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HOME > Cernusco7 > 4 Novembre 2013

OSPEDALE UBOLDO: SI DISCUTE SUL SUO FUTURO

È in corso da alcuni mesi, tra amministratori e consiglieri comunali, un dibattito sul futuro del nostro Ospedale Uboldo. È un argomento che spesso torna a fare capolino nel confronto tra le diverse formazioni politiche perché si avvertono i limiti e le difficoltà che l’attuale collocazione pone al nostro nosocomio: in centro città, scarsità di parcheggi, nessuna possibilità di futuri ampliamenti. 

 

Ad aprire il dibattito sul futuro dell’Ospedale Uboldo è stato nello scorso maggio il vicesindaco e assessore all’urbanistica, Giordano Marchetti, che in un intervista a Il Punto ha dichiarato che: “Vivere Cernusco da anni sostiene la necessità di spostarlo fuori dal centro storico … Solo una nuova collocazione, strutturalmente e viabilisticamente più idonea potrà dare un futuro di eccellenza a questo importante presidio sanitario pubblico”. Aggiungendo poi che, nel corso di un recente incontro, “con il vertici dell’Azienda Ospedaliera, io e il Sindaco, abbiamo illustrato un’ipotesi progettuale che va in quella direzione, ipotesi che è stata favorevolmente accolta.” Ma senza nulla aggiungere in più sulla collocazione del nuovo ospedale.

L’argomento sembrava chiuso, quando invece, dopo la pausa estiva, ci ha pensato il Sindaco, Eugenio Comincini, a far ripartire il confronto. Nel suo blog ha scritto che “lo sviluppo della città e delle città contermini, i mutati bisogni sanitari dei cittadini, le nuove modalità organizzative della sanità pubblica, le esigenze di spending review, lo sviluppo e risultati della ricerca e quindi delle risposte alle urgenze sanitarie dei cittadini, da tempo mi interrogano se l’ospedale Uboldo possa essere ancora adeguato a tutto ciò; e non solo per l’oggi e il domani, ma anche e soprattutto per il dopodomani. Immaginare la nostra città di qui a 10 e più anni mi fa nascere non poche domande circa il ruolo, il valore e la funzione che l’ospedale Uboldo – con l’attuale struttura e gli attuali spazi – potrà avere e giocarsi allora. La sua infelice collocazione, le strutture vecchie anche se in parte rimodernate, l’impossibilità di programmare alcun tipo di sviluppo per mancanza di spazi, mi hanno interrogato sul da farsi.”

Dopo aver messo in evidenza errori compiuti nel passato dagli amministratori dell’Ospedale e del Comune nel decidere l’attuale ubicazione e nella mancata previsione di spazi per il suo possibile sviluppo, il Primo cittadino ha affermato che c’è oggi la “necessità di cominciare a ragionare seriamente su un nuovo, grande e adeguato ospedale della Martesana, con un DEA di secondo livello, in grado di offrire una risposta appropriata ai bisogni della salute dei cittadini della zona.

Serve coraggio, lungimiranza, abbandono delle posizioni di sola ‘difesa del campanile’, per affrontare questa sfida e definire nel medio termine le scelte che produrranno un rinnovamento positivo della sanità pubblica della nostra zona. Il tema del ‘dove’, dell’ubicazione dell’ipotetico nuovo ospedale della Martesana, è l’ultimo pezzo del ragionamento e non deve inficiare la riflessione ed il confronto sullo spinoso tema.”

Subito dopo è intervenuto il consigliere Mauro Aimi del Movimento 5 Stelle, che ha ammesso di aver incontrato difficoltà nel capire perché il Sindaco “l'abbia sparata così grossa”, riferendosi alla sua proposta di costruire un nuovo ospedale per la Martesana, a meno di pensare a “ragioni elettorali”. Poi Aimi ha aggiunto che “analizzando le argomentazioni che portano il gruppo M5S locale ad affermare che è una ‘panzanata’ bisogna affrontare le questioni da tre punti di vista collegati in progressione: sociale, economica e politica.”

Sul piano sociale, Aimi ritiene che alcune risposte ai bisogni di assistenza sanitaria della popolazione potrebbero venire da un potenziamento dell'assistenza domiciliare integrata e da una maggiore apertura di ambulatori medici – infermieristici. Sul piano politico ed economico, per Aimi quando si discute di costruire un nuovo ospedale in Martesana occorre tener conto che “non ci sono soldi”, “la costruzione di nuovi ospedali non paga, oltre che essere un enorme esborso, e nel nostro territorio l'Ospedale di Vimercate ne è l'esempio più lampante. Una cattedrale nel deserto. Ad un anno dalla sua apertura non riesce a saturare le sue potenzialità”. Inoltre, per il consigliere del Movimento di Grillo sarebbe in corso di elaborazione un piano per “accorpamento di Asl e di qualifica di ospedali” che renderebbe inutile un nuovo ospedale in Martesana.

Non ha mancato di far sentire la sua voce anche il consigliere Claudio Gargantini (Persona & Città).E' curioso – ha scritto il consigliere di minoranza - che il Sindaco che passerà alla storia per le innumerevoli occasioni mancate di sviluppo della nostra città, imposti un discorso positivo sul nostro ospedale criticando il passato. Immaginate cosa dirà il sindaco di Cernusco 2032” sulle tante occasioni perse dall’attuale maggioranza. Per Gargantini, quel futuro sindaco «dirà le stesse cose che dice oggi il nostro Sindaco. “... la ragione è da identificare in alcune scelte errate e poco lungimiranti del passato ...”»

In una dichiarazione pubblicata su CernuscoinFolio Gargantini ha anche spiegato che  «dello spostamento dell'ospedale parlammo chiaramente nel no­stro programma elettorale citando l'area ex-Garzanti come un pos­sibile scambio d'area per lo spo­stamento. L'amministrazione avrebbe dovuto farsi carico di co­struire un tavolo comune affin­ché le proprietà di quell'area e di quelle confinanti potessero, in ac­cordo con Asl e Regione, verifi­care l'ipotesi di trasferire l'ospedale in via Mazzini e limitrofe».

«L'Uboldo – a parere di Gianluigi Frigerio (Pdl), interpellato da CernuscoinFolio - è un punto di ri­ferimento molto importante per Cernusco e la Martesana. Se vo­gliamo pensare al suo futuro dob­biamo andare oltre la competizione tra ospedale e territorio: l'ospedale non ha solo un ruolo di erogazione in proprio di pre­stazioni, ma anche funzione di supporto di altri servizi. Il futuro si giocherà nel passaggio dalla "Cura” alla “Cura e Prendersi cu­ra". E necessario oggi crescere an­cora, offrendo servizi più adeguati a quelli che sono i nuovi bisogni e le nuove esigenze dei cittadini. La domanda è: l' ospedale Uboldo è in grado di rispondere alle nuove sfide di nuove patologie, crescita dell'attesa di vita, progresso tec­nologico, crisi finanziaria e del welfare? Se gli si vuole dare un futuro di qualità serve coraggio, se la zona Melghera-Molinetto ri­schia di essere limitata e troppo vicina al San Raffaele, perché non promuovere un progetto di razionalizzazione verso un nuovo unico ospedale della Martesana sull'asse della metropolitana e pensare alla dislocazione nel polo di Villa Fiorita? Così non si risol­verebbe solo il problema dell'ac­cessibilità all'Uboldo, ma si dote­rebbe Cernusco di un polo medico nuovo e si aprirebbero grandi opportunità e sviluppi per il nostro centro storico”.

 

«Dalla sua costruzione l'Uboldo – ha affermato Cristian Mandelli, Lega Nord, in un intervento pubblicato da CernuscoinFolio -  ha sempre rappresentato un pre­sidio ospedaliero di riferimento per la cittadinanza cernuschese e dei territori limitrofi. Entrando a far parte dell'Azienda Ospedaliera di Melegnano, ha ampliato il suo bacino di utenza, diventando un nodo importante della rete di ospedali della Mar­tesana e quindi presidio del territorio in particolare con l’unità di pronto soccorso, offrendo agli utenti un servizio completo e di qualità. Sono convinto che qualsiasi progetto di sviluppo debba andare in questa direzione … L'idea di costruire un unico grande ospe­dale della Martesana la vedo dif­ficilmente praticabile proprio per la perdita di prossimità che si ver­rebbe a generare, e francamente non in linea con quelle che sono le caratteristiche del nostro territo­rio. Per quanto riguarda l'eventuale necessità di crescita, qualora non fosse più possibile reperire nuovi spazi da interventi di riorganizzazione in­terna dell'esistente, si potrebbe valutare l'ipotesi di una sede di­staccata oppure di un eventuale trasferimento in un'area più ac­cessibile e spaziosa quale potreb­be essere quella dell'ex albergo Melghera».

Il nostro Primo cittadino, Eugenio Comincini, dopo l’assemblea dello scorso 7 ottobre dei sindaci dell’ASL Milano 2, della quale fa parte anche il nostro Comune, è ritornato sull’argomento per informare che “pur con qualche distinguo non si è potuto che concordare che restare fermi nella posizione attuale rischia di deteriorare nel tempo la qualità dell’offerta sanitaria pubblica della nostra zona, poiché il Decreto Balduzzi ha posto una serie di vincoli agli standard con i quali sono offerti i servizi sanitari – in ordine alle dimensioni di reparti e funzioni – che nel medio e lungo penalizzerebbero le strutture ospedaliere esistenti, dimensionalmente insufficienti per continuare a garantire alcuni servizi. Si è quindi deciso di far eseguire all’Asl un’indagine epidemiologica sul territorio della Martesana per accertare e verificare i dati che potrebbero suffragare la tesi di un unico ospedale nella Martesana. Sulla base dell’indagine epidemiologica, se darà indicazioni utili, si procederà a scrivere un atto di indirizzo nel quale chiedere che si proceda al riassetto dei 5 ospedali della Martesana avviando le procedure per lo studio di fattibilità di un nuovo unico ospedale della Martesana, di terzo livello, che si consideri il parziale riutilizzo delle strutture ospedaliere esistenti per ospitare servizi socio-sanitari mentre si ipotizzi la valorizzazione delle strutture non più riutilizzabili a tale fine.” Documento da sottoporre poi “al voto dell’Assemblea dei Sindaci ed in seguito al voto dei consigli comunali delle città della Martesana: queste delibere saranno inviate al Presidente della Regione Lombardia perché si possa aprire un confronto.

Sindaco di Melzo contrario alla proposta del nostro Primo cittadino - La proposta del nostro Sindaco, Eu­genio Comincini, di realizzare una sola grande struttura al posto degli attuali nosocomi di Melzo, Vaprio, Cernusco, Cassano e Gorgonzola, tutti racchiusi in un fazzoletto di pochi chilometri – ha scritto, lo scorso 1 novembre, Avvenire, «non piace al primo cittadino di Melzo, Vittorio Perego, che commenta: “in un momento come questo, con le diffi­coltà finanziarie che investono Stato, Re­gione e Comuni si andrebbero a presen­tare progetti sì faraonici, ma difficilmen­te realizzabili”. Il quotidiano poi aggiunge “Vittorio Perego sindaco di Melzo prende le distanze da questa ipotesi inattuabile, penalizzante per tutta la popolazione del­l'Est Milanese. Ricorda che tutti gli ospe­dali che oggi si vorrebbero cancellare, in questi ultimi anni sono stati al centro di importanti interventi strutturali, resi com­petitivi con nuove divisioni e apparecchiature. Oggi sono fra loro tutti in rete. “In questi ultimi anni, per quanto riguarda il­ Santa Maria delle Stelle, l'ospedale di Melzo - dice Perego - sono stati eseguiti diversi lavori milionari. Abbiamo inoltre sal­vaguardato una grossa fetta di territorio, ­pensando all'ampliamento dell'attuale ­struttura. La posizione logistica, a ridosso della Tem, la futura tangenziale Est E­sterna, e della Brebemi, lo portano ad es­sere sicuramente il polo ospedaliero di riferimento della Martesana”. A Melzo sono in molti a sostenere le tesi del sindaco, bocciando le idee di Cernu­sco, che ritengono siano ipotesi più che altro legate all’impossibilità di poter am­pliare l'Uboldo, l'ospedale storico della città.»

 

Punto di vista – Il dibattito sul futuro dell’Ospedale Uboldo è destinato a proseguire e non mancheremo di seguirlo con attenzione. Sull’argomento abbiamo già espresso in passato il nostro parere. È  vero che ci sentiamo rassicurati nel vedere nel nostro territorio o comunque nella nostra prossimità un presidio sanitario: a volte è una questione psicologica, a volte è una questione di comodità e a volte è una questione sostanziale,. Resta però il fatto che la sanità pubblica è una macchina complessa, costosa, difficile da gestire ancor di più da quando gli ospedali sono stati trasformati in “aziende ospedaliere”. Inevitabile quindi, soprattutto in questi tempi di crisi, la riorganizzazione e razionalizzazione degli ospedali, per la necessità anche di contenere i costi dei servizi sanitari, di gran lunga la prima voce del bilancio delle Regioni. La scelta di riorganizzare e concentrare in strutture d’eccellenza i servizi è suffragata dai dati consolidati relativi alla qualità delle prestazioni: interventi di alta chirurgia e reparti di emergenza sono meglio garantiti nelle grandi strutture, ma più in generale l’efficacia degli interventi è legata alla quantità delle prestazioni.

Dobbiamo essere consapevoli che la razionalizzazione delle rete ospedaliera dell’Azienda ospedaliera di Melegnano, dalla quale dipende l’ospedale Uboldo, potrebbe avere come costo inevitabile quello di privarci di servizi “sotto casa” per offrircene altri migliori “un po’ più in là”.

Per esempio, al nuovo ospedale di Vimercate, per noi senz’altro più comodo da raggiungere rispetto a quello di Melegnano, una recente ricerca, alivello nazionale, ha assegnato alcuni risultati d’eccellenza. Senza dimenticare che, ancora pochi giorni fa si è scritto, a proposito del “Patto della salute”2013/2015, di almeno 14.000 posti letti da rottamare e decine di ospedaletti ai quali dare un apparentemente morbido addio.

C.G.

 

Cernusco sul Naviglio, 4 novembre 2013

 

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