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SCOLA: “PUNTIAMO ALL’ESSENZIALE”

Il cardinale Scola, lo scorso 13 maggio, in vista all’Opera di Fratel Ettore, ha parlato delle emergenze della cronaca di questi giorni, con i morti dei barconi e le ragazze rapite in Nigeria.

 

L’arcivescovo, cardinale Angelo Scola, lo scorso 13 maggio è stato in visita all’Opera di Fratel Ettore: religioso camilliano morto nel 2004, la cui testimonianza di radicalità evangelica  è ancora viva in tutti coloro che hanno avuto l’occasione di incontrarlo. 
«Un’Opera così radicale, che cresce in una fraternità carica di bene, rappresenta un grande dono per tutti coloro che abitano le nostre terre, soprattutto per i fratelli battezzati che hanno perduto la strada di casa» ha detto l’Arcivescovo appena arrivato a Seveso, sede delle attività avviate da Fratel Ettore. Il religioso ai problemi del suo tempo ha dato una risposta molto concreta di «coraggio e fortezza». Scriveva: «si deve imparare dall’amore di Madre che supera tutte le burocrazie perché va all’essenziale senza calcoli e senza indugi».

Il Cardinale, al termine della visita, ha parlato anche delle emergenze della cronaca di questi giorni, con i morti dei barconi e le ragazze rapite in Nigeria: «Bisogna saper andare oltre la giusta indignazione, occorre che questi eventi ci tocchino davvero nel cuore, facendoci cambiare. Così diventerà possibile una convivenza e un’amicizia civica basata sulla fraternità, così saremo più capaci di edificare l’Europa di cui tanto abbiamo bisogno. Si deve, tuttavia, anche sentire la responsabilità di costruire politiche condivise, esprimendo una solidarietà internazionale doverosa. In un tale orizzonte l’energia prima è, comunque, il cambiamento del cuore. Come diceva Fratel Ettore dobbiamo agire con coraggio e senza indugio di fronte alle tragedie a cui stiamo assistendo.

Ognuno deve assumersi le proprie responsabilità: la Chiesa con il livello della carità immediata, della prima accoglienza e con generazione di opere e realtà caritative. C’è poi la responsabilità dei politici, dell’Europa, del mondo, anche al di là di certe lentezze degli Stati nazionali. Soprattutto deve concretizzarsi un movimento di consapevolezza e di educazione all’accoglienza dal “basso”, da parte delle gente: solo partendo da qui costruiremo nuove politiche per il Mediterraneo, adeguate al meticciato delle civiltà. Non dimentichiamo che è la mancanza di volontà politica a non permettere di superare drammi come quello della fame. Si può vincere, ma solo insieme».

Cernusco sul Naviglio, 19 maggio 2014

 

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