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HOME > Cernusco7 > 3 Febbraio 2014

FRANCO CUCCHI:
UN CERNUSCHESE CHE AMAVA LA SUA CITTÀ

 

La sera del 31 gennaio 1964 – cinquanta’anni fa - cessava di vivere il commendatore Franco Cucchi. Persona molto nota a Cernusco, non solo per la sua attività imprenditoriale (le famose “Distillerie Cucchi” produttrici del noto liquore “Millefiori Cucchi”) ma anche per il suo impegno sociale.

 

 

«La sua immatura scomparsa – si legge sulle pagine di Voce Amica del marzo 1964, in un articolo senza firma ma riconducibile al prevosto Rossignoli - ha lasciato un vuoto incolmabile, largo rimpianto. Ha sempre dato con grande generosità, disinteresse, la sua opera per il trionfo del bene nella sua Cernusco, che egli amava teneramente. La Parrocchia, come segno di riconoscenza, rievoca la nobile figura di cristiano veramente praticante, di benefattore in svariate attività, di apostolo ardente, generoso.»

 

Negli anni Cinquanta e Sessanta del secolo scorso era rarissimo non trovare nelle case dei cernuschesi almeno una bottiglia delle Distillerie Cucchi. Come dimenticare, per esempio, quelle piccole bottigliette – mignon - di liquore, con quel trasparente liquido giallo con un rametto d'erica, i suoi cristalli zuccherini, l'etichetta scritta in corsivo.

La fabbrica dove si produceva questo liquore aveva sede in viale Assunta angolo via Amatore Scesa e la sua fine arrivò nella seconda metà degli anni Sessanta.

«Caro Franco – così scrivevano i suoi “amici” su Voce Amica del marzo 1964 - permetti che ancora una volta giunga a te la voce del "tuo Ospedale" per esprimerti il suo ringraziamento, per i diciannove anni che tu hai dedicato a lui, anche trascurando i tuoi impegni professionali. Abbiamo trascorso insieme dieci di questi anni, abbiamo condiviso lavoro, preoccupazioni e gioie; abbiamo lavorato insieme per lo stesso ideale. E tu per il nostro Ospedale sei sempre stato infaticabile; la tua attività, il tuo dinamismo ci sono sempre stati di esempio e di sprone; tu eri sempre pronto a dar tutto e volentieri pur di raggiungere lo scopo prefissato. Tu sarai sempre presente fra di noi, con la tua energia, con la tua tenace volontà, con la forza d'animo, con il tuo forte tempe­ramento che nascondeva un grande cuore. Tu eri sempre pronto a qualsiasi richiesta, nessun compito per te era gravoso; eri a noi d'esempio e di coraggio. Lascia ancora che ti ringraziamo oltre che per l'Ospedale anche per l'AVIS a cui donasti la tua attività per dieci anni, per l'Asilo che tu tanto amavi, per il Centro di cultura e per tutte le attività sociali a cui hai dato la tua opera generosa. Tu ci hai insegnato a vivere da buoni cristiani, a non temere nulla, a vivere onestamente, senza mai lamentarti.»

 

Punto di vista - Perché oggi è rarissimo trovare queste figure di imprenditori con una così forte passione sociale? Perché persone così carismatiche, capaci di essere un punto di riferimento per le persone e per una comunità, non ci sono più? Forse perché oggi i leader o capi – come ha recentemente scritto Lorenzo Ornaghi già rettore dell’Università Cattolica e ministro dei beni culturali nel Governo Monti - “appaiono se non meno dotati di positive caratteristiche personali, sicuramente meno inclini o abituati a dimostrare di possedere qualcuna di quelle tre indispensabili qualità che Weber sintetizzava nella “passione”, nel “senso di responsabilità”, nella lungimiranza” e perché “non vi può essere ‘ritrovamento’ o ‘formazione’, di persone con qualità decisive per la politica, le istituzioni e lo Stato, quando il naturale rapporto tra cultura e politica sia interrotto, deteriorato, o anche soltanto squilibrato.”  

C.G.

Cernusco sul Naviglio, 3 febbraio 2014    

 

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