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SCOLA: “OGNI CRISTIANO
DEVE SENTIRSI INVIATO VERSO LE PERIFERIE”

Duomo gremito per la veglia missionaria di sabato 25 ottobre iniziata con il suggestivo ingresso di una grossa croce realizzata con il legno delle barche arrivate cariche di profughi a Lampedusa.

 

Oltre alla grossa croce, l’inizio della veglia, è stato contraddistinto dall’ingresso, lungo la navata centrale del Duomo, delle nove croci che il cardinale Angelo Scola ha benedetto e poi consegnato a ognuno dei cinque religiosi e dei quattro laici in partenza per diversi luoghi di missione.

Chiesa missionaria in uscita - Nella sua omelia, Scola ha ricordato l'invito di papa Francesco a sentirsi ciascuno un inviato verso le estreme periferie. «Anche noi, come ci ha esortato il Pontefice, dobbiamo partire per le vie del mondo», ha detto il Cardinale, «ed essere una Chiesa missionaria in uscita. Perché la domanda di salvezza è di tutti e tutti hanno nel cuore il desiderio di durare. Ma solo l'Eterno può rispondere a questo desiderio ed è per questo che i cristiani sono spinti a comunicare il messaggio di Gesù nel mondo. Che poi è quello annunciato nel Vangelo appena letto: Misericordia io voglio e non sacrifici».

Seguire subito il Cristo - Dopo aver ricordato l'impegno dei missionari che hanno dato la vita, come le saveriane recentemente uccise in Burundi, e dei religiosi che sono rientrati dal Camerun perché la situazione si è fatta troppo pericolosa, l'Arcivescovo ha approfondito proprio il senso della lettura del Vangelo secondo Matteo (9,9) fatta durante la veglia. «Gesù andò da Matteo», ha spiegato Scola, «e gli disse semplicemente “Seguimi”. Matteo si alzò e lo seguì. Ecco, anche noi dobbiamo guadagnare la posizione di Matteo: seguire subito il Cristo. Tutti abbiamo il desiderio di cambiare, ma rinviamo continuamente la possibilità di farlo veramente. Le coppie che vorrebbero sposarsi, ma rimandano perché non ritengono di poterselo permettere e iniziano a convivere. Chi ha subito un torto e sente che è giunto il tempo del perdono, ma lo rinvia aspettando il momento in cui capiterà un'occasione. La persona che ha nel cuore di dedicarsi a Dio, ma ritiene di non sentirsi pronta e rinvia... È un male sottile e diffusissimo quello di differire il cambiamento. Ma esso o accade subito quando se ne presenta l'opportunità o non sarà mai più. E così ci si lascia sopraffare dalla noia. Invece dobbiamo comportarci come Matteo. Alzarci e seguire Gesù. I tanti testimoni missionari ce lo ricordano con la loro scelta. E allora alziamoci subito e seguiamo Gesù. Così vinceremo l'epidemia del nostro tempo, denunciata già da Paolo VI, e cioè la frattura tra fede e vita».

Per approfondire: IncrociNews

Cernusco sul Naviglio, 27 ottobre 2014

 

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