CernuscoInsieme

Condividi il contenuto di questa pagina con i tuoi amici:

Torna alla pagina precedente

comunità pastorale

voce amica agorà oasi cVillage

piazzetta

dalla città

CernuscoInsieme.it - Il Portale della tua Città

Stai navigando in
HOME > La Comunità > 30 Marzo 2015

SETTIMANA SANTA: DA VIVERE CON UN’ECCEDENZA D’AMORE

«Non si può entrare in modo corretto nella Settimana Santa – quella che la liturgia ambrosiana chiama “Settimana autentica”, perché la più vera di tutto l’anno liturgico – senza (una) eccedenza di amore.»

 

Senza un’eccedenza d’amore, «ogni altro accesso alla Settimana Santa, infatti, alla fine risulta sbagliato»: lo ha detto don Ettore Colombo, prevosto della città e responsabile della Comunità pastorale “Famiglia di Nazaret”, celebrando la Messa della Domenica delle Palme.

Tanti modi sbagliati di vivere la Settimana Santa - Con riferimento al brano di Vangelo che ricorda come «sei giorni prima della Pasqua, Gesù andò a Betania, dove si trovava Lazzaro, che egli aveva risuscitato dai morti. E qui fecero per lui una cena» (Gv 11,55-12,11), il prevosto ha poi spiegato che «è sbagliato il modo con cui vi entrano gli abitanti di Gerusalemme, che si limitano ad avere una curiosità superficiale nei riguardi di Gesù e si interrogano se egli verrà alla festa oppure no.» Ma è anche «sbagliato l’atteggiamento dei capi dei sacerdoti e dei farisei, che attendono Gesù alla festa ma solo per poterlo arrestare, per catturarlo e farlo prigioniero nei loro schemi» e proseguendo nell’analisi dei comportamenti dei protagonisti dell’episodio citato ha aggiunto che è pure «sbagliato l’atteggiamento di Giuda Iscariota, “uno dei suoi discepoli che stava per tradirlo”, perché non sa fare altro che giudicare negativamente le azioni di Gesù e quelle di chi gli vuole bene in modo incondizionato.»

Gli atteggiamenti giusti - «Giusto, invece, è l’atteggiamento di Maria – ha sottolineato don Ettore - che spreca con abbondanza il suo amore per Gesù, sapendo di essere stata molto amata, e si preoccupa solo di lui e di dare gloria al suo corpo che di lì a pochi giorni subirà ogni tipo di tormento e di umiliazione.» Come è «giusto l’atteggiamento di Marta, che ospita nella sua casa il Signore e si mette al suo servizio, come aveva fatto molte altre volte, mostrando la sua generosità verso il maestro di Nazaret.» Infine, pure «giusto è l’atteggiamento di Lazzaro che, dopo essere stato riportato alla vita, non può fare a meno di sedersi a tavola con Gesù, di essere suo “commensale”, ben sapendo che così facendo accetta di condividere la sua stessa sorte. E, infatti, “i capi dei sacerdoti decisero di uccidere anche Lazzaro, perché molti Giudei se ne andavano a causa di lui e credevano in Gesù”».

E io che atteggiamento assumo? - La domanda che personalmente ciascuno si deve porre riguarda allora l’atteggiamento che desidera assumere per vivere bene i giorni della Settimana Santa, giorni nei quali «il Signore ci chiede di riscoprire la nostra autenticità.»

«Sono questi i giorni in cui sentirci, anzitutto, amati da lui. Giorni nei quali – ha ricordato don Ettore - possiamo lasciarci raggiungere dalla sua azione di grazia a nostro favore, accettando di essere perdonati dai nostri peccati e di vincere le nostre fragilità mettendoci all’ombra del suo amore. Sono i giorni in cui siamo chiamati anche noi a diventare commensali di Gesù, a sederci alla stessa mensa, per essere così in grado di condividere la sua stessa sorte. Sono i giorni in cui, come Maria, non dobbiamo calcolare il nostro rapporto con Dio giocando al ribasso, ma piuttosto osando tutto, versando tutto ciò che possediamo ai suoi piedi.»

Perché fare tutto questo? «Il motivo per cui lo possiamo e lo dobbiamo fare è semplicemente lui, il Signore Gesù e la sua persona. Lui solo ci ha amato di quell’amore incondizionato e gratuito. Gesù e lui solo è “l’uomo dei dolori che ben conosce il patire” e che accetta di perdere la propria vita perché noi possiamo riavere la nostra e riaverla in abbondanza.» 

Teniamo fisso lo sguardo su Gesù - Il prevosto ha, infine, esortato i fedeli presenti ad accogliere «l’invito dell’autore della lettera agli Ebrei: “Corriamo con perseveranza nella corsa che ci sta davanti, tenendo fisso lo sguardo su Gesù, colui che dà origine alla fede e la porta a compimento”. Solo così la nostra corsa raggiungerà il suo traguardo, come avvenne ai due discepoli in quel primo mattino di Pasqua, quando corsero al sepolcro e lo trovarono vuoto.»

Cernusco sul Naviglio, 30 marzo 2015

Sito continuativamente attivo dal 1 gennaio '01    Best View:  800x600  IE 6