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HOME > In Diocesi > 23 Dicembre 2013

SCOLA:
“DA BENEDETTO A FRANCESCO: TRA SORPRESA E GRAZIA”

Il nostro Arcivescovo, cardinale Angelo Scola, è intervenuto lo scorso 16 dicembre alla presentazione del volume “PhotoAnsa 2013” sul tema “Da Benedetto XVI a Francesco: tra sorpresa e grazia.” Scola ha esordito dicendo che “la sorpresa dice immediatamente l’eccezionalità dei due avvenimenti per tutta la famiglia umana. La grazia spiega da dove venga la sorpresa, cioè dallo Spirito del Risorto che non cessa di accompagnare la sua Chiesa.”

Il Cardinale ha innanzitutto parlato della fatica delle Chiese di Occidente: “Oggi in grave difficoltà. In particolare non riescono più ad intercettare le generazioni di mezzo (25-55 anni). Oggi a tutti appare evidente che la grande fatica di tutte le forme di realizzazione di Chiesa (diocesi, parrocchie, comunità religiose, associazioni, movimenti, ecc) è quella di rigenerare le comunità cristiane aperte a 360° e che siano luoghi vitali di appartenenza tali da consentire alla persona, in piena libertà, una sequela Christi integrale e persuasiva. In proposito conviene ribadire che Dio non abbandona mai il Suo popolo.”

Un gesto profetico: la rinuncia di Benedetto XVI al ministero petrino – Scola ha quindi definito la rinuncia di benedetto XVI «un gesto umile di profonda fede, che ha lasciato tutti senza parole, mettendo in evidenza la “differenza” del Vangelo rispetto ad ogni logica mondana. È opportuno riflettere brevemente sul gesto che lo Spirito ha suggerito al cuore di Benedetto XVI. Alcuni autori lo hanno inquadrato acutamente nel contesto del rinnovamento ecclesiale che ha portato con sé il Concilio Vaticano II. Il Concilio, infatti, avrebbe aperto la strada perché la rinuncia del Papa non rappresentasse un “caso traumatico” per la Chiesa. E questo per due ragioni.
In primo luogo, per l’insegnamento rinnovato sul ministero petrino nel contesto della cosiddetta “ecclesiologia di comunione” e della collegialità episcopale. La rinuncia di Benedetto XVI è espressione di una concezione del ministero gerarchico in termini di “diaconia”, cioè di servizio alla comunione della Chiesa. La rinuncia mostra, per un verso, l’importanza della persona e del ministero del Papa ma, per un altro, documenta che l’alto ministero papale va concretamente compreso in riferimento a Gesù Cristo stesso, supremo Pastore.»
In secondo luogo, spiega che «il campo dell’azione cristiana è il mondo, come ci dice il Vangelo nella parabola del buon seminatore (Mt 13,24-30), e la zizzania non può bloccare, alla fine, l’iniziativa che Dio, il buon Seminatore, continua ad offrire alla libertà – sottolineo, alla libertà che è chiamata a decidere – di ogni uomo. A mio avviso è proprio questa indole pastorale del Concilio Vaticano II, che esprime bene la vicinanza di Dio al quotidiano di ogni persona, a dare la chiave di lettura della scelta di Papa Ratzinger.» Per l’Arcivescovo «proprio nel momento del congedo, è apparso con chiarezza cristallina davanti agli occhi di tutti il senso dell’instancabile impegno di Papa Benedetto per il bene della Chiesa e del mondo. Impegno, che come egli stesso ha dichiarato, non muta nella sua sostanza con la rinuncia. Il ministero ordinato, nella Chiesa, non può essere mai ridotto a “ruolo”. Ma voglio sottolineare qui con forza come la sua inedita e audace scelta di rinunciare al papato ha inaspettatamente e provvidenzialmente aperto, come spesso è avvenuto nella storia della Chiesa, la strada per superare l’affaticamento denunciato soprattutto per il Nord-Occidente.»

La risposta della Provvidenza: l’elezione di Papa Francesco - «Alla sorpresa della rinuncia di Benedetto – ha quindi proseguito Scola - è seguita la grazia, non priva essa stessa di sorpresa, dell’elezione di Papa Francesco. Lo Spirito del Risorto ha voluto, fin dalla prima apparizione, attraverso i gesti e le parole del nuovo pontefice, toccare in modo singolare il cuore non solo dei cristiani, ma di tutti gli uomini. L’immediatezza dello stile di Papa Francesco, che in questi mesi ha contagiato di entusiasmo e di speranza una moltitudine di uomini e donne di ogni età e condizione, anche non cristiani, conforta il cammino della Chiesa. Ma non è un puro fatto temperamentale. È ben fondato sul suo richiamo alla Luce della fede nella quale “si apre a noi lo sguardo del futuro” (Lumen fidei 4).
L’Arcivescovo ha poi voluto “sottolineare un dato di carattere generale”: «Il Papa ci mostra che l’invito a metterci in moto ha, nell’esperienza cristiana, sempre la forma di una “risposta” all’iniziativa di Dio. Possiamo fare il primo passo perché siamo mossi e sorretti da Lui. È questa la radice dell’insistenza del Papa sulla misericordia di Dio. Ed essa ha un nome: quello di Cristo stesso, morto e risorto per noi. Egli è l’“unum necessarium” che si propone instancabilmente alle donne e agli uomini di ogni tempo e di ogni luogo.»
Scola, infine, ha richiamato la continuità non solo tra l’attuale Papa e il Papa emerito ma anche con Giovanni Paolo II.

Cernusco sul Naviglio, 23 dicembre 2013

 

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