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HOME > In Diocesi > 2 Febbraio 2015

LUOGHI DI CULTO: “GARANTIRE UN’EFFETTIVA LIBERTÀ”

 

Il Consiglio regionale lombardo ha approvato una legge – cosiddetta “anti moschee” - che stabilisce regole più onerose e rigide per autorizzare l’apertura di nuovi edifici di culto.

 

 

Al Pirellone ha votato a favore della cosiddetta “legge anti-moschee” il centrodestra, contro le opposizioni. La legge impone ai richiedenti di farsi carico delle spese per i servizi parcheggi, strade e impianti di videosorveglianza (obbligatori). Ai progetti, di rispettare il «paesaggio lombardo» e il vaglio di una procedura Vas. Ai Comuni é data la facoltà di indire referendum consultivi.

 

La legge regionale sulle attrezzature re­ligiose che nella versione finale riguarderà di fatto anche la Chiesa cattolica, proponente il capogruppo della Lega Nord Massimiliano Romeo, è stata approvata dal Consiglio lombardo con alcune modifiche rispetto al testo licenziato in precedenza  dalla Commissione Territorio (sede in cui tutte le confessioni religiose e le associazioni hanno aspramente criticato il documento). Tuttavia per renderlo più chiaro e scongiurare di essere dichiarata in futuro incostituzionale, come paventato dagli stessi uffici legali del Pirellone, la maggioranza di centrodestra ha specificato nel testo che le norme valgono sia per le confessioni religiose che hanno firmato intese con lo Stato italiano sia per quelle che non hanno un’intesa, come l’Islam. Con diversi effetti. In entrambi i casi, dovranno essere stipulate convenzioni in materia urbanistica con i Comuni interessati. Nel secondo caso, quello che riguarda per esempio l’Islam, deciderà con un parere una nuova Consulta regionale.

 

La pregiudiziale di anticostituzionalità – posta all’inizio della discussione dalle opposizioni - Pd, M5S e Patto Civico – non è stata approvata. Le opposizioni hanno votato contro la legge ritenendola sbagliata, poiché va a incidere sul diritto alla libertà di culto. Di diverso avviso il centrodestra che ha replicato dicendo di «voler garantire sicurezza ai cittadini e difendere l’identità».

L’assessore regionale alla sicurezza, Simona Bordonali, ha dichiarato a Lombardia News: "La situazione è questa: fino a oggi le moschee di fortuna erano presenti in tutte le zone della Lombardia, magari ricavate in scantinati, senza che sussistessero basilari norme urbanistiche e di sicurezza. Questo creava problemi enormi per la vivibilità delle città. Ora invece - fa quindi presente l'assessore - viene stabilito che prima di realizzare un luogo di culto ci debbano essere una valutazione ambientale sull'impatto acustico, parcheggi adeguati per non intasare la viabilità dei quartieri e un impianto di videosorveglianza collegato con le Forze dell'ordine". "Mi sembrano regole di buon senso che non impediscono una libertà di culto già ampiamente garantita nella nostra regione – ha aggiunto l'assessore -. Ricordo inoltre che questa legge prevede la possibilità di indire un referendum sulla realizzazione di nuovi luoghi di culto. Il parere dei cittadini, in democrazia sarà sempre più importante del trafiletto di ogni singolo opinionista".

A proposito della Legge regionale sui luoghi di culto, il vicario episcopale per la missione, la cultura, la carità e  l’azione sociale della Diocesi di Milano, monsignor Luca Bressan, ha dichiarato: «Il cambiamento sociale in atto a Milano e in Lombardia richiede un modo nuovo di affrontare - tra gli altri - il tema della realizzazione dei luoghi di culto. Un argomento che coinvolge tutte le confessioni religiose, ma - è sotto gli occhi di tutti - riguarda principalmente la religione islamica. Non essendo ancora - al momento - disponibile il testo definitivo della Legge Regionale approvata martedì 27 gennaio, si rimanda il commento preciso a quando si avrà la possibilità di comprendere le conseguenze effettive che il provvedimento avrà. Resta infatti da capire se questa Legge è conforme alle disposizioni cui - come ogni atto legislativo - deve sottostare e se sarà in grado o meno di garantire una effettiva libertà di culto nel rispetto di tutte le leggi vigenti. Vista la rilevanza e la delicatezza del tema, occorre giungere alla costruzione di questi strumenti legislativi in modo meno frammentario e precipitoso, per non produrre effetti che vadano al di là delle intenzioni di chi li propone.»

«Non mi piace perché è una legge che blocca – ha dichiarato ad Avvenire Paolo Branca, docente di Islamistica all'Università Cattolica e responsabile della sezione “Rapporti con l'Islam” del Servizio Ecumenismo e dialogo della diocesi di Milano - che si illude di fermare quello che sta accadendo. Che non guarda al futuro. E in questo è sintomatica di … una classe dirigente che non è in grado di affrontare i cambiamenti. Che non è capace di gestire quello che avviene e non si rende conto che siamo di fronte a un processo evolutivo importante. E si illude di bloccare tutto. Ma quello che sta ac­cadendo, come le grandi migrazio­ni, non si ferma con una legge re­gionale». Secondo Branca «in democra­zia i problemi si affrontano cercan­do di dialogare e di far crescere la parte migliore di quel mondo che noi riteniamo problematico. Questa è la strada: confrontarci e trovare una soluzione che sappia tenere in­sieme tutto quanto: dal diritto a pregare alle necessità dei cittadini. Non ci si può chiudere a riccio nei con­fronti di tutto. Ripeto: è indifendibile. Ma anche inutile. Perché non serve a fermare nulla. Perché ci mette nella condizione di subire il cambiamento e non di gui­darlo.»

Cernusco sul Naviglio, 2 febbraio 2015

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