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DOMENICA 22 MARZO RICORDEREMO DON CARLO DELLA TORRE

Per il Servo di Dio don Carlo della Torre (1900-1982) si è appena conclusa l’Inchiesta diocesana del Processo di Beatificazione a Bangkok, capitale della Tailandia.

 

Il sacerdote salesiano, missionario in Thailandia e fondatore delle Figlie della Regalità di Maria Immacolata, nato nella nostra città, da cui è partito nel 1926 senza più farvi ritorno, sarà ricordato durante la Messa di domenica 22 marzo, alle ore 17,30, in chiesa prepositurale, alla presenza di un sacerdote tailandes, che ha seguito l’inchiesta diocesana, e di alcune suore e consacrate dei due istituti religiosi fondati da don Carlo. 

Nelle scorse settimane avevamo già dato notizia della chiusura dell’inchiesta diocesana (clicca qui per leggere l’articolo del 19 gennaio 2015) del Servo di Dio don Carlo Della Torre, nato a Cernusco sul Naviglio il 9 luglio 1900. Egli compì gli studi ginnasiali nel Collegio salesiano missionario “Cardinal Cagliero” di Ivrea. Venne inviato prima in Cina, e poi in Thailandia, dove emise la prima professione religiosa a Bang Nok Khuek, la casa madre della missione salesiana thailandese. Nel 1954 fondò le Figlie della Regalità di Maria Immacolata, Istituto religioso di diritto diocesano. Ebbe molto a soffrire per la sua fondazione, al punto che dovette lasciare per trent’anni la Congregazione Salesiana. Morì a Bangkok, da salesiano, all’età di 82 anni. Don Carlo Della Torre è il primo Servo di Dio, missionario, non martire, di cui è avviata la causa di beatificazione in terra thailandese.

Una lettera del 1961 - Ci ha profondamente commosso leggere la lettera che, datata 6 agosto 1961, don Carlo inviò ai suoi parenti, che ancora oggi conta nella nostra Cernusco, e che fu pubblicata su Voce Amica di ottobre dello stesso anno. Da questa missiva, innanzitutto, emerge il suo forte legame con la nostra città, dove erano le sue radici, dove è stato educato alla vita e alla fede. «Carissimi tutti e tutte! Si avvicina la festa dell’Assunta (15 agosto, la nostra festa patronale, ndr), vi mando gli auguri di una santa festa; so­no quasi 38 anni che ho lasciato Cernusco, non ho mai dimenticato la festa dell’Assunta. Nel mio romitaggio ho due immagini di Cernusco, l’Assunta e l’Ad­dolorata. Dopo 38 anni Cernusco sarà quasi tutta cambiata. Dio voglia che non siano cambiati anche gli animi.»

 

Poi scriveva del suo nuovo Paese:  «Qui il popolo segue le direttive del suo governo e vive in pace. La libertà reli­giosa è rispettata: religione di stato è il Buddismo: per le altre religioni rispet­to e libertà. Rispetto e osservanza per le leggi dello Stato e per le altre religio­ni, poi uno può lavorare e vivere in pa­ce. Il lavoro missionario segue il suo ritmo lento come è sempre stato.»

 

Don Carlo rifletteva quindi sul duro impegno missionario: «In missione bisogna venire solo per pregare, lavorare, soffrire e morire sen­za rimpianti. Il resto è illusione perico­losa e dannosa. Se un missionario non è deciso a questo la ruota non gira. La vita del missionario deve essere sacri­ficata tutta per Dio, la Chiesa e le ani­me: ciò non si attua senza preghiera, la­voro, sacrificio continuo.»

 

In conclusione della lettera, raccontava la sua giornata-tipo: «Mi alzo al mattino ver­so le tre e vado in chiesa fino quasi al­le otto quando si aprono le scuole. La comunità si alza alle 4.40 e viene in chie­sa per la meditazione, preghiere del mattino, Messa, Comunione, Rosario. Al­le 6.30 le auto della scuola partono per prendere gli allievi e le allieve più lon­tani; alle otto 2.340 scolaretti e scolaret­te con una settantina di personale inse­gnante inizia l’insegnamento nelle au­le; poi tutta la giornata è piena fino al­la sera: alle nove riposo. Siccome poi il nostro lavoro è molto delicato perchè su 2.340 solo 163 sono cristiani quindi abbiamo bisogno di molta preghiera. Perciò tutto il personale della comunità, compreso il sottoscritto ci sforziamo di recitare ciascheduno 20 corone del Santo Ro­sario ogni giorno. E questo lo facciamo tutti, grandi e piccoli e da anni. La Ma­donna ci ha benedetto molto e ci aiu­ta sempre. Abbiamo comperato nuovo terreno nella periferia di Bangkok e apriremo altre scuole. La comunità è an­cora piccola tra professe e non profes­se (51) ma il lavoro è già grande. Pre­gando e lavorando per le anime ci pre­pariamo a morire. Muoiono tutti, mori­remo anche noi. Saluti a tutti i parenti e amici.»

 

Non possiamo che essere grati al Signore per aver donato alla nostra comunità un figlio tanto generoso nel testimoniare il Vangelo quanto forte nell’affrontare e superare le numerosità avversità, anche all’interno della stessa Chiesa, che ha incontrato nel suo fecondo impegno missionario. Sentiamoci uniti nella preghiera, con i suoi figli spirituali tailandesi,  per vedere presto concluso il suo processo di beatificazione e per invocare il dono di nuove vocazioni missionarie.

 

Cernusco sul Naviglio, 2 marzo 2015

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