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HOME > Cernusco7 > 17 Novembre 2014

REVOCATA LA CONCESSIONE ALLA SALA BINGO

Il provvedimento della Direzione centrale gestione tributi e monopolio giochi è stato adottato nei confronti della società titolare della concessione della Sala Bingo di via Torino 18.

 

Con un provvedimento della Direzione centrale gestione tributi e monopolio giochi, pubblicato sul sito dell’Agenzia delle dogane e dei monopoli – è stata disposta la “inibizione dalla prosecuzione della gestione al gioco del bingo” alla società titolare della concessione in Cernusco sul Naviglio, alla via Torino 18/20.  Alla base della decisone c’è la “reiterata violazione della normativa generale e delle clausole convenzionali” da parte della società titolare della concessione che “hanno menomato il rapporto fiduciario con l’Amministrazione concedente e hanno fatto venir meno i requisiti di attendibilità, solvibilità e professionalità della società medesima”.

La Sala Bingo era già stata chiusa con decreto del questore di Milano in data 27 maggio 2014 in quanto a “seguito di numerosi controlli effettuati dal locale Comando della Stazione dei Carabinieri (era) emerso che l’esercizio, fin dall’apertura, (era) di fatto gestito da soci e da personale di società (diversa da quella titolare della concessione, ndr).”

Nel frattempo continua a restare chiusa anche la sala scommesse di viale Assunta.

Gioco d’azzardo e crisi sociale - Questa notizia ripropone alla nostra attenzione il diffuso e preoccupante fenomeno del gioco d’azzardo. Gioco d’azzardo e crisi sociale sono due facce della stessa medaglia, rappresentano il sintomo e la conseguenza di una cultura malata che si affida alla sorte, alla voglia di arricchirsi senza fare sacrifici, o semplicemente l’illusione di trovare una scorciatoia”. È l’analisi che padre Francesco Occhetta ha proposto recentemente sul quindicinale dei gesuiti “La Civiltà Cattolica”, circa “la piaga sociale del gioco d’azzardo”. È il 2003 l’anno di svolta, che ha “trasformato il Paese in un grande casinò a cielo aperto”, in cui “dal proibizionismo sul gioco, che distingueva l’Italia dagli altri Paesi occidentali, si è passati a una situazione di concessioni senza limiti che in pochi anni ha generato un’industria con il terzo fatturato più alto del Paese”. Il fatturato annuo legale “si aggira intorno agli 87 miliardi di euro”, di cui 8 miliardi entrano nelle casse dello Stato, ma “il capro espiatorio dell’intera operazione - osserva Occhetta - sono le fasce più povere della popolazione. Giocano, secondo l’Eurispes, il 47% delle persone che appartengono alla classe indigente e il 56% di quelle del ceto medio-basso”.

“Ipnosi collettiva”- Occhetta parla poi di “ipnosi collettiva”, mettendo in evidenza pure i nuovi rischi dell’azzardo in internet, dove “giocare con la carta di credito non permette di percepire quanto si spende mentre si gioca”. Una piaga che coinvolge anche i minori, per i quali “passare dal gioco in internet a una slot è quasi automatico”. Telefono Azzurro stima che saltuariamente giochino con soldi il 23,3% dei bambini e il 39% degli adolescenti. Facile è il passaggio dal gioco alla dipendenza. “Bastano tre anni di gioco - afferma - per entrare in una dipendenza che passa da una fase di eccitamento a quella della disperazione”. “I ludopatici - annota Occhetta - mantengono circa il 50% del fatturato dell’industria delle slot”, mentre “i costi per lo Stato sono ingenti: si parla di circa 6 miliardi di euro per interventi psicologici, ricoveri, medicine, la perdita di rendimento, il costo sociale dei divorzi, i fallimenti, le conseguenze delle violenze familiari e sociali che il gioco provoca, e così via”.

Come uscirne? - “Le conseguenze del gioco d’azzardo - conclude Occhetta - non sono solamente una responsabilità personale: a livello sociale sono come una piaga, che la politica è chiamata a fasciare e a guarire. Anzitutto attraverso la rieducazione al gioco nelle scuole e negli oratori, la regolamentazione della pubblicità dell’azzardo, il potenziamento dei controlli, la trasparenza dei politici con le potenti lobby. Sono troppe infatti le persone povere intrappolate nelle catene della dipendenza e nel giro dell’usura”.

 

 

Cernusco sul Naviglio, 17 novembre 2014

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