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DIFENDIAMO I POVERI E SERVIAMO I DEBOLI?

Da Papa Francesco l’invito ad un esame di coscienza sul posto che i poveri e i deboli occupano nelle nostre comunità e città. Ne abbiamo parlato con il coordinatore della Caritas cittadina.

 

Dall’«esame di coscienza dipende anche, per noi cristiani, la qualità del nostro operare, del nostro vivere, della nostra presenza nella città, del nostro servizio al bene comune, della nostra partecipazione alle istituzioni pubbliche ed ecclesiali». Questo passaggio centrale dell’omelia di Papa Francesco - durante la celebrazione vespertina del 31 dicembre scorso, prima del solenne canto del Te Deum – non può lasciarci indifferenti. Soprattutto se collegato al successivo richiamo alla necessità di avere «un grande e quotidiano atteggiamento di libertà cristiana per avere il coraggio di proclamare, nella nostra Città (il riferimento specifico era a Roma, ma è evidente la sua estensione a ogni città e paese, ndr), che occorre difendere i poveri, e non difendersi dai poveri, che occorre servire i deboli e non servirsi dei deboli!”. E ancora: «Quando in una città i poveri e i deboli sono curati, soccorsi e aiutati a promuoversi nella società, essi si rivelano il tesoro della Chiesa e un tesoro nella società”. Invece, “quando una società ignora i poveri, li perseguita, li criminalizza, li costringe a ‘mafiarsi’, quella società si impoverisce fino alla miseria, perde la libertà e preferisce ‘l‘aglio e le cipolle’ della schiavitù, della schiavitù del suo egoismo, della schiavitù della sua pusillanimità e quella società cessa di essere cristiana”.

Dal Papa è arrivato, dunque, l’invito ad un profondo e severo esame di coscienza: innanzitutto  personale, poi comunitario. I poveri nella nostra comunità pastorale sono soccorsi e aiutati? Sull’argomento abbiamo sentito il coordinatore della Caritas cittadina, Daniele Restelli.

Pranzo di Capodanno per persone povere o sole – Prima di tutto, Restelli ci ha espresso la soddisfazione per la buona riuscita del pranzo di Capodanno: sono state accolte 95 persone povere o sole, in molti casi singoli ma anche nuclei famigliari che già partecipano all’iniziativa settimanale “Insieme a tavola”, promossa sempre dalla Caritas cittadina. Vi hanno partecipato persone non necessariamente molto povere, ma piuttosto bisognose di stare insieme per un momento di festa e di condivisione, come, per esempio, è per le badanti che assistono gli anziani nella nostra città. In cucina a preparare il tutto i volontari di “Insieme a tavola”, a servirli una decina di giovani degli oratori cittadini, mentre tre famiglie si sono occupate dell’accoglienza.

Si potrebbe fare molto di più - Per Restelli, nella nostra Comunità pastorale c’è attenzione verso i poveri quando ci sono richieste specifiche, però si potrebbe fare molto di più. Cernusco è una città in cui, nonostante tutto, si sta ancora bene. Quello che si fa per i poveri e per le persone deboli non è ancora sufficiente. “Se tutti fossero più attenti e disponibili verso gli altri – ci dice Restelli - non ci sarebbe neppure bisogno che la comunità cristiana si organizzasse per aiutare chi è in situazione di difficoltà”. È vero che in città “non ci sono casi di povertà estrema o di bisogni gravi da affrontare”, ma c’è pur sempre una fascia di persone che in numero via via più consistente rischia di scivolare verso la povertà, se non adeguatamente aiutata e sostenuta. "E' auspicabile – per Restelli - che molti più cernuschesi aumentino la loro sensibilità e disponibilità a mobilitarsi in prima persona per aiutare chi si trova in situazioni di bisogno."

Cernusco sul Naviglio, 5 gennaio 2015     

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