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SCOLA: “COMUNITÀ EDIUCANTI
PER PORTARE I RAGAZZI ALL’INCONTRO CON GESÙ”

Far nascere “comunità educanti” per accompagnare i ragazzi “a vivere in prima persona tutte le dimensioni della loro vita, a partire dal rapporto vivo e attuale con Gesù”. È questa la sfida che il nostro Arcivescovo ha indicato alla Chiesa Ambrosiana per l’anno pastorale appena iniziato.

 

È tradizione che l’8 settembre il nostro Arcivescovo, cardinale Angelo Scola, presenti la lettera pastorale per l’anno che inizia. Così non è stato quest’anno. A guidare il cammino della diocesi, con l’approfondimento delle tre precedenti lettere pastorali del cardinale Scola, sono due note pastorali: la prima, sulla comunità educante in relazione all’iniziazione cristiana dei ragazzi, diffusa a giugno; la seconda, su Milano e l’Expo 2015, sarà presentata, alla Chiesa e alla città, per la festa patronale di sant’Ambrogio, 7 dicembre.

Far nascere “comunità educanti” che siano in grado di accompagnare  i ragazzi “a vivere in prima persona tutte le dimensioni della loro vita – la famiglia, lo studio, lo sport, il riposo … - a partire dal rapporto vivo e attuale con Gesù”. È questa la sfida primaria che il nostro Arcivescovo ha indicato alla Chiesa Ambrosiana nella nota pastorale consegnata lo scorso 26 giugno all’Arcidiocesi. Il testo, in particolare, nasce dall’esigenza di “sviluppare aspetti della proposta pastorale degli anni scorsi”. “La comunità educante” è il titolo scelto per questo primo documento, che mette a fuoco la vocazione dell’intera comunità cristiana a offrire alle nuove generazioni “un incontro effettivo con Gesù”. E una particolare attenzione viene data ai ragazzi tra i 7 e gli 11 anni, fascia di età in cui sono previsti i cammini di preparazione ai Sacramenti dell’iniziazione cristiana. Nel suo compito educativo, ricorda l’Arcivescovo, la Chiesa oggi ha di fronte “oggettive difficoltà”, che dipendono soprattutto “dal contesto di frammentazione in cui viviamo”. I ragazzi infatti “attraversano  comporti stagni senza potersi ancorare ad un filo rosso che unifichi la loro giornata”. Questo porta a considerare anche il catechismo come un percorso che termina con la Confermazione: “Da qui – scrive Scola – l’emorragia che è sotto i nostri occhi” e la tentazione di “rinunciare a educare”. Ma in realtà la Chiesa sa che in Cristo è possibile trovare un “criterio unificante” per la propria vita. Ecco perché “nel mondo odierno, in cui la società non offre un orizzonte unitario, è la Chiesa stessa che si deve far carico di proporre questo vitale principio sintetico”. Lo strumento per raggiungere questo obiettivo è proprio quello della comunità educante, una comunità, cioè, dove l’educazione non è lasciata a “specialisti” ma emerge da una rete di educatori prima di tutto in grado di “coinvolgersi”, tra di loro e con la proposta educativa”. Solo così potrà nascere un “unico soggetto educativo con una proposta unitaria” che saprà portare i ragazzi all’incontro con Cristo.

Lo stile della comunità educante -  Quest’esperienza, nella quale l’educazione è un’opera  condivisa, partecipata e unitaria, d’altra parte, non è lontana dal patrimonio della Chiesa Ambrosiana, anzi, ricorda Scola, è già contenuta in quel “cattolicesimo popolare ambrosiano” che va “rigenerato”. La comunità educante, aggiunge poi il Cardinale, è di fatto per i ragazzi “il volto concreto, fisicamente rintracciabile nello spazio e nel tempo, della Chiesa stessa”. Per questo è importante che essa “sia espressione della Chiesa-comunione” e che sappia dare il giusto spazio alla domenica, che è il “paradigma della vita della comunità che ama, lavora, soffre, riposa …”. L’Arcivescovo invita, quindi, a curare in particolare  lo stile della comunità educante, che deve essere basato sulla “fraternità”, sul “coinvolgimento comunionale di tutte le figure che vivono un rapporto educativo con i ragazzi”. Solo così si potranno evitare alcune “riduzioni” cui va incontro oggi l’annuncio del Vangelo: “L’individualismo che ci fa ignorare il metodo comunitario che Dio ha scelto per incontrare gli uomini; l’intellettualismo che riduce la proposta educativa a indottrinamento; e il moralismo che riduce il Vangelo ad etica”.

Due strumenti per comprendere la direzione da prendere - Sullo sfondo della propria riflessione, infine, il cardinale Scola pone due strumenti, che possono aiutare le comunità parrocchiali a comprendere la direzione da prendere: le “linee diocesane per l’iniziazione cristiana dei ragazzi” approvate lo scorso anno e il recente documento della Conferenza episcopale italiana “Incontriamo Gesù. Orientamenti per l’annuncio e la catechesi in Italia”.

 

Cernusco sul Naviglio, 6 ottobre 2014

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