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GIORNATA DELL’OASI: “ALLA RICERCA DELLA FELICITÀ”

La “Giornata dell’Oasi 2014” sarà “Alla ricerca della Felicità”. Su questo tema si svilupperanno due relazioni: la prima - “Riflessi di gioia nella vita quotidiana” – proposta da Gianni Cervellera; la seconda - “Siate sempre lieti” (Filippesi 4,4-9) – da Dario Gellera. L’appuntamento è per sabato 18 gennaio 2014 - dalle 9,30 alle 16,30 – all’Oasi di Santa Maria, lungo il Naviglio. 

Dopo l’accoglienza e la preghiera iniziale, ci sarà la prima relazione; seguirà poi una pausa, con coffee break. Ripresa dei lavori alle 11,30 con la seconda relazione. Quindi il pranzo, alle ore 13,00. Nel pomeriggio, spazio di condivisone, dalle ore 14,30 e, alle ore 16,30, preghiera conclusiva.
Per facilitare l’organizzazione della Giornata, chi desidera partecipare è invitato a comunicare la propria presenza (02.92111155 – oasi@cernuscoinsieme.it)

 

In cerca di felicità - «La felicità appare a molti lontana, quasi inafferrabile, difficile da materializzare in percorsi di vita corrosi dalla fretta, dall’ansia per il domani, dalle preoccupazioni incombenti. Il tracollo delle Borse, solo per fare un esempio, ci lascia ogni giorno più sbigottiti, e ci chiediamo se il fondo è stato toccato e se c’è un peggio che ci attende dietro l’angolo. Educare i figli sta diventando un’impresa di fronte alla quale ci si sente quasi impotenti, ed è pungente la tentazione di gettare la spugna, magari affidandosi alla buona sorte. I rapporti lavorativi sono sempre più precari, e tutto questo crea un clima da Far West: instabilità e insicurezza trionfano, e c’è poco da stare allegri. Va però anche aggiunto che nella tradizione cristiana, alla quale noi apparteniamo, di felicità si è parlato a lungo con una certa diffidenza, e questo ha influito – oltre che sulla vita – sulla formulazione stessa delle aspirazioni dei singoli. Al massimo si poteva tendere alla gioia, vocabolo indicante un orizzonte di misurata realizzazione, di sufficiente pienezza terrena; la felicità sarebbe venuta dopo, e più precisamente nel mondo futuro, nell’aldilà, nella situazione definitiva di comunione con Dio. Allora e solo allora la felicità sarebbe diventata eterna, cioè vera nel senso di assolutamente non illusoria. Senza negare una saggezza a questa cautela nel declinare i diversi livelli di pienezza di vita, c’è da dire che ai nostri giorni lo spessore terreno della felicità è stato a buon diritto riabilitato. La tensione e la proiezione nei confronti del Regno di Dio richiedono infatti delle reali e credibili anticipazioni, ed è fuori di ogni dubbio che i doni di Dio sono destinati alla vita buona e riuscita dell’uomo, qui su questa Terra: doti da investire, talenti da mettere a frutto, qualità da dispiegare, relazioni da tessere e da gustare, legami affettivi da collocare a perno della vita, benessere con cui provvedere al presente e garantire il futuro. Naturalmente mai in solitudine, bensì nella solidarietà dei rapporti sia vicini che a largo raggio (…). A quanto pare Dio c’entra con la felicità dell’uomo, ma non perché – come molti credono – farebbe di tutto per limitarla, impedirla o inquinarla. Piuttosto Dio ce ne traccia il sentiero, ce ne indica la direzione, ma poi, quasi per forza di cose, mette degli argini a tutto ciò che può comprometterla. Se noi vediamo unicamente gli argini e li leggiamo più come barriere che come custodie, siamo come quegli uomini stolti ai quali viene indicata la luna ma il cui sguardo resta bloccato a fissare il dito. Tutti sappiamo che l’amore ha bisogno di slancio ma anche di fedeltà, che non c’è amore senza sofferenza, che la felicità quindi non è un’istantanea quanto piuttosto una storia da costruire giorno dopo giorno, anche con un pizzico di ottimismo. L’emozione non basta, anche se viviamo nell’epoca dell’emo-crazia, nella quale cioè l’emozione la fa da padrona; il benessere può stordire per un po’, ma non ce la fa a riempire le voragini dell’animo umano; la ricerca compulsiva della felicità, poi, porta solo a girare su se stessi. Torniamo dunque a fidarci di Dio; a Lui sta a cuore la nostra felicità.» (padre Ugo Sartorio, Messaggero di San’Antonio).

Cernusco sul Naviglio, 13 gennaio 2014

 

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