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DON BASSANI:
"LA CROCE, ANNUNCIO DI SPERANZA E DI AMORE”

L’ultima Via Crucis di questa Quaresima 2014 è partita dall’estrema periferia sud della nostra città - via Roggia Renatella, nei pressi della strada Padana per Vimodrone - per poi giungere alla chiesa parrocchiale di san Giuseppe Lavoratore. Don Enrico Carulli l’ha presieduta, mentre la riflessione finale è stata proposta da don Ettore Bassani.

 

Un cammino che è proceduto, come ormai siamo abituati in questi itinerari quaresimali per le vie della città, in un contesto di indifferenza: quasi nessun segno esteriore lungo il percorso, poche finestre illuminate, passanti frettolosi che non gettano neppure uno sguardo, autisti impazienti di aver la strada libera. Quest’ultima è stata una Una Via Crucis più partecipata delle precedenti e accompagnata da una luna piena che rischiarava il cammino.

“La croce nessuno la vuole, la croce fa paura”, ha esordito così don Ettore Bassani -  collaboratore della nostra Comunità pastorale e cappellano delle Suore Marcelline e dell’Ospedale Uboldo - nella sua riflessione, a conclusione delle quattordici stazioni. San Paolo, ha poi aggiunto il sacerdote,  scrive che “la croce è scandalo per i giudei e follia per i pagani, ma per noi che amiamo Gesù è salvezza.”

Don Ettore ha quindi parlato della croce, rivelatrice del “vero volto di Dio”, e della “passione e morte di Gesù” nella quale “noi vediamo un Dio in balia degli uomini, inerme, indifeso, consegnato alla malvagità, sballottato qua e là, trascinato come malfattore davanti al tribunale. Un Dio che si lascia amare, che non oppone resistenza, che non vuole vincere il male con il male.” Perché, ci dice Gesù, “non è possibile vincere il male con il male.”

Il cappellano dell’ospedale ha poi ricordato che “Gesù è l’immagine perfetta del Dio invisibile. Lui ha detto ‘chi vede me vede il Padre, chi ascolta me ascolta il Padre. Io e il Padre siamo una cosa sola’. Allora questo vuol dire che con Gesù condannato, sfigurato, si rivela un Dio debole, senza difesa, senza armatura, vulnerabile, fragile e schiacciato. Ben diverso, quindi, dal Dio onnipotente e impassibile che potremmo immaginare. Un Dio che liberamente annienta la sua onnipotenza. Questo è un Dio che tutti possono capire perché si è fatto così vicino all’uomo.” Una lezione, ha proseguito don Ettore, che “è veramente ora di impararla, lo dico innanzitutto per me stesso, una lezione di umiltà, di dono, di perdono, di amore senza misura. Seguire Gesù è camminare sulla strada dell’amore, calcare le sue orme in silenzio. Dare, sempre dare, tutto dare, sino alla fine per amore.”

Avviandosi alla conclusione della sua riflessione quaresimale, don Bassani ha invitato a guardare alla “croce come inno all’amore”, alla “croce (che) resta, mentre il mondo è in continua evoluzione e cambiamento”. Passa tutto, ma “la croce di Cristo resta”. Infine, ha ricordato a tutti che “dalla croce giunge il grido di Cristo morente, la cui eco non si è ancora spenta. Un grido di invocazione e di speranza”. Chi “medita la passione di Cristo, incide la croce nel cuore e nella mente. La croce diventerà così un annuncio di speranza e di amore. Il mondo potrà essere nuovo e io potrò essere nuovo se mi lascerò assimilare dalla croce di Cristo.” 

Cernusco sul Naviglio, 14 aprile 2014

 

 

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