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VICARIO GENERALE: “SMETTERE
DI ESSERE DISCEPOLI TIMIDI E CONFUSI”

 

Monsignor Mario Delpini ha guidato in Duomo la IV e ultima “Via Crucis” del cammino catechetico 2015, presenti anche i fedeli della nostra Zona pastorale.

 

 

Col titolo “L’attrazione universale”, lo scorso martedì 24 marzo – Giornata nazionale di preghiera e digiuno in memoria dei martiri missionari – monsignor Delpini, vicario generale della nostra diocesi, ha ripercorso la XII, la XIII e la XIV Stazione della Via Crucis. In Cattedrale erano presenti anche i fedeli della nostra Zona pastorale – la VII (Sesto San Giovanni) -  con il vicario Cresseri.

 

Il rito della Via Crucis è un rimprovero - Nell’omelia, il Vicario generale ha esordito dicendo che il rito della Via Crucis è un rimprovero «per noi discepoli timidi, confusi, smarriti, indaffarati in molte cose, preoccupati di giustificare la sopravvivenza del cristianesimo per la sua utilità sociale, frenetici di buone iniziative, per soddisfare molti bisogni eccetto il bisogno più universale e decisivo, più inquietante e represso, la speranza di vita eterna, così che le opere restano mute e la carità reticente; discepoli complessati, aggressivi e presuntuosi, esibizionisti». Eppure, comunque, figli abitati dalla speranza di Colui che attira tutti a sé, «non per proselitismo, per estendere un dominio, per costruire uniformità delle culture o omologazione delle religioni», ma perché, appunto, Gesù è morto per ognuno di noi. «Credenti e non credenti, i buoni e i cattivi, quelli che lo onorano e quelli che lo bestemmiano, quelli che costruiscono chiese e quelli che le distruggono, i cristiani e i fedeli delle religioni antiche e moderne».

 

Tutti sappiano di questo amore universale - Per questo esiste la Chiesa – ha notato Delpini -, perché tutti sappiano di questo amore universale, anche se «la storia sembra smentire la volontà del Padre» e «pare che molti preferiscano morire disperati piuttosto che credere a una promessa che suscita speranza, e sembrano trovare più interessante andare altrove, piuttosto che volgere lo sguardo a Colui che è stato trafitto; molti apertamente fanno guerra e insultano e gridano che sia messo a morte colui che il Padre ha mandato e, insieme con lui, anche coloro che si associano alla sua missione» che può apparire, così, «fallimentare». E se «l’ottusità umana pensa che si possa mettere una pietra sopra la volontà di Dio», c’è comunque e sempre il «passaggio spaventoso e tremendo della morte» che rivelerà la vita eterna, come «compimento della promessa».

Per questo, nel giorno in cui si ricordano i martiri missionari e monsignor Romero, «è venuto il tempo in cui smettere di essere discepoli timidi e confusi». È il tempo di mettersi in cammino, ogni giorno e ovunque, per dire «che la volontà del Padre è che tutti possono essere salvati» da quella croce e quel Crocifisso risorto che attira tutti a sé.

 

Per approfondire, il testo dell’omelia di monsignor Mario Delpini: clicca qui

 

Cernusco sul Naviglio, 30 marzo 2015

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