, alla Messa crismale del Giovedì Santo, 11 aprile, sia risuonato il nome di don Giulio, come esempio di totale consacrazione sacerdotale ad un ministero umile e fedele e ad una morte attesa col coraggio di darle il benvenuto.” Il testo di quella citazione fu trascritto “ad edificazione di tutta la comunità di Cernusco che ha conosciuto questo prete, ne ha apprezzato le doti”. Eccole le parole del cardinale Martini: “Vorrei anche far memoria di tutti i sacerdoti defunti, in particolare quest’anno. Non posso ricordarli tutti, ma vorrei menzionarne uno fra tanti, proprio perché tanto umile e quasi sconosciuto a molti: è don Giulio Farina, morto pochi giorni fa, a sessantaquattro anni, parroco dell’Ospedale di Monza. Aveva maturato la sua vocazione ospedaliera qui nel Gio­vedì Santo di alcuni anni fa ascoltando il mio invito nell’omelia. Di lui scrive un suo confratello dell’Ospedale: “Il nostro don Giulio non ha aspettato in pianto la mattina antelucana a dare il benvenuto alla morte, ma fin dal momento in cui venne a conoscenza del tremendo male che corrodeva la sua esistenza terrena ha cominciato a darle il suo cosciente cristiano e sacerdotale benvenuto. Tenace lettore del Giornale dell’anima di Papa Giovanni imparò a ben morire tenendo la valigia pronta.”

don Giulio Farina

Don Giulio è nato nella nostra città nel 1926 e la sua prima destinazione sacerdotale fu nella vicina  Bussero. Nel 1956 chiese e ottenne di unirsi ad altri sacerdoti, che il cardinale Schuster aveva inviato tra i contadini delle cascine della Bassa, in umili parrocchie. “Questo periodo della sua missione dura dodici anni, dal 1956 al 1968. Erano parrocchie – si legge sul sito dell’associazione che porta il suo nome - in cui si rischiava di sentirsi isolati e persino inutili, situate in luoghi estranei a una solida tradizione religiosa; dove il prete appariva, per principio, incapace di capire i poveri, i contadini, gli operai, ed era visto dai più con la tacita ostilità riservata agli alleati del potere, il potere del padrone, del notabile, dell'istruito. È il tempo in cui il contadino della Bassa sta uscendo da un destino secolare di miseria e sfruttamento, e il dialogo tra la Chiesa ufficiale e buona parte del proletariato non è dei più scorrevoli.”

L’arcivescovo di Milano lo chiama poi a Leggiuno, quindi a Reno e Ballarate: queste le sue tappe dal 1968 al 1981. Nel 1981 ritorna nella Bassa, a Mairano di Noviglio (1981-1984). Nel 1984 viene destinato all'Ospedale San Gerardo di Monza dove vi rimarrà sino alla morte.

Dopo la sua morte, è stata costituita, presso l’ospedale San Gerardo di Monza, l’Associazione don Giulio Farina, che «riflette le ultime volontà di un uomo che ai malati aveva dedicato tutte le sue energie e che ebbe la ventura di condividerne concretamente le sofferenze, ammalandosi a sua volta di cancro. Fino ai suoi ultimi giorni Farina fu un animatore di speranze, messaggero di serenità e persino di sorriso tra gli ospiti più provati dalla sorte: i malati di AIDS, i tossicodipendenti, i malati terminali di tumore.»

Conserviamo grata memoria di questo nostro concittadino, riconoscenti al Signore per la testimonianza evangelica che ha dato a tutti coloro che ha incontrato nella sua vita.

Per approfondire: la biografia: http://www.dongiuliofarina.it/noname-2.html 

Per conoscere l’associazione: http://www.dongiuliofarina.it/chi_siamo.html

Cernusco sul Naviglio, 6 aprile 2015