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HOME > In Diocesi > 3 Febbraio 2014

“IL TESTIMONE FA CRESCERE LA LIBERTÀ”

 “Giornalista, testimone” è stato il tema del confronto tra l’arcivescovo di Milano, cardinale Angelo Scola, e l’inviato del quotidiano “La Stampa”, Domenico Quirico, in occasione della festa del patrono dei giornalisti, san Francesco di Sales. Un reporter che abbiamo incontrato e che ci ha profondamente colpito per il coraggio delle sue scelte.

 

Il punto di partenza del confronto è stato il concetto di “testimonianza” delineato dall’arcivescovo nella sua Lettera pastorale “Il campo è il mondo”: “Il testimone fa crescere la libertà, soprattutto la libertà da se stessi, dal proprio progetto, dall’immagine di sé che si sogna. Il testimone impara a conoscere in modo appropriato la realtà, ne scopre, sulla propria pelle, la verità e la comunica ai fratelli”.

Il coraggio di raccontare - Quirico – nel confronto con l’Arcivescovo svoltosi lo scorso 25 gennaio all’Istituto dei ciechi di Milano – ha esordito dicendo che il giornalismo è “partecipare al dolore dell’altro” e solo “dalla commozione nasce la mia titolarità a raccontare la storia di altri uomini, perché la materia del lavoro del giornalista é il dolore dell’uomo”. Infatti, “a un certo punto della mia vita mi sono accorto che il mio lavoro ha una responsabilità morale verso il mondo che racconto. Il gesto di scrivere determina delle conseguenze dirette sulle persone che racconto”. Quirico ha ricordato che in alcuni casi il coraggio di raccontare ha fermato delle guerre, mentre “in altri casi c’è stata l’omissione di questo rapporto di responsabilità. Ad esempio, in Siria non abbiamo tenuto fede a questo, io per primo”.  http://piwik1.glauco.it/piwik.php?idsite=9 Quirico è il giornalista de “La Stampa” rapito per 5 mesi in Siria e rilasciato nello scorso settembre.

Il disinteresse dell’Occidente - Parlando del suo rapimento, Quirico ha affermato che “quello che mi è successo è una vicenda minima rispetto alla tragedia siriana, dove 22 milioni di persone sono ancora ostaggio della violenza. I miei cinque mesi sono solo un piccolo episodio”. Infatti “la rivoluzione siriana è stata una vera rivoluzione, non c’è nessun burattinaio, ma una generazione di giovani scesa in strada a protestare per cambiare il loro mondo. Io ho amato quei rivoluzionari siriani, che con coraggio, determinazione, senza ideologia, hanno lottato per trasformare il loro Paese”. Però “quella rivoluzione non esiste più, perché quei giovani sono morti. Al loro posto sono venuti altri, i combattenti dell’islam radicale che hanno un progetto diverso, creare un califfato”. Oggi “la rivoluzione siriana è diventata un’altra cosa, anche per colpa nostra. Non abbiamo aiutato i rivoluzionari siriani, abbiamo fatto finta di non conoscerli, di non riconoscerli. C’è stato un momento in cui avrebbero potuto vincere, ma il mancato aiuto dell’Occidente, che non vuol dire mandare i marines, ha sconfitto la rivoluzione e ha aperto la strada ai fanatici”.  http://piwik1.glauco.it/piwik.php?idsite=9

“Non si può conoscere senza il cuore” - Il cardinale Scola ha concordato sulla concezione di giornalismo, affermando che “non si può conoscere senza il cuore”, e ha affermato che “testimonianza è una parola consumata, soprattutto da noi preti. Invece, la testimonianza implica anche una auto-esposizione, un essere coinvolti con la testa e con il cuore, disposti a pagare di persona”. Infatti, “non possiamo pensare che basti qualche ragionamento ben articolato, qualche lettura ben fatta, qualche momento di pausa nel ritmo un po’ ossessivo della giornata per risolvere i problemi del mondo. Forse dobbiamo prenderla da un altro punto di vista, partendo dal nostro quotidiano, dal nostro limite, dal nostro modo di lavorare e di vivere il riposo e gli affetti, dal nostro modo di vivere la giustizia e di condividere il dolore”.

Il cardinale si è inoltre domandato, a proposito dell’obbligo morale: “Cosa lo fonda? Una trama di relazioni buone che documentano l’abbraccio della verità, della bontà e della bellezza”. Partendo da “Dio, uno e trino, che ospita la differenza più grande che esista”, ha spiegato che “la vita è come una spirale perché ci sembra di essere tornati allo stesso punto ma in realtà siamo più in alto. Per questo non deve spaventare la ripetizione del quotidiano, perché è normale nella nostra finitudine entrare nella profondità del reale, passo dopo passo, ripetendo i nostri gesti legati alle dimensioni costitutive del nostro io”. http://piwik1.glauco.it/piwik.php?idsite=9

 

Punto di vista – Con Domenico Quirico abbiamo avuto un incontro occasionale qualche mese fa durante il quale abbiamo parlato della Siria, della situazione dei cristiani in quella martoriata nazione, delle sofferenze dei bambini nei diversi Paesi del Medio Oriente, della politica italiana, di Papa Francesco, della Francia, dove ha risieduto per parecchi anni facendo il corrispondente prima di diventare inviato speciale, dei giovani e delle difficoltà che incontrano nel trovare un lavoro. Quirico ci aveva anche confidato che vuole evitare il rischio di fare il testimone a vita, di essere chiamato a portare la sua esperienza ogni qual volta si parla di un sequestro. 

Nel suo confronto con il cardinale Scola abbiamo risentito quelle parole che già ci avevano colpito, durante il nostro occasionale ma non breve incontro, sul coraggio di raccontare, sull’intensità del partecipare, sul dovere di non girare lo sguardo altrove e sull’urgenza di saperci assumere le nostre responsabilità. Possiamo dirlo: è vero, abbiamo incontrato un testimone!     

C.G.

 

 

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